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Ecco come e perché Gualtieri preme su Enel per Tim-Open Fiber

Confermate le indiscrezioni di Start Magazine sul forcing del ministero dell'Economia per il dossier rete Tim e Open Fiber (di Enel e Cdp). Tutti i dettagli

 

Il governo ha chiesto a Enel un protocollo d’intesa entro la fine di luglio per un piano per creare la rete unica a banda larga, con l’intento di sbloccare lo stallo sulla questione.

Sono state confermate ieri dalle agenzie di stampa le indiscrezioni pubblicate due giorni fa da Start Magazine sul forcing in atto da parte del ministero dell’Economia su Enel, che controlla con Cdp Open Fiber, la società per la rete in fibra ottica destinata ad essere perno con la rete di Tim in una società unica della rete.

Un’accelerazione c’è stata con la mossa di Tim sulla rete secondaria (ultimo miglio) alla quale si è candidato il fondo Kkr. “Per bilanciare la presenza di Kkr, il governo sarebbe a favore del fatto che CDP partecipasse alla rete secondaria, ma tale accordo non sarebbe nell’interesse pubblico senza garanzie di Enel sul piano della rete a banda larga”, ha scritto ieri Reuters.

Venerdì scorso Start Magazine ha scritto: “Secondo indiscrezioni finanziarie, Cdp non avvierà una trattativa concreta sulla rete secondaria prima che Enel definisca con chiarezza cosa intende fare nella joint venture Open Fiber, la società che dovrebbe creare con l’ex Telecom Italia la famosa rete unica sulla quale spinge anche il governo Conte”.

La proposta del fondo Macquarie per il 50% di Open Fiber, portata nel cda di Enel a giugno dall’amministratore delegato Francesco Starace, da un lato è il segno della disponibilità del numero uno di Enel a valutare la cessione della quota (su cui Cdp ha diritto di prelazione), dall’altro la stima di oltre 7 miliardi sta facendo interrogare il Mef: troppo elevata la valutazione? Come dire: il gruppo partecipato dal Tesoro cerca di spuntare un prezzo alto al gruppo controllato dal Mef ossia Cdp?

Tra l’altro – si fa notare in ambienti governativi – tra i consulenti degli australiani c’è Tommaso Pompei, ex amministratore di Wind e di Tiscali, “ma anche artefice nel 2015 dell’avvio della realizzazione da parte di Enel della newco per la realizzazione della rete in fibra – ha scritto giorni fa il Sole 24 Ore – Pompei ha lasciato Open Fiber alla fine del 2017 e sarebbe stato arruolato da Macquarie, che in Italia già si avvaleva della collaborazione di Fulvio Conti, a propria volta ex ad di Enel”.

La Cassa avrebbe fatto sapere ad Enel – ha scritto oggi Repubblica – che se la società guidata da Starace fosse pronta a cedere il suo 50% di Open Fiber, la Cassa guidata dall’ad, Fabrizio Palermo, sarebbe disponibile a esercitare la sua prelazione a “condizioni di mercato”. Un’espressione che cela un giudizio negativo sulla valutazione – considerata troppo alta – da 7 miliardi e oltre.

Forte del 100% di Open Fiber, e di una quota significativa di FiberCop (in questa scatola oltre la rete secondaria di Tim è confluito anche l’80% che l’ex Telecom Italia possiede in Flash Fiber, joint venture con Fastweb), la Cdp “potrebbe aprire il cantiere per la creazione di una rete unica, garantendo la neutralità dell’infrastruttura e la parità di accesso a tutti gli operatori, sulla stregua dell’esperienza già maturata sia sulla rete elettrica di Terna che su quella del gas di Snam”, ha aggiunto Repubblica.

Ma come congegnare una governance plurale che accontenti le aspettative di tutti gli operatori e le aspirazioni di Tim di avere il controllo della società unica delle rete? La terzietà – secondo il Mef – sarà comunque garantita dalla Cdp.

Si vedrà.

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