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Agenzia Per La Coesione

Come l’Agenzia per la coesione e Invitalia sostituiranno Regioni e Comuni che non si spicciano sul Pnrr

L’articolo di Enrico Martial   Tende a passare sottotraccia, ma nella ri-centralizzazione statale dei poteri locali e regionali un importante passo si è realizzato con il PNRR e in particolare con i meccanismi per la sua gestione. Con l’art.60 del decreto Semplificazioni (il DL 77/2021 convertito Legge 108 del 29 luglio 2021, quindi ora definitivo),…

 

Tende a passare sottotraccia, ma nella ri-centralizzazione statale dei poteri locali e regionali un importante passo si è realizzato con il PNRR e in particolare con i meccanismi per la sua gestione.

Con l’art.60 del decreto Semplificazioni (il DL 77/2021 convertito Legge 108 del 29 luglio 2021, quindi ora definitivo), l’Agenzia per la coesione territoriale si sostituisce come “soggetto attuatore” all’ente locale o regionale (e in teoria anche all’amministrazione  statale) in caso di inadempimento, inerzia o ritardo nell’attuazione degli interventi, che riguardano sia il PNRR sia i fondi strutturali europei, cioè un insieme di investimenti nell’ordine dei 350 miliardi di euro in sette anni.

Lo stesso art. 60 dice inoltre che l’Agenzia si avvarrà di una centrale di committenza, e il pensiero corre subito a Invitalia – amministratore delegato Domenico Arcuri e presidente Claudio Tesauro – che svolge questa funzione “per accelerare e facilitare la realizzazione degli investimenti strategici per lo sviluppo e la coesione territoriale”.

Per dare origine al potere sostitutivo, la verifica delle inadempienze, ritardi o inerzie presso comuni, regioni e enti pubblici spetta sempre all’Agenzia della coesione, che esercita i poteri ispettivi e di monitoraggio, “volti ad accertare il rispetto della tempistica e degli obiettivi” (quindi anche sul piano qualitativo) dei programmi finanziati dall’Unione europea. Anzi, tali poteri superano i fondi europei e coinvolgono anche il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC), che è uno strumento con risorse nazionali (quindi non europeo ma “complementare”) dotato per il periodo 2021-2027 di 50 miliardi di euro, destinati per l’80% al sud e per il 20% al nord.

La scrittura legislativa di questi ruoli, sia ispettivo sia sostitutivo, dell’Agenzia per la coesione territoriale è frutto di una progressiva evoluzione. I poteri sostitutivi erano già regolati dal 2014 (art. 12 del DL 133/2014), e prima ancora nel 2013 (art.2 DL 98/2013), ma certo il procedimento era farraginoso. Si passava infatti da Conferenze di servizi in cui si interveniva a livello di uffici (“le amministrazioni competenti all’utilizzazione dei diversi fondi strutturali”) e in cui si accertavano di comune accordo i ritardi, si davano delle indicazioni, si lasciavano trenta giorni per rimediare e poi si provvedeva da parte dello Stato con la nomina di un commissario ad acta, se vi era ancora fiato per correre.

Ora il livello è nettamente più politico e verticale: oltre al presidente del Consiglio dei ministri (che però è ancora considerato come soggetto lontano e nell’ipersfera), questa volta è il ministro per il Sud, attualmente Mara Carfagna, a esercitare i poteri ispettivi, avvalendosi dell’Agenzia per la coesione. Restano ancora come avanzi normativi la possibilità di utilizzare per le ispezioni altri enti pubblici “dotati di specifica competenza tecnica”, capitasse per esempio un problema di comprensione di avanzamento sul cloud o nella sanità, ma il grosso sarà in mano all’Agenzia.

Allo stesso modo delle ispezioni, i poteri sostitutivi sono affidati non solo al presidente del Consiglio ma anche al ministro per il Sud e la coesione territoriale che li eserciterà attraverso l’Agenzia e soltanto per il suo tramite: il nuovo testo legislativo rimuove la parola “anche” nel coinvolgimento dell’Agenzia, che lasciava la porta aperta ad altri soggetti. Scompaiono le nomine di commissari ad acta, che comunque ricadevano in un’area più vasta di competenze, tra prefetti e consiglieri di stato, e che richiedevano più tempo.

L’Agenzia per la coesione territoriale ha due aree di livello dirigenziale generale e 19 uffici dirigenziali non generali, di cui cinque di supporto al direttore generale, che da marzo 2021 è Paolo Esposito. Di questi cinque uffici di supporto, due gestiscono programmi in modo diretto: il PON Governance e il PON Città metropolitane. A gennaio 2021 erano occupati un posto da dirigente centrale (Vincenzo Gazerro) e 15 posti da dirigenti non generali, di seconda fascia. La dotazione organica da decreto del 2015 era di 200 persone (179 unità più i 21 dirigenti), ma il PNRR ha rilanciato i posti a tempo determinato: proprio in questi giorni è aperto un bando per 500 risorse con competenze tecniche.

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