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Come e perché il ministro Crosetto strapazza la Bce

Le decisioni della Bce e i commenti di economisti, analisti e ministri (Salvini e Crosetto)

 

Bufera non solo politica sulla Bce.

Ministri del governo Meloni, economisti bocconiani ed analisti criticano mosse e parole della Bce.

Ecco che cosa è successo.

Ieri la Bce ha rialzato i tassi di interesse di 50 punti base, annuncia una probabile recessione dell’Eurozona il prossimo anno e avvia il Quantitative Tightening (QT) a partire da marzo. I toni da falco della presidente Christine Lagarde e le previsioni di crescita al ribasso spaventano i mercati mentre la partenza del QT a marzo con un importo superiore al minimo ipotizzato (15 vs 10 miliardi di euro) ha contribuito a riportare lo spread sopra i 200pb.

CHE COSA HA DECISO LA BCE SU TASSI E TITOLI

Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di aumentare di 50 punti base i tre tassi d’interesse di riferimento. Di conseguenza, spiega la banca centrale in un comunicato, “il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale e i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sulla linea di deposito saranno aumentati rispettivamente al 2,50%, 2,75% e 2,00% a partire dal 21 dicembre 2022”. Il Consiglio ritiene che “i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”.

NUMERI E PREVISIONI DELLA BCE

A partire dagli inizi di marzo 2023, il portafoglio del Programma di acquisto di attività (App) sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo, spiega la Bce. Per quanto riguarda il Pepp, la Bce “intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza” del programma Pandemic emergency purchase programme “nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024”, ha comunicato l’Eurotower aggiungendo che “la futura riduzione del portafoglio del Pepp sara’ gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria”.

LA REAZIONE DEL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MATTEO SALVINI

“E’ incredibile, sconcertante e preoccupante che mentre c’è un governo che sta facendo di tutto per aumentare stipendi e pensioni e tagliare le tasse, la Bce, in un pomeriggio di metà dicembre, approvi una norma che brucia miliardi di euro di risparmi in Italia e in tutta Europa facendo schizzare lo spread“. Così il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, commentando la decisione annunciata dalla Bce di aumentare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale. “E’ incredibile, sconcertante e preoccupante che mentre c’è un governo che sta facendo di tutto per aumentare stipendi e pensioni e tagliare le tasse, la Bce, in un pomeriggio di metà dicembre, approvi una norma che brucia miliardi di euro di risparmi in Italia e in tutta Europa facendo schizzare lo spread“. Così il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, commentando la decisione annunciata dalla Bce di aumentare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale.

I TWEET DEL MINISTRO DELLA DIFESA, GUIDO CROSETTO

“Non ho capito il regalo di Natale che la Presidente Lagarde ha voluto fare all’Italia”. Così il ministro della Difesa, l’imprenditore e manager Guido Crosetto, commentando su Twitter la decisione della Bce di alzare i tassi. Postando, poi, un grafico che mostra il crollo del prezzo di un Btp di prossima scadenza il ministro aggiunge: “Per chi non avesse capito l’effetto di decisioni prese e comunicate con leggerezza e distacco”. E, ancora, riferendosi al crollo delle borse, in un altro tweet aggiunge: “Dopo Milano e Francoforte tocca al Nasdaq”.

 

IL COMMENTO DELL’ANALISTA LITURRI

“Intendono fare scendere i prezzi lasciando la gente per strada”. Così ha commentato l’analista Giuseppe Liturri su Start Magazine: “Christine Lagarde ed i suoi colleghi non sono spaventati dalle prospettive di recessione, che ritengono di breve durata e poco profonda, limitata ai due trimestri a cavallo tra 2022 e 2023. Ciò che li ha indotti a muoversi usando un vocabolario che ha solo seminato allarme, sono le previsioni sull’inflazione. È sconcertante vedere – a distanza di soli 3 mesi dalle ultime proiezioni di settembre – che la previsione per il 2022 passa da 8,1% a 8,4%. Ancora più grave è il dato del 2023, che passa da 5,5% a 6,3%. Ancora più preoccupante il dato relativo all’inflazione “core” (al netto di energia ed alimentari) che dovrebbe salire dal 3,9% del 2022 al 4,2% del 2023. Segno che ormai l’incendio partito dai prodotti energetici si è ben propagato al resto dell’economia ed è tuttora previsto in ulteriore aumento. Evitiamo di infierire riportando le previsioni formulate a partire da settembre 2021 – con l’impennata dei prezzi energetici già in atto – o quella di marzo 2022 – con l’effetto esarcebante della guerra in Ucraina già evidente – perché la conclusione sarebbe quella di sollevare legittimi e fondati dubbi sul modus operandi dei tecnici “indipendenti” di Francoforte. Sono passati in pochi mesi dal “transitorio” a gridare in modo scomposto “al fuoco, al fuoco”, basandosi su previsioni che – se mostrassero lo stesso grado di affidabilità di quelle sfornate finora – produrrebbero l’unico effetto di trascinarci in recessione, senza moderare nemmeno l’inflazione”.

L’ANALISI DI MONEYFARM

Meno negativo il commento di Roberto Rossignoli, Portfolio Manager di Moneyfarm: “È in questo contesto che va letto il rialzo di 50 punti base annunciato oggi. Nonostante fosse ampiamente atteso dagli operatori finanziari, la retorica non poteva che essere restrittiva: il governatore della BCE ha annunciato che ci saranno ulteriori “significativi” rialzi nei prossimi mesi e che la stretta quantitativa (riduzione del portafoglio titoli accumulati in anni di quantitative easing) comincerà a marzo 2023, pur procedendo per gradi. Combattere l’inflazione rimane il focus principale e ai governi spetterà il compito di alleggerirne l’impatto sull’economia reale con le loro politiche fiscali. I mercati hanno reagito in maniera molto nervosa. Se nelle prime ore dopo la conferenza di Powell avevano retto a una retorica meno accomodante del previsto, dalle dichiarazioni della Lagarde hanno ricevuto una conferma definitiva dell’indebolimento della narrativa dominante degli ultimi mesi, ossia che la stretta monetaria avesse finalmente raggiunto il picco. Per questo, sostanzialmente, stiamo assistendo all’impennata dei tassi governativi europei e alla perdita di terreno dell’azionario con quello europeo, in particolare, che ha già perso più del 2%”.

ESTRATTO DELL’ANALISI DELL’ECONOMiSTA DELLA BOCCONI, DONATO MASCIANDARO, PER IL SOLE 24 ORE SULLE MOSSE DELLA BCE

Parole fumose. Sono quelle con cui la presidente Lagarde ha illustrato la strategia della Bce. Se economia e mercati hanno bisogno di trasparenza, Francoforte continua ad usare un codice inverso: ripetere formule vuote. E se la la banca centrale è afona, è inevitabile che aumentano i banchieri centrali che offrono informazioni individuali ed inopportune – i pavoni – o anonime e destabilizzanti – i corvi. Pavoni e corvi sono una tossina per la politica monetaria europea.

Ieri si è ripetuto l’ormai trito cerimoniale della comunicazione senza informazione. Annunziato l’aumento di cinquanta punti base nei tassi di interesse, affermare che il Consiglio Bce «si aspetta di innalzarli ulteriormente (…) in modo da assicurare un ritorno all’obiettivo del due percento» significa dire che se piove occorre aprire l’ombrello. L’annunzio sulla azione di liquidità, che inizierà dal prossimo marzo, è solo una eccezione rispetto all’impostazione generale, ieri più volte ribadita dalla presidente Lagarde. La Bce ha abolito gli annunzi sul percorso futuro dei tassi di interesse, per adottare l’opportunistica politica del «riunione dopo riunione»: non si prendono impegni, quindi per definizione non si sbaglia. Peccato che è una politica che rappresenta l’esatto contrario di quella che sarebbe necessario per provare a indirizzare nella giusta direzione le aspettative. Aspettative da cui dipende sia il rischio inflazione che il rischio recessione. E la Bce invece di indirizzare l’economia si comporta come il più classico dei criceti sulla ruota.

Il corollario della politica del silenzio è rappresentato da conferenze stampa la cui fruizione assomiglia sempre di più ad una perdita netta di tempo. Da qualche mese, si continua a seguirle per sperare di avere una piacevole sorpresa, in termini di migliore conoscenza sulla azione della Bce. Purtroppo tale speranza è risultata finora vana. Il deficit informativo ha poi un ulteriore effetto negativo: aumentano i pavoni.

Ma chi è il pavone? È un banchiere centrale che parla quando non dovrebbe, cioè fa dichiarazioni inopportune. A loro volta una dichiarazione inopportuna può essere definita con precisione: è una affermazione sulla politica monetaria nei giorni di embargo informativo, che precedono le comunicazioni ufficiali della rispettiva banca centrale. Per la Bce i giorni di embargo sono sette. A Francoforte il fenomeno dei pavoni si è accentuato negli ultimi anni. Nei giorni di embargo, un banchiere centrale ha due opzioni: non parlare; fare dichiarazioni opportune, cioè conformi alle regole dell’embargo. Oppure è un pavone: fa dichiarazioni inopportune. Una ricerca sistematica sulle dichiarazioni dei banchieri Euro nel periodo che va dall’ottobre 2008 al dicembre 2019 ha rilevato che nei periodi di embargo ci sono state complessivamente 991 dichiarazioni da parte di 68 diversi banchieri centrali. Di queste, 134 violavano le regole dell’embargo: erano pavoni a parlare. Nessuno è stato sanzionato. Se si osserva la distribuzione temporale di tutte le dichiarazioni registrate nei periodi di embargo, col passare degli anni, dopo un picco registrato negli anni della Grande Crisi Finanziaria, il trend è stato calante: il banchiere centrale medio ha ritenuto opportuno evitare di parlare. I pavoni invece, negli ultimi anni, si sono comportati nel modo esattamente opposto: hanno aumentano la loro frequenza. Perchè lo fanno? L’analisi econometrica delle possibili motivazioni dei pavoni legate alla congiuntura economica mostra un dato interessante: più nel Paese del pavone l’inflazione, o i tassi di interesse, sono distanti dalla media europea, più è probabile che il pavone esterni. A conferma che il pavone è mosso da interessi individuali e nazionali, non certo generali ed europei. Il comportamento del pavone non è né professionale, nè etico.Ma c’è anche di peggio. A Francoforte ci sono anche i corvi: banchieri centrali che rivelano, in forma anonima, e preferibilmente alla stampa internazionale, contenuti delle riunioni del consiglio che dovrebbero invece rimanere riservate. Vediamo se i corvi gracchieranno anche stavolta.

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