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mercato immobiliare

Come cambierà il mercato dei mutui con il taglio dei tassi deciso dalla Bce

Quali saranno gli effetti su mutui ed economia reale dell'ultimo taglio dei tassi deciso dalla Bce? Numeri, confronti e scenari da uno studio della Fabi

 

Quali saranno gli effetti su mutui ed economia reale dell’ultimo taglio dei tassi deciso dalla Bce?

Ecco che cosa emerge da uno studio della Fabi, il maggiore sindacato dei bancari guidato dal segretario generale Lando Maria Sileoni, che parte da una sorta di geografica del credito per la casa in Italia.

Ecco numeri, confronti e scenari.

ROMA E MILANO IN CIMA NEL MERCATO DEI MUTUI

Roma e Milano valgono da sole quasi il 23% del mercato nazionale dei mutui. Le famiglie delle due principali città italiane hanno prestiti immobiliari per complessivi 86,9 miliardi di euro – 44,5 miliardi nella Capitale e 42,4 miliardi nel capoluogo lombardo – su un totale nazionale di 380,1 miliardi. Alle spalle di Roma e Milano, si colloca Napoli, con 13,9 miliardi di euro, seguita da Torino con 13,7 miliardi, Bologna con 10,2 miliardi e Firenze con 8,4 miliardi, emerge dall’analisi della Fabi. Queste quattro città, tutte con popolazione superiore ai 300.000 abitanti e mercati immobiliari molto attivi, contribuiscono per ulteriori 46,2 miliardi al totale nazionale, ovvero il 12,1% circa.

LA GEOGRAFIA DEL CREDITO PER LA CASA IN ITALIA: NUMERI E CONFRONTI

Nella fascia intermedia della classifica troviamo Verona (6,9 miliardi), Bari (6,5 miliardi), Genova (6,1 miliardi) e Palermo (5,9 miliardi). Pur con caratteristiche diverse, tutte queste città si distinguono per un peso significativo in ambito regionale e un ruolo trainante nei rispettivi territori, anche se in alcuni casi – come Genova e Palermo – si registra una lieve contrazione rispetto al biennio precedente, complice un rallentamento del mercato e una minore dinamicità nelle nuove erogazioni. Complessivamente, considerando le prime 10 città italiane per volumi di mutui attivi, si arriva a una cifra vicina ai 140 miliardi di euro, pari a oltre un terzo (36,8%) dell’intero stock nazionale. Un dato che evidenzia con chiarezza come il mercato del credito immobiliare in Italia sia fortemente polarizzato, con una netta prevalenza dei grandi centri urbani, mentre le aree interne e periferiche mostrano dinamiche molto più contenute.

QUALE SARAì L’EFFETTO DEL TAGLIO DEI TASSI DECISO DALLA BCE PER L’ECONOMIA REALE

Ma il nuovo taglio dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea – l’ottavo consecutivo, che conferma la traiettoria espansiva della politica monetaria dell’Eurotower avviata ormai un anno fa – corre il rischio di avere effetti attenuati sull’economia reale, rimarca il centro studi della federazione dei bancari. La riduzione del costo del denaro, che ha portato il tasso ufficiale dal 4,5% di settembre 2023 al 2% di giugno 2025 (–250 punti base), non si è ancora tradotta in un beneficio pieno per famiglie e imprese: nello stesso periodo, il tasso effettivo medio (Taeg) sui mutui per l’acquisto di abitazioni è sceso solo di 118 punti base, dal 4,72% di ottobre 2023 al 3,54% di marzo 2025. L’allentamento monetario sta producendo segnali positivi ma lenti: tra maggio 2024 e marzo 2025, i prestiti alle famiglie sono cresciuti dell’1,9%, con un aumento di quasi 8 miliardi, mentre restano ancora elevati i margini bancari e i criteri di accesso al credito sono rigidi. In particolare, si assiste a un riavvicinamento tra i tassi fissi e variabili, con una lieve ripresa del Taeg registrata a febbraio (3,58%), a causa dell’andamento dei rendimenti a lungo termine.

Tra il 2022 e il 2024, l’ammontare complessivo dei mutui concessi alle famiglie italiane è cresciuto di circa 3,7 miliardi di euro, pari a una variazione di poco inferiore all’1%, da 376,4 a 380,1 miliardi. L’andamento medio, però, nasconde marcate differenze tra le aree del Paese. Le performance migliori si registrano nel Nord Est, dove l’incremento complessivo è stato di 2,4 miliardi (+2,9%), e nel Sud, che ha segnato una crescita di 1,5 miliardi (+2,7%). In cima alla classifica per variazione percentuale si colloca la Sardegna, con una crescita del 3,3% e un incremento pari a 210 milioni di euro, passando da 6,36 a 6,57 miliardi. Seguono la Puglia (+3%, +521 milioni), l’Emilia-Romagna (+2,1%, +706 milioni), il Veneto (+1,8%, +611 milioni) e l’Abruzzo (+1,7%, +85 milioni). In queste regioni, la domanda di mutui si è rafforzata, complice un mercato immobiliare dinamico e, in alcuni casi, un maggiore accesso al credito da parte delle famiglie. La Lombardia si conferma invece la regione con il contributo più rilevante in termini assoluti, grazie a un incremento di 1,4 miliardi (+1,5%), spinto soprattutto dal traino di Milano e delle altre aree urbane. Anche il Lazio registra un aumento (+0,5%, +241 milioni), sebbene la crescita sia concentrata quasi esclusivamente nella provincia di Roma. Sul fronte opposto, si segnalano flessioni più o meno marcate in diverse regioni, soprattutto al Nord Ovest e nel Mezzogiorno. La Liguria registra il calo più consistente in valore percentuale (-3,6%, -400 milioni), seguita da Valle d’Aosta (-2,5%, -17 milioni), Molise (-2,8%, -22 milioni), Calabria (-1,8%, -67 milioni), e Piemonte (-1,5%, -400 milioni). Anche in regioni come il Trentino-Alto Adige (-0,8%, -58 milioni) e le Marche (-0,2%, -17 milioni) l’andamento è stato debole o sostanzialmente stabile. Il Nord Est ha mostrato complessivamente una buona tenuta, con incrementi in Friuli Venezia Giulia (+0,6%, +48 milioni), Emilia-Romagna (+2,1%) e Veneto (+1,8%). Al contrario, nel Nord Ovest si è assistito a una contrazione: oltre alla Liguria, in calo anche il Piemonte e la Valle d’Aosta. Il Sud ha offerto un quadro variegato: la Puglia e la Sardegna hanno evidenziato una dinamica positiva, così come la Campania (+1,4%, +279 milioni) e la Sicilia (+1,2%, +187 milioni), mentre la Calabria e il Molise hanno segnato una riduzione. Complessivamente, l’Italia conferma quindi un andamento differenziato a livello territoriale, riflesso delle diverse condizioni socioeconomiche e del diverso impatto dell’aumento dei tassi di interesse sull’accesso al credito.

ANCORA LENTA LA TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA

La riduzione del costo del denaro da parte della Bce, che taglia il nastro dell’ottavo taglio dei tassi, non ha colto nessuno di sorpresa, perché è arrivata – quasi in maniera naturale – come la prosecuzione dell’orientamento espansivo della politica monetaria europea avviata da oltre un anno e che, molto probabilmente, non si arresterà nei prossimi mesi. A beneficiarne sono state, sinora, non solo le famiglie che avevano già contratto mutui a tasso variabile – e per i quali gli impatti positivi si sono concretizzati nella contrazione dei costi legati al rimborso – ma anche quella fetta di clientela che si è affacciata per la prima volta al mercato dei prestiti e che, per l’acquisto della casa o di altro bene di consumo, si è avvalsa di condizioni bancarie più agevolate rispetto al passato. La svolta monetaria della Bce non si è però tradotta in un marcato e completo sostegno all’economia perché è stata accompagnata da un fenomeno di parziale riallineamento tra i livelli dei tassi di interesse da parte della Bce e il costo del credito applicato alla clientela bancaria, nonché al riavvicinamento sempre più marcato tra i livelli dei tassi variabili rispetto a quelli a tassi fissi. I rischi legati all’incertezza economica e l’approccio più prudente delle banche alla concessione di prestiti hanno fatto sì che chi beneficiasse dei nuovi livelli del costo del denaro fissato dall’Eurotower non lo facesse pienamente, seppur in un contesto più favorevole di condizioni bancarie. La discesa del tasso Bce, passato dal 4,5% di settembre 2023 al 2% di oggi, equivale a una contrazione di 250 punti base in 21 mesi, ma è valsa, finora, una riduzione di soli 118 punti base per i tassi di erogazione di mutui per abitazione alle famiglie (il dato è calcolato come differenza tra il Taeg a ottobre 2023, pari a 4,72%, e Taeg a marzo 2025, pari a 3,54, ultimo dato disponibile). Se a ciò si aggiunge il fenomeno della ricrescita – seppure lenta – dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso, così come registrata nei primi mesi del 2025, anche il taglio odierno del costo del denaro da parte della Banca centrale europea, corre il rischio di mettere a dura prova l’attrattività delle nuove offerte di prestiti da parte del settore bancario e di avere effetti meno incisivi del previsto nel rilancio della liquidità nel tessuto economico. A fine marzo 2025 il tasso di interesse finale (Taeg) dei mutui a famiglie per l’acquisto di abitazioni si è assestato al 3,54%, con una discesa che è proseguita da dicembre 2023 – quando il tasso era pari al 4,82%. La sola risalita del parametro, registrata a febbraio al 3,58%, è riconducibile alle dinamiche legate all’ indice di riferimento dei mutui a tasso fisso che risente di aspettative a lungo termine, parzialmente già inglobate nel tasso finale. La crescita complessiva dei prestiti erogati alle famiglie negli ultimi mesi (+1,9% da maggio 2024 a marzo 2025 ovvero 7,8 miliardi in più), considerato come un effetto di stimolo del pacchetto dei tagli dei tassi europei, lascia presagire che le misure economiche fissate dalla Banca centrale europea potranno dispiegare tutti il loro impatto in un contesto di maggiore stabilità economica.

SILEONI: «SERVE REGIA POLITICA PER FAVORIRE ACCESSO AL CREDITO A FAMIGLIE E IMPRESE»

«Il taglio dei tassi da parte della Bce rappresenta un segnale importante, forte e atteso, ma ora serve un cambio di passo e uno sforzo condiviso, anche da parte delle banche, per far arrivare maggiori benefici alla clientela. Per ora, la riduzione del costo del denaro non si è tradotta in vantaggi rilevanti per famiglie e imprese. In un contesto di incertezza e scarsa crescita economica, la politica monetaria può aprire la porta, ma se il settore bancario la tiene socchiusa, il rilancio dell’economia resta sulla carta. Non possiamo permetterci che questa fase si traduca in un’opportunità solo parziale. I segnali che arrivano dai dati sui mutui e sui prestiti mostrano che i benefici del nuovo corso monetario si stanno affacciando, ma ancora con lentezza. Serve uno scatto in avanti e una regia politica che favorisca l’accesso al credito per le famiglie e per chi vuole investire nel proprio futuro e che coinvolga tutti i soggetti in campo: istituzioni, banche, imprese e parti sociali. Il credito resta una leva strategica per la crescita del Paese e per l’occupazione. Ma questa leva funziona solo se viene attivata in modo pieno, coordinato e tempestivo. Non basta che la Bce allenti le condizioni monetarie: occorre che il settore bancario recepisca e trasmetta questi impulsi con prontezza, agendo sulla riduzione dei tassi praticati e sull’allargamento dei criteri di accesso ai finanziamenti. Troppo spesso, negli ultimi mesi, l’abbassamento del costo del denaro non si è tradotto in una reale convenienza per chi cerca un mutuo o un prestito. I margini bancari restano elevati, ma le famiglie continuano a incontrare difficoltà nell’ottenere liquidità, per i costi alti, specie nei territori più fragili e tra le fasce più esposte della popolazione. È qui che serve una nuova visione politica, attenta alla crescita e alla coesione sociale, una strategia complessiva, capace di mobilitare la finanza pubblica a supporto del credito privato, magari potenziando gli strumenti di garanzia pubblica e sostenendo i giovani, i lavoratori precari, le piccole imprese. Occorre ridare centralità al credito come volano dello sviluppo, non solo come meccanismo tecnico-finanziario, ma come strumento di giustizia economica, inclusione e futuro. Un credito accessibile significa più consumi, più investimenti, più fiducia. Significa sostenere l’edilizia, l’industria, il commercio. Significa, soprattutto, dare un segnale alle nuove generazioni: che in Italia si può ancora costruire, mettere su casa, sognare. È questo il passaggio da realizzare: dal segnale della Bce a una stagione di politica economica condivisa, responsabile e coraggiosa. Perché la ripartenza non si fa con i decimali, ma con le decisioni. E questa, oggi, è una decisione non più rinviabile» commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

IN ITALIA 6,9 MILIONI DI FAMIGLIE INDEBITATE, UN TERZO DEI MUTUI È A TASSO VARIABILE

Le famiglie indebitate, in Italia, sono 6,9 milioni, pari a circa il 25% del totale: di queste, oltre 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa. Nel corso del 2022 e del 2023, i tassi di interesse sui prestiti sono assai aumentati con il costo del denaro progressivamente arrivato al 4,5% per poi ripiegare al 3%. Dall’inizio del 2024, tuttavia, le banche, in previsione di un ritorno a una politica monetaria meno restrittiva da parte dell’Eurotower, hanno anticipato la prevista riduzione dei tassi e la discesa potrebbe proseguire nei prossimi mesi. Di qui, vantaggi giù significativi per le famiglie, sia per comprare casa sia per comprare automobili o elettrodomestici. I tassi sui mutui sono già diminuiti a una media del 3,23% a dicembre, rispetto a livelli medi superiori al 5% del 2023 e potrebbero calare sotto quota 3%: sul mercato, sono già presenti molte offerte tra il 2,5% e il 2,9%. Sul totale di 380 miliardi erogati, circa un terzo, cioè 125 miliardi, è a tasso variabile e i restanti 255 miliardi sono a tasso fisso. Sono i titolari di mutui a tasso variabile ad aver patito gli effetti della fiammata dei tassi del biennio 2022-2023, con le rate salite anche del 70-80%. Sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su complessivi 6,9 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali.

IN 25 PROVINCE 240 MILIARDI DI EURO DI MUTUI (63% DEL TOTALE)

Le prime 25 città italiane raccolgono, da sole, oltre 240 miliardi di euro di mutui, pari a circa i due terzi del totale nazionale. La mappa del credito immobiliare mette dunque in luce la centralità di alcune province, quelle più grandi, capaci da sole di rappresentare una fetta significativa dell’intero mercato nazionale. Roma e Milano si attestano saldamente al vertice della graduatoria: la Capitale guida con mutui per 44,5 miliardi di euro, pari all’11,7% del totale nazionale, mentre il capoluogo lombardo segue a breve distanza con 42,4 miliardi (11,2%). Insieme, le due città generano quasi il 23% del mercato dei mutui italiani, un dato che ben racconta il peso economico, demografico e immobiliare di queste due metropoli. Alle loro spalle, con numeri distaccati, ma comunque importanti, si collocano Torino, che con 16,8 miliardi di mutui rappresenta il 4,4% del mercato, e Napoli, che supera i 13 miliardi (3,4%), confermandosi la principale piazza del Sud. Subito dopo troviamo Bologna (10 miliardi) e Firenze (9,6 miliardi), che sfiorano rispettivamente il 2,6% e il 2,5%, mantenendo un ruolo rilevante nell’equilibrio del credito nel Centro Nord. La Lombardia si conferma regione protagonista anche grazie ad altre province come Brescia (8,9 miliardi), Bergamo (8,5 miliardi), Monza e Brianza (8,2 miliardi), Varese (7,6 miliardi), Como (5,2 miliardi) e Pavia (3,5 miliardi), che figurano tutte nella top 25, a testimonianza della diffusione del credito sul territorio regionale. Il Veneto segue a ruota, forte della presenza di Padova (7,3 miliardi), Verona (6,8 miliardi), Venezia (6,8 miliardi), Treviso (5,9 miliardi) e Vicenza (5,4 miliardi): un insieme di province dinamiche che nel complesso rappresentano un pilastro del mercato immobiliare nazionale. Anche l’Emilia Romagna è ben rappresentata con Modena (5,5 miliardi) e Reggio Emilia (3,9 miliardi), mentre Genova – con 6 miliardi – mantiene un presidio solido in Liguria. Nel Mezzogiorno, oltre a Napoli, si distinguono Bari (7,8 miliardi), Palermo (5,1 miliardi), Catania (4,5 miliardi) e Salerno (3,8 miliardi), a dimostrazione di una vivacità creditizia che resiste nonostante le difficoltà economiche di alcune aree meridionali. Chiude la classifica Bolzano, con 3,5 miliardi, segno che anche le province più piccole o con una forte connotazione territoriale contribuiscono al mosaico complessivo del credito immobiliare italiano.

ITALIA DIVISA TRA NORD E SUD

Nel biennio 2022–2024 i mutui accesi dalle famiglie italiane per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti moderatamente, con un incremento complessivo di circa 3,7 miliardi di euro. Il totale nazionale ha superato i 380 miliardi, in leggera crescita rispetto ai 376 registrati due anni prima. Dietro questo dato medio si nascondono però dinamiche molto diverse tra le regioni. Alcune aree del Paese – in particolare il Nord Est e alcune regioni del Sud – hanno mostrato segnali di vivacità, mentre altre hanno visto una contrazione, segno di un mercato immobiliare a due velocità. In cima alla classifica si colloca la Sardegna, con la crescita più marcata su base percentuale, seguita da Puglia, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo. In queste regioni, la domanda di mutui si è rafforzata, complice un mercato immobiliare dinamico e, in alcuni casi, un maggiore accesso al credito da parte delle famiglie. La Lombardia si conferma invece la regione con il contributo più rilevante in termini assoluti, grazie a un incremento di oltre un miliardo di euro, spinto soprattutto dal traino di Milano e delle altre aree urbane. Sul fronte opposto, si segnala una flessione più o meno marcata in diverse regioni, soprattutto al Nord Ovest e nel Mezzogiorno. Liguria registra il calo più consistente in valore percentuale, seguita da Calabria, Molise e Trentino Alto Adige. Anche in regioni come le Marche e il Piemonte l’andamento è stato debole o sostanzialmente stabile.

 
Abruzzo: spicca Chieti con +3,5%. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie abruzzesi per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti dell’1,7%, passando da 4,89 a 4,97 miliardi di euro. L’incremento complessivo è stato di circa 85 milioni, al di sopra della media nazionale, che nello stesso periodo si è attestata all’1%. Tutte le province registrano un segno positivo. La crescita più marcata si rileva a Chieti, che guadagna 44 milioni (+3,5%), seguita da Pescara (+1,6%), L’Aquila (+1,5%) e Teramo (+0,3%). Emerge una ripresa diffusa della domanda di credito immobiliare nella regione, sostenuta dalla stabilità del mercato e da un interesse crescente verso l’acquisto della prima casa, nonostante il contesto di tassi elevati.

Basilicata: mercato stabile, ma dinamiche opposte tra Matera e Potenza. Tra il 2022 e il 2024 i mutui per la casa accesi dalle famiglie lucane sono rimasti pressoché stabili, con una leggera crescita dello 0,9%, pari a 11,9 milioni di euro in più. Il totale è passato da 1,27 a 1,28 miliardi, un dato in linea con l’andamento nazionale (+1%). Dietro la tenuta complessiva, però, si nasconde un doppio trend: Matera ha registrato un incremento deciso (+4,4%), con un aumento di oltre 25 milioni, mentre Potenza ha segnato un calo dell’1,9%, pari a 13,3 milioni in meno. Un segnale di polarizzazione interna che evidenzia dinamiche economiche e immobiliari diverse tra le due province.

Calabria: flessione nel biennio 2022-2024. Nel biennio 2022-2024 i mutui accesi dalle famiglie calabresi per l’acquisto di abitazioni sono diminuiti dell’1,8%, passando da 3,7 a 3,64 miliardi di euro. La flessione, pari a circa 67 milioni, si contrappone alla crescita registrata a livello nazionale (+1%). Il calo è diffuso su quasi tutto il territorio: Catanzaro perde 27,8 milioni (-3,1%), Reggio Calabria 20,9 milioni (-2,5%) e Crotone il 4,6%, la contrazione percentuale più marcata della regione. Stabile Vibo Valentia (+0,1%), mentre Cosenza registra un lieve calo dello 0,3%. I dati evidenziano una generale difficoltà del mercato del credito in Calabria, dove l’effetto del rialzo dei tassi si è fatto sentire in modo più marcato rispetto ad altre regioni del Sud.

Campania: aumento trainato da Napoli e Caserta. Nel biennio 2022-2024 i mutui per l’acquisto di abitazioni concessi alle famiglie campane sono aumentati dell’1,4%, pari a circa 279 milioni di euro in più, passando da 20,7 a 20,9 miliardi. Una crescita superiore alla media nazionale (+1%), trainata soprattutto da Napoli e Caserta. Il capoluogo partenopeo ha registrato il maggiore incremento in valore assoluto, con +173,5 milioni (+1,3%), seguito da Caserta, che cresce del 2,7% (+69,3 milioni). Buoni segnali anche da Salerno (+1,2%), mentre Benevento è rimasta sostanzialmente stabile (+0,3%). Fa eccezione Avellino, unica provincia campana in calo (-1,2%). La Campania si conferma così una delle regioni del Mezzogiorno più attive sul fronte immobiliare, con un mercato del credito in moderata espansione nonostante il rialzo dei tassi.

Emilia Romagna: crescita decisa, ritmo doppio rispetto alla media italiana. Nel biennio 2022-2024 i mutui per l’acquisto di abitazioni concessi alle famiglie emiliano-romagnole sono cresciuti del 2,1%, passando da 34 a 34,7 miliardi di euro, con un incremento di oltre 706 milioni. Un ritmo di crescita più che doppio rispetto al dato nazionale, che nello stesso periodo si è fermato all’1% (+3,7 miliardi su base Italia). Tutte le province mostrano il segno più, con le performance migliori a Ravenna (+3,1%), Forlì-Cesena (+2,5%) e Reggio Emilia (+2,5%). Seguono Bologna (+2,3%), Rimini (+2,3%) e Modena (+2,2%), mentre le crescite più contenute si registrano a Piacenza e Parma (+0,6%). Il dato conferma la solidità del mercato immobiliare regionale e la buona tenuta del credito alle famiglie, nonostante il rialzo dei tassi. Bologna resta la provincia con il volume più elevato, superando nel 2024 i 10 miliardi di euro in mutui attivi.

Friuli Venezia Giulia: leggera crescita, sotto la media italiana. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie friulane per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti dello 0,6%, passando da 8,33 a 8,38 miliardi di euro. Un incremento di circa 48,5 milioni, inferiore rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha segnato una crescita dell’1%, pari a oltre 3,7 miliardi in più. A trainare l’andamento regionale sono state le province di Udine (+0,9%) e Pordenone (+1,1%), seguite da Gorizia (+0,6%). In controtendenza Trieste, che registra un lieve calo (-0,7%) e rappresenta l’unica eccezione negativa sul territorio. Il dato complessivo evidenzia una tenuta del mercato del credito, ma con una dinamica più debole rispetto ad altre aree del Paese, probabilmente influenzata dalla prudenza delle famiglie di fronte al contesto dei tassi elevati.

Lazio: lieve aumento, crescita concentrata su Roma. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie laziali per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti dello 0,5%, pari a circa 241,6 milioni di euro in più, passando da 50,1 a 50,3 miliardi. Una dinamica più debole rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha segnato un +1%, con un incremento complessivo di 3,7 miliardi. La crescita regionale è quasi interamente ascrivibile alla provincia di Roma, che da sola guadagna oltre 322 milioni (+0,7%). Tutte le altre province del Lazio registrano invece variazioni negative: Frosinone segna il calo più netto (-3,7%), seguita da Rieti (-2,6%), Viterbo (-1,2%) e Latina (-0,2%). Il dato conferma un forte squilibrio territoriale, con il mercato del credito che tiene nella Capitale, ma mostra segnali di debolezza nelle aree periferiche della regione.

Liguria: concessioni in netto calo, peggior dato del Nord Ovest. Nel biennio 2022-2024 i mutui per l’acquisto di abitazioni concessi alle famiglie liguri sono diminuiti del 3,5%, con una flessione pari a 386,2 milioni di euro. Il totale è passato da 11,1 a 10,7 miliardi, segnando un andamento decisamente peggiore rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha registrato una crescita dell’1%. Il calo è generalizzato in tutte le province: Savona perde il 4,3%, Genova – che rappresenta la fetta più consistente del mercato – cala del 3,8%, Imperia del 3,7% e La Spezia dell’1%. In valori assoluti, Genova registra la contrazione più marcata, con 236 milioni in meno. Un segnale evidente della frenata del mercato immobiliare e delle difficoltà di accesso al credito in un contesto di tassi elevati, che in Liguria sembrano aver inciso più che altrove.

Lombardia: erogazioni in crescita, Milano spinge la regione. Tra il 2022 e il 2024 i mutui concessi alle famiglie lombarde per l’acquisto della casa sono aumentati dell’1,5%, passando da 92,7 a 94,1 miliardi di euro. L’incremento complessivo è stato di circa 1,37 miliardi, ben sopra la media nazionale che nello stesso periodo si è attestata a +1% (+3,7 miliardi su scala Italia). A guidare la crescita è Milano, con un aumento di oltre 1 miliardo (+2,4%), seguita da Monza e Brianza (+2,9%) e Sondrio (+2,3%). Bene anche Como (+1,7%) e Mantova (+1,1%). In lieve calo invece Varese (-0,6%), Lecco (-1,6%), Pavia (-0,2%) e Cremona (-0,2%). La Lombardia si conferma la regione con il volume di mutui più elevato a livello nazionale, trainata dalla solidità del mercato immobiliare milanese e da una buona tenuta generale, nonostante le pressioni esercitate dal rialzo dei tassi.

Marche: pesano i cali ad Ancona e Macerata. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie marchigiane per l’acquisto di abitazioni sono diminuiti dello 0,2%, passando da 7,58 a 7,56 miliardi di euro, con una flessione di circa 17,4 milioni. Un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha registrato una crescita dell’1%, pari a oltre 3,7 miliardi su scala Italia. L’andamento regionale è segnato da dinamiche divergenti: Fermo è la provincia con la crescita più marcata (+2%), seguita da Pesaro Urbino (+0,2%). In calo invece Macerata (-1,4%), Ancona (-0,5%) e Ascoli Piceno (-0,3%). Il mercato del credito nelle Marche mostra quindi segnali di debolezza, in un contesto in cui il rallentamento degli investimenti immobiliari si è fatto sentire in maniera disomogenea sul territorio.

Molise: cali in entrambe le province. Nel biennio 2022-2024 i mutui accesi dalle famiglie molisane per acquistare casa sono diminuiti del 2,8%, passando da 788,9 a 766,6 milioni di euro. Una flessione di oltre 22 milioni, in controtendenza rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha registrato un aumento dell’1%. Il calo è uniforme in entrambe le province: Campobasso perde quasi 18,1 milioni (-2,9%) e Isernia poco più di 4,1 milioni (-2,5%). Il dato segnala un rallentamento del mercato del credito immobiliare nella regione, probabilmente legato all’impatto dell’aumento dei tassi e alla minore capacità di accesso al finanziamento da parte delle famiglie.

Piemonte: riduzione condizionata dai tassi alti. Nel biennio 2022-2024 i mutui accesi dalle famiglie piemontesi per l’acquisto di abitazioni sono diminuiti, passando da 27,4 a 27 miliardi di euro, con una flessione complessiva di circa 409 milioni (-1,5%). Un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha registrato un incremento dell’1%, con un aumento di oltre 3,6 miliardi e un valore complessivo che ha superato i 380 miliardi di euro. In Piemonte il calo è generalizzato, con flessioni più marcate ad Alessandria (-5,4%) e Biella (-4,9%), seguite da Asti (-3%) e Vercelli (-2,2%). Torino, che rappresenta la fetta più rilevante del mercato regionale, perde 275 milioni (-1,6%). Solo Novara (+0,6%) e Cuneo (+0,9%) registrano lievi aumenti, mentre il Verbano-Cusio-Ossola rimane stabile (-0,1%). Una dinamica che è frutto delle difficoltà di accesso al credito e l’impatto del caro-tassi, che in Piemonte si è fatto sentire più che altrove, a differenza del quadro nazionale dove la domanda di mutui ha tenuto, seppure con margini contenuti.

Puglia: crescita diffusa in regione, in testa Bari. Il 2022 e il 2024 i mutui concessi alle famiglie pugliesi per l’acquisto della casa sono aumentati del 3%, passando da 17,1 a 17,7 miliardi di euro, con un incremento complessivo di oltre 521 milioni. Una performance nettamente superiore alla media nazionale, che nello stesso periodo ha segnato una crescita dell’1%. A trainare la crescita sono Bari (+4,8%) e Barletta-Andria-Trani (+4,9%), che insieme contribuiscono per oltre 438 milioni all’incremento regionale. In aumento anche Lecce (+3,3%), Brindisi (+1,8%) e Foggia (+0,2%). In controtendenza solo Taranto, che registra una flessione dello 0,9%. Il dato pugliese deriva da una vivacità del mercato immobiliare e una maggiore fiducia nell’accesso al credito, in controtendenza rispetto a molte aree del Sud Italia.

Sardegna: il dato migliore del Mezzogiorno. Nel biennio 2022-2024 i mutui accesi dalle famiglie sarde per acquistare casa sono aumentati del 3,3%, passando da 6,36 a 6,57 miliardi di euro. Un incremento di circa 210 milioni che supera ampiamente la media nazionale, ferma al +1%, e che rappresenta uno dei migliori risultati tra le regioni del Mezzogiorno. La crescita è uniforme su tutto il territorio regionale: Nuoro guida con un aumento del 5,7%, seguita da Oristano (+5,2%), Sassari (+3,6%) e Cagliari (+2,5%). In valore assoluto, è il capoluogo a contribuire maggiormente, con quasi 79 milioni di euro in più. La tendenza positiva fotografa un mercato del credito in espansione e una domanda abitativa solida, nonostante il contesto nazionale incerto legato ai tassi di interesse.

Sicilia: +1,2% in due anni, Catania contribuisce da sola per l’80%. Nel biennio 2022-2024 i mutui accesi dalle famiglie siciliane per l’acquisto di abitazioni sono aumentati dell’1,2%, passando da 16,17 a 16,36 miliardi di euro. Un incremento di circa 187 milioni, in linea con la media nazionale (+1%). A trainare la crescita regionale è Catania, che da sola registra un aumento di oltre 156 milioni (+3,6%), seguita da Trapani (+1,6%), Palermo (+1%) e Siracusa (+0,6%). Le altre province mostrano invece variazioni negative: Messina perde l’1,4%, Agrigento e Caltanissetta l’1%, Enna il 2,3%, mentre Ragusa resta stabile. Il dato complessivo consente di fotografa un mercato a due velocità, con segnali positivi nei principali poli urbani e maggiore debolezza nelle aree interne e periferiche.

Toscana: in testa Prato e Pisa. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie toscane per l’acquisto della casa sono aumentati dell’1,4%, passando da 28,88 a 29,28 miliardi di euro, con un incremento di circa 397 milioni. La crescita si allinea con la media nazionale, che nello stesso periodo è stata pari all’1%. Nove province su dieci registrano variazioni positive. Le migliori performance spettano a Prato (+3,6%), Pisa (+2,3%) e Arezzo (+2,5%). Crescite più moderate a Pistoia (+2%), Grosseto (+1,8%) e Firenze (+1%). In lieve calo solo Massa Carrara (-1%) e Livorno (-0,2%). Il dato conferma la buona tenuta del mercato del credito in Toscana, sostenuto da una domanda ancora attiva e da una distribuzione piuttosto equilibrata su tutto il territorio regionale.

Trentino Alto Adige: lieve calo, penalizzata la provincia di Trento. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie del Trentino-Alto Adige per l’acquisto di abitazioni sono diminuiti dello 0,8%, passando da 7 a 6,92 miliardi di euro, con una flessione di circa 58 milioni. Un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha segnato un aumento dell’1%. La dinamica regionale è influenzata soprattutto dalla provincia di Trento, che ha registrato un calo di oltre 51 milioni (-1,5%). Bolzano è rimasta sostanzialmente stabile (-0,2%), con una leggera flessione tra 2022 e 2023, compensata nel 2024. Si registra un rallentamento moderato del mercato del credito nella regione, probabilmente legato a un contesto già caratterizzato da prezzi alti e da una domanda più contenuta rispetto ad altre aree del Nord Italia.

Umbria: crescita a Perugia e lieve calo a Terni. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie umbre per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti leggermente, con un incremento dello 0,3%, pari a circa 12,3 milioni di euro. Il totale è passato da 4,02 a 4,03 miliardi, un dato inferiore alla media nazionale, che nello stesso periodo ha segnato una crescita dell’1%. L’andamento regionale è il risultato di due dinamiche opposte: Perugia segna un aumento dello 0,6% (+17,5 milioni), mentre Terni registra una flessione dello 0,5% (-5,2 milioni). Nel complesso, il mercato del credito umbro mostra una sostanziale stabilità, con una domanda che tiene nei centri maggiori ma risente ancora degli effetti del caro-tassi nelle aree meno dinamiche.

Valle d’Aosta: quadro debole, calo del 2,5%. Tra il 2022 e il 2024 i mutui accesi dalle famiglie valdostane per acquistare casa sono diminuiti di 17 milioni di euro, passando da 683,1 a 666,1 milioni, con una flessione del 2,5%. Una contrazione superiore rispetto alla media nazionale, che nello stesso periodo ha segnato invece un lieve incremento dell’1%, pari a 3,7 miliardi in più. Il calo, seppur contenuto nei valori assoluti, è cagionato dalla debolezza del mercato del credito anche in aree a bassa densità abitativa, dove l’impatto dell’aumento dei tassi si è fatto sentire in modo diffuso. Dopo un minimo nel 2023, i finanziamenti sono rimasti sostanzialmente stabili nel 2024, senza però recuperare i livelli del 2022.

Veneto: Verona e Padova in testa. Nel biennio 2022-2024 i mutui concessi alle famiglie venete per l’acquisto di abitazioni sono aumentati dell’1,8%, passando da 33,71 a 34,32 miliardi di euro, con un incremento complessivo di circa 611 milioni. Un dato superiore alla media nazionale, che nello stesso periodo si è fermata a +1%. Quasi tutte le province registrano un segno positivo. Verona guida con +166 milioni (+2,5%), seguita da Padova (+2,1%) e Treviso (+1,8%). Crescono anche Vicenza (+1,8%), Venezia (+1,4%) e Belluno (+1,5%). Unica eccezione negativa è Rovigo, che registra un calo dello 0,9%. Il quadro complessivo conferma la solidità del mercato del credito in Veneto, sostenuto da una domanda diffusa e da un tessuto economico stabile, nonostante il peso dell’aumento dei tassi.

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