In tempi di Covid-19 c’è da definire il “new normal” dell’economia. E imprenditori e sindacati si muovono senza il governo. Di fronte ad una emergenza che si prospetta ancora molto lunga (ci vorranno 12/18 mesi per un vaccino, dice l’Oms) il mondo produttivo sa infatti che è necessario definire una strategia per andare oltre il brutale lockdown e, seppur con gradualità, sicurezza e raziocinio, ragionare fin da ora sulle modalità della riapertura di almeno parte delle attività attualmente chiuse. Prima ancora del “quando”, insomma, è importante il “come”. E Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica (settore che rappresenta 105 mila imprese e che genera 500 miliardi di euro di fatturato) e Marco Bentivogli della Fim-Cisl durante il talk online ‘War Room’si sono dati appuntamento ai prossimi giorni per “studiare le forme organizzative per una riapertura delle fabbriche”.
DECRETO E CODICI
Il decreto legge con cui il governo ha bloccato “tutte le attività economiche non essenziali”, infatti, era pieno di alcune ambiguità, a partire dal balletto sui quei codici Ateco che, oltre ad essere costruiti su modelli produttivi ormai obsoleti, ogni impresa ha potuto auto riassegnarsi autonomamente nelle successive 48 ore. La decisione di Palazzo Chigi, inoltre, non ha tenuto conto della diversa diffusione territoriale del virus, di filiere interconnesse, di commesse internazionali, di scadenze, scorte e magazzini, come anche di singole imprese che avevano già messo in sicurezza l’attività o di altre che invece se ne sono infischiate. Soprattutto, circola la consapevolezza della totale assenza di una strategia governativa per la ripartenza.
LE PAROLE DI FEDERMECCANICA
“Se la serrata andrà avanti oltre Pasqua – dice Dal Poz – c’è il rischio che molte aziende non riaprano più”. E che molti posti di lavoro vengano persi per sempre. Per cui, invece della modalità top-down adottata finora, tra le parti sociali è nata l’idea di fare il contrario, dal basso, attraverso accordi bottom-up aziendali tra imprenditori e sindacati, attraverso esami caso per caso della situazione delle singole imprese “che si possano basare sia sull’urgenza di riattivare le catene produttive e le forniture che sotto il profilo della sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro” spiega Bentivogli.
IMPEGNI E AUSPICI DI BENTIVOGLI
Anche perché molte imprese stanno usando questi giorni di stop – e qualcuna lo ha già fatto – per delineare piani organizzativi per la ripartenza da presentare a lavoratori e, successivamente, ai Prefetti competenti. Insomma, aziende e sindacati sono pronti a fare da soli. “Ci sono stati imprenditori che hanno chiuso prima del decreto, anche facendo rispettare le distanze di sicurezza – spiega il segretario Fim-Cisl – mentre altri che si sono comportati da ‘padroni’, termine che io non utilizzo mai”. Per cui, in attesa che il governo indichi una strada, la metalmeccanica si è data appuntamento alle prossime ore. “E andremo avanti anche senza la parte più massimalista del sindacato” dice Bentivogli.