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Banche

Chi sono i prof di sinistra anti Mes

Un appello di intellettuali, giuristi e professori universitari affinché il Governo italiano non approvi la riforma del Mes. Che cosa dice il testo e chi sono i firmatari

“Il Mes appare un’istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione”. A dirlo è il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, esponente del governo a trazione Fratelli d’Italia che ha sempre avuto un approccio critico nei confronti del Mes, sin da quando era all’opposizione. Ma non c’è solo il governo ad avere dubbi sul MES. Anche una nutrita schiera di professori, giuristi, intellettuali hanno firmato un appello di Micromega, realtà editoriale senza dubbio distante dalle idee della Premier, che chiede di abolire il MES.

COS’È IL MES

Il Mes è un’istituzione intergovernativa, istituita nel 2012, per rispondere alla crisi finanziaria internazionale che ha travolto che le economie di Grecia, Cipro, Irlanda e Portogallo. Il Mes, anche se è stato implementato per evitare che la crisi del debito dei paesi più in difficoltà mettesse a rischio l’esistenza stessa dell’Unione Europea, non sottostà alle norme di diritto comunitario ma alle norme di diritto internazionale. Ha sede in Lussemburgo ed è costituito da un Consiglio dei governatori (cioè i ministri delle Finanze dell’area euro), un Consiglio dei direttori (i cui membri vengono scelti dai ministri) e un direttore generale, nella persona del lussemburghese Pierre Gramegna.

ABOLIRE MES È L’UNICA RIFORMA SENSATA

L’appello chiede di non valutare la proposta di riforma ma di abolire lo strumento. “La sola riforma sensata del Mes sarebbe la sua abolizione, e l’attribuzione degli 80,5 miliardi di capitale versati dagli Stati membri a una costituenda “Agenzia del debito” come proposto da Massimo Amato, Francesco Saraceno e altri”, si legge sul sito di Micromega.

CHI FA PRESSIONI SULL’ITALIA PERCHÉ SOTTOSCRIVA IL MES

L’Italia è l’unico paese europeo a non aver sottoscritto la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e per questo sta subendo notevoli pressioni, interne ed esterne. “Speriamo che l’Italia ratifichi velocemente la riforma del Mes”, ha detto solo qualche giorno fa la presidente della Bce Christine Lagarde. Sul fronte interno, invece, le richieste di procedere con l’approvazione della riforma del Mes arrivano da una parte della maggioranza, quella di Forza Italia, ma soprattutto dall’opposizione di Italia Viva. L’argomento principale è che quest’ultimo è necessario al completamento dell’unione bancaria. Infatti uno dei suoi nuovi compiti prevede che debba intervenire qualora il fondo comune di tutela dei depositi non sia sufficiente a coprire i costi di una eventuale emergenza.

PERCHÉ L’UNIONE BANCARIA NON È STATA ANCORA COMPLETATA

Secondo i firmatari dell’appello di Micromega una delle ragioni, forse la principale, per le quali l’unione bancaria non è ancora stata completata, risiede nel fatto che un gruppo di paesi ritiene che prima si debba provvedere a una riduzione dei rischi. Molte banche, infatti, detengono numerosi titoli sovrani dei paesi ad alto debito. La richiesta è che riducano in modo sostanziale questa parte di portafoglio titoli. L’Italia e le sue banche, è il paese a cui viene indirizzata questa richiesta. Solo una volta che essa sia stata soddisfatta ci sarebbe la disponibilità ad assumersi la condivisione del rischio. Dunque l’ostacolo non è l’istituzione di un organismo tecnico e regolatorio, funzioni che dovrebbe svolgere il Mes. “Non si vede perché il compito di backstop per l’unione bancaria debba essere affidato a un organismo al di fuori delle istituzioni comunitarie, di diritto lussemburghese, che per statuto è tenuto a perseguire il solo interesse dei creditori e dunque a non prendere in considerazione – o comunque a mantenere in subordine – gli interessi politici generali”, si legge nell’appello.

IL TIMORE DI UNA NUOVA GRECIA

La paura più grande dei firmatari è che possa ripetersi in un altro paese europeo (l’Italia?) quanto avvenuto in Grecia, i cui conti sono stati riordinati con altissimi costi sociali. “Quella vicenda ha attribuito al Mes una connotazione profondamente negativa, tanto che persino i prestiti offerti durante la pandemia non sono stati richiesti da alcun paese, nonostante la dichiarazione – non assistita, però, da atti formali – che la sola condizionalità sarebbe stata l’utilizzo di quei fondi a scopi sanitari”.

IL RISCHIO CHE LA RIFORMA DEL MES NASCA GIÀ VECCHIA

Inoltre i firmatari sottolineano che “nel testo della riforma sono incluse le regole del Patto di stabilità, quelle che stanno per essere completamente cambiate – scrivono -. Quindi la riforma dovrebbe essere subito riformata per accogliere quelle modifiche”.

CHI SONO I PROFESSORI CHE HANNO FIRMATO L’APPELLO DI MICROMEGA CONTRO IL MES

A firmare l’appello di Micromega ci sono intellettuali molto lontani dal Governo. C’è l’economista prof. Andrea Fumagalli, dell’Università di Pavia, che di recente si è espresso a favore del salario minimo e del mantenimento del reddito di cittadinanza, il prof. emerito Nicola Acocella dell’Università di Roma “La Sapienza”, che difese il presidente dell’INPS Tridico, il prof. Lucio Baccaro, Max Planck Institute, Colonia, che agli esordi della pandemia firmò un appello chiedendo all’UE il varo di politiche economiche espansive. Insomma intellettuali che poco hanno in comune con le forze del governo che criticano il Mes.

Ecco tutti i firmatari:

Nicola Acocella, Università di Roma La Sapienza
Lucio Baccaro, Max Planck Institute, Colonia
Annaflavia Bianchi, economista
Maria Luisa Bianco, Università del Piemonte Orientale
Silvia Borelli, Università di Ferrara
Paolo Borioni, Università di Roma La Sapienza
Rorita Canale, Università di Napoli Parthenope
Antonio Cantaro, Università di Urbino Carlo Bo
Sergio Cesaratto, Università di Siena
Carlo Clericetti, giornalista
Marco Dani, Università di Trento
Massimo D’Antoni, Università di Siena
Giovanni Dosi, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Claudio De Fiores, Università Vanvitelli
Andrea Fumagalli, Università di Pavia
Stefano Giubboni, Università di Perugia
Lucio Gobbi, Università di Trento
Dario Guarascio, Università di Roma La Sapienza
Andrea Guazzarotti, Università di Ferrara
Riccardo Leoni, Università di Bergamo
Federico Losurdo, Università di Urbino Carlo Bo
Stefano Lucarelli, Università di Bergamo
Ugo Marani, Università di Napoli l’Orientale
Agustín José Menéndez, Universidad Complutense de Madrid
Guido Ortona, Università del Piemonte orientale
Ugo Pagano, Università di Siena
Gabriele Pastrello, Università di Trieste
Paolo Piacentini, Università di Roma La Sapienza
Paolo Pini, Università di Ferrara
Riccardo Realfonzo, Università del Sannio
Roberto Romano, economista
Fiammetta Salmoni, Università Guglielmo Marconi
Roberto Schiattarella, Università di Camerino
Alessandro Somma, Università di Roma La Sapienza
Antonella Stirati, Università Roma Tre
Andrea Ventura, Università di Firenze
Gennaro Zezza, Università di Cassino e del Lazio Meridionale

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