Al 30 settembre 2025 è salito a 5.309 il numero di Società Benefit (+22% la crescita rispetto all’anno precedente), con un valore della produzione annuale pari a 67,8 miliardi di euro.
È quanto emerso dalla nuova edizione della Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025, presentata ieri a Milano durante l’evento “Un’ondata di innovazione”.
Attraverso gli interventi dei Partner della Ricerca – NATIVA, il Research Department di Intesa Sanpaolo, InfoCamere, l’Università di Padova, la Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit – è emerso un quadro aggiornato e approfondito della dinamicità del mondo delle Società Benefit e del ruolo sempre più centrale che queste imprese assumono come motore di innovazione per il sistema Paese.
Tutti i dettagli.
COSA SONO LE SOCIETÀ BENEFIT
Società Benefit è uno status giuridico adottato da imprese che, oltre allo scopo di distribuire gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, ambiente e stakeholder, impegnandosi a valutare in maniera trasparente il proprio impatto.
I principi costitutivi delle Società Benefit sono definiti nella legge 28 dicembre 2015, n. 208. Nel 2016 l’Italia è diventata il primo Paese, dopo gli Stati Uniti, a introdurre nella propria legislazione la possibilità per le aziende di adottare la qualifica di Società Benefit. Secondo la norma, le Società Benefit presentano alcune sostanziali novità: una o più finalità di beneficio comune indicate nell’oggetto sociale.
I TREND RILEVATI DALLA RICERCA NAZIONALE
L’analisi, che approfondisce il processo di adozione del modello Benefit e la gestione dell’impatto, è stata condotta su un campione ampio e rappresentativo, composto da oltre 300 Società Benefit e più di 550 società non Benefit.
Da questa fotografia emerge che destina oltre il 5% del proprio fatturato a finalità con impatto sociale e ambientale il 20% delle Società Benefit, a fronte di appena il 6% delle imprese non-benefit, dimostrando un elevato livello di impegno verso le finalità di beneficio comune. L’integrazione del modello Benefit si riflette anche nella gestione quotidiana: per quasi il 50% delle Società Benefit (vs 23% delle non-benefit) la valutazione degli impatti su ambiente e comunità è pienamente incorporata nel processo decisionale e strategico, mentre un ulteriore 47% dichiara di considerarla in almeno alcune decisioni strategiche. Solo il 6% si limita alla conformità normativa, contro il 37% registrato tra le imprese non-benefit.
MIGLIORA IL POSIZIONAMENTO SUL MERCATO
La decisione di diventare Società Benefit è prevalentemente una scelta interna all’organizzazione, che comporta un miglioramento del posizionamento sul mercato, delle relazioni con la comunità locale e del clima aziendale. L’adozione del modello Benefit trova un forte riscontro trasversale tra gli stakeholder. Tre imprese su quattro riportano reazioni positive o molto positive da parte dei dipendenti; livelli analoghi si registrano tra associazioni non profit (73%), clienti (72%) e comunità locali (71%). In particolare, tra i benefici interni più riconosciuti dal personale emergono un maggiore senso di appartenenza all’azienda, indicato da quasi il 60% delle SB, e un miglioramento della qualità dell’ambiente di lavoro (48%).
ATTENZIONE ALLA FILIERA DEI FORNITORI
Per quanto riguarda gli stakeholder esterni, le Società Benefit dimostrano particolare attenzione alla filiera di fornitura: il 22% adotta un approccio rigoroso, valutando le performance di sostenibilità dei fornitori e collaborando solo con quelli più virtuosi, per le non-benefit la quota si dimezza e si riduce al 10%. La difficoltà di coinvolgimento della supply chain, tuttavia, è individuata come la principale barriera all’implementazione del modello benefit (29%).
Per accelerare la diffusione del modello, le imprese individuano come intervento più desiderato l’introduzione di vantaggi fiscali (81%), seguita da premialità nei bandi pubblici (64%). Misure che, secondo le aziende, potrebbero contribuire a un’ulteriore espansione dell’ecosistema delle Società Benefit in Italia, soprattutto se implementate in un’ottica di coinvolgimento dei diversi attori della filiera.
FOCUS SULLA DIMENSIONE STATUTARIA
Accanto alla crescita del numero delle Società Benefit, (5.309 al 30 settembre 2025, +22% la crescita rispetto all’anno precedente, con un valore della produzione annuale pari a 67,8 miliardi di euro), la Ricerca ha approfondito anche la dimensione statutaria, analizzando gli impegni concreti e pubblici che le Società Benefit assumono nei confronti delle persone, delle comunità e dell’ambiente. L’esame puntuale di 4.110 statuti, dotati di anagrafica completa e dell’indicazione di almeno una finalità specifica di beneficio comune, ha portato all’identificazione di 23.990 finalità specifiche, con una media di 5,8 finalità per impresa.
Tra queste, tre categorie risultano predominanti: Diritti umani e relazioni con la comunità (6.419 finalità, 26,8%), espressione attuale della responsabilità sociale; Coinvolgimento, diversità e inclusione delle persone (4.597 finalità, 19,2%), indicativa delle priorità nella gestione moderna del lavoro e diffusione del modello Benefit (1.668 finalità, 7,0%), testimonianza della volontà di promuovere approcci imprenditoriali orientati alla generazione di impatti positivi.
COSA EMERGE DALLA CLASSIFICAZIONE ESG
Per quanto riguarda la classificazione Esg, questa conferma un forte orientamento verso le finalità sociali (55%), seguite da quelle ambientali (29%) e di governance (16%). Inoltre il 77% delle imprese ha adottato almeno una finalità materiale (ovvero coerente con i temi che influenzano maggiormente le performance di sostenibilità nel proprio settore), dimostrando una certa consapevolezza su quali siano i fattori critici globali per migliorare il proprio impatto.
LE NOVITÀ DI QUESTA EDIZIONE
Infine, tra le principali novità di questa edizione vi è l’approfondimento della coerenza tra le finalità di beneficio comune dichiarate negli statuti e gli interventi rendicontati nelle Relazioni di Impatto. L’analisi effettuata sulle 99 Società Benefit di grandi dimensioni mostra una sovrapposizione molto ampia tra le “promesse” statutarie e le attività realizzate, con un dato rilevante: l’85% delle 1.824 azioni censite ha raggiunto gli obiettivi prefissati nella relazione di impatto.
Tali risultati indicano capacità di tradurre in modo efficace gli impegni statutari in iniziative concrete coerenti, un segnale importante per la crescita dell’intero ecosistema delle Società Benefit.



