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Wirecard

Chi trema anche in Italia per lo scandalo della tedesca Wirecard

Lo scandalo Wirecard tocca anche l'Italia: numerosi gli investitori che hanno creduto nelle potenzialità della fintech tedesca. Tutti i dettagli 

 

Quello di Wirecard è diventato un giallo internazionale.

Mentre restano ancora da chiarire i contorni della truffa, le forza dell’ordine sono alla ricerca di Jan Marsalek, ex presidente della società, latitante da giugno e il Dax30 ha espulso la società fintech.

I guai della tedesca toccano anche l’Italia: sono numerosi gli investitori italiani rappresentati dall’avvocato Michael Leipold con l’obiettivo di recuperare le perdite economiche. Andiamo per gradi.

OBIETTIVO: RECUPERARE PERDITE

Partiamo dall’ultimo punto. In Italia ci sono diversi (e numerosi) investitori che hanno creduto nelle potenzialità della società fintech Wirecard per rimanere, ora, con un pugno di mosche in mano.
“Dopo la Germania, è l’Italia il Paese con il più alto numero di investitori travolti dal crac Wirecard dei quasi 400 che rappresento per procedere per vie legali e sanare perdite grandi e piccole, prese singolarmente dai 7 milioni ai 500 euro. Segue l’Austria”, ha detto l’avvocato Michael Leipold al Sole 24 Ore.

IL PIANO DELL’AVVOCATO LEIPOLD

Leipold ha anche esposto oggi il suo piano al quotidiano di Confindustria: “Mi sono già mosso contro Ernst&Young, ma nel mio mirino c’è ora l’organo tedesco di vigilanza BaFin, la società privata tedesca DPR che ha controllato i bilanci per conto di BaFin e anche una delle più blasonate carte di credito al mondo se avrò conferma che usava i servizi Wirecard pur sospettando illeciti e riciclaggio”, ha detto il legale.

PERDITE DIRETTE IRRECUPERABILI

Come mai una strategia simile? “Inutile fare causa a Wirecard – ha spiegato Leipold – le perdite dirette sono irrecuperabili”.

“Le vie legali con BaFin non sono facili perché la legge tedesca protegge il supervisore dalle cause per risarcimento danni ma le leggi europee potrebbero aprirmi un varco”, ha aggiunto Leipold.

PERDITE ARRIVATE A 3.2 MILIARDI

Mentre lo scandalo e le accuse verso i manager si aggravano (truffa e manipolazione del mercato), anche le perdite si allargano: gli 1,9 miliardi di buco annunciati dall’ex ceo Markus Braun sono arrivati a 3,2 miliardi.

WIRECARD FUORI DAL DAX 30

Intanto, lo scandalo ha fortemente destabilizzato la Borsa Tedesca: Deutsche Boerse ha cambiato le sue regole con l’obiettivo di buttar fuori velocemente Wirecard dal Dax30, dove era entrato nel 2018 scalzando la numero due delle banche tedesche, Commerzbank. A sostituire la fintech nell’indice darà Delivery Hero, società di prodotti alimentari.

LA MORTE DI UN MANAGER

A rendere lo scandalo più misterioso ma anche più inquietante c’è anche la morte di Christian B., ex responsabile Asia della società finanziaria. L’uomo è morto a Manila, all’età di 44 anni, per cause ancora da accertare.

Christian B. era uomo di fiducia di Jan Marsalek, ex presidente della società tedesca, latitante da giugno, ovvero da quando lo scandalo è esploso.

IL COMMENTO DEL SOLE

Cosa aspettarsi? “Le indagini e le inchieste su Wirecard non potranno che continuare a moltiplicarsi. Nel groviglio di regole e regolatori, in Germania e nel mondo, le falle non sono affatto chiare: andrà stabilito senza ombra di dubbio se il tracollo di una delle più grandi società di servizi di pagamento digitali e fornitore di carte di credito nel mondo sia stato provocato dall’inefficienza e dalla negligenza dei regolatori e dei controllori, che hanno applicato male norme e regole adeguate e usato maldestramente i propri poteri, o se invece le carenze e le inadempienze andranno ricercate nel sistema dei controlli e delle leggi che necessitano riforme e giri di vite”, ha commentato Isabella Bufacchi del Sole 24 Ore.

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