Ritorno del mercantilismo globale
L’ordine economico internazionale si sta fratturando e la Cina, con il suo modello mercantilista centrato su surplus commerciali, autosufficienza e industrial policy, è al cuore di questo processo.
Xi Jinping: retorica vs realtà
Mentre Xi si presenta come difensore della teoria della globalizzazione, la pratica cinese punta a sfruttare il commercio come strumento di potere nazionale, in linea con una tradizione che risale al pensiero di Zheng Guanying e Mao.
Eredità storiche
Già nel XIX secolo, la Cina usava il commercio come strumento politico. L’attuale mercantilismo si inserisce in questa continuità storica, contrapposta alla visione di Adam Smith sul libero scambio e il vantaggio comparato.
Risposta degli Stati Uniti
I dazi di Trump e Biden non vanno presi isolati: sono la reazione cumulativa a due decenni di politica industriale aggressiva della Cina, orientata a dominare la quarta rivoluzione industriale (AI, biotech, quantum, big data).
Surplus e riserve
Il surplus commerciale 2025 potrebbe superare i 1.000 miliardi di dollari (oltre il 5% del PIL), sostenuto da esportazioni in forte crescita. Le riserve valutarie ufficiali (3.000 miliardi) sarebbero sottostimate: potrebbero arrivare a 6.000 miliardi includendo asset “nascosti” nelle banche statali.
Cambio sottovalutato
Il renminbi è gestito rigidamente dalla Banca Popolare e mantenuto a un livello circa 20% più basso rispetto al libero mercato, per sostenere l’export in un contesto di consumi interni deboli.
Centralità dell’industrial policy
Dall’era Made in China 2025 all’attuale strategia di autosufficienza, Pechino investe circa il 2% del PIL annuo (molto più di qualsiasi Paese OCSE) in settori strategici. Successi evidenti in auto elettriche, batterie, solare ed eolico, ma fallimenti in semiconduttori e sprechi diffusi.
Leadership industriale
La Cina domina il mercato globale: oltre il 50% delle vendite di auto elettriche, l’80% dei pannelli solari, il 60% delle turbine eoliche, metà della produzione cantieristica e un primato assoluto nella raffinazione delle terre rare. Questo alimenta accuse di dumping e deindustrializzazione in altri Paesi.
Reazioni internazionali
Non solo gli USA (tariffe medie oltre il 18%, livello più alto dal 1933) e l’UE (tariffe su auto elettriche e batterie), ma anche Paesi emergenti come Messico, Turchia, Brasile, Indonesia e Sudafrica stanno introducendo barriere contro l’export cinese a basso costo.
Rischio frammentazione globale
L’ordine economico internazionale rischia di dividersi in due blocchi: uno guidato dalla Cina (con metà della popolazione mondiale) e uno dagli USA (con la maggior parte del PIL e della ricchezza). L’UE dovrà posizionarsi in un sistema più binario, meno efficiente e più fragile, con il rischio che la competizione commerciale sfoci in conflitti politici.
(Estratto da Appunti, la newsletter di Stefano Feltri)