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Chi sono i liberisti che sbuffano per il ddl liberista di Draghi sulla concorrenza

Come e perché non tutti i liberisti (tutti draghiani) elogiano il ddl draghiano sulla Concorrenza. Fatti, nomi e tesi

 

Tutti i liberisti sono draghiani ma non tutti i liberisti stanno elogiando il ddl Concorrenza approvato ieri dal consiglio dei ministri.

Dall’avvocato Alessandro De Nicola, presidente dell’Adam Smith Society, al quotidiano il Foglio (sempre liberista anche se non disdegna i contributi statali), passando per il giornalista Oscar Giannino, non mancano i primi borbotti di stampo liberistico per la scarsa incisività del provvedimento.

E’ stato l’intellettuale turbo-liberista De Nicola oggi nelle pagine dei commenti del quotidiano Repubblica ad analizzare il ddl sottolineando lacune e rinvii e concludendo così: “Ci riserviamo di raccontare le molte cose buone del ddl, per ora proviamo a migliorarlo”

De Nicola parte ricordando che la direttiva Bolkestein del 2006 imponeva ai Paesi europei la liberalizzazione e la messa a gara delle concessioni relative agli stabilimenti balneari e alle vendite ambulanti.

“La situazione in Italia è paradossale: nonostante gli alti prezzi di lettini ed ombrelloni, 21.581 concessioni su circa 26.700 pagano un canone inferiore a 2.500 euro! In più nel 2020 le autorizzazioni sono state rinnovate in automatico fino al 2033 nonostante bocciature della Corte di Giustizia, una nuova procedura di infrazione della Commissione europea, sentenze del Tar e della Corte Costituzionale, provvedimenti dell’Autorità Antitrust. Non c’è un solo motivo per rimandare queste benedette aste: lo Stato incasserebbe di più (e magari potrebbe trovare le risorse per tagliare l’Irap), il servizio migliorerebbe per i consumatori e l’efficienza dei concessionari sarebbe stimolata”.

Per ora invece – critica De Nicola – “si procederà solo a una «operazione trasparenza» per le sole concessioni demaniali marittime (gli ambulanti non sono presi in considerazione)”.

I notai, su spinta di Lega e Forza Italia secondo il Sole 24 Ore, sono riusciti – scrive De Nicola – “ad espungere dal ddl l’innocua norma che permetteva al singolo professionista di esercitare al di là dei confini regionali: i notai più bravi ed efficienti avrebbero avuto più clienti, gli altri di meno. Proprio quello che si vuole evitare e la scusa che alcune zone sarebbero rimaste scoperte è molto debole. Per la legge della domanda e dell’offerta laddove si creasse una domanda insoddisfatta ci sarebbe qualcuno pronto ad offrire i servizi richiesti: se poi i notai diventassero veramente 15.000, come prevedeva la vecchia legge sulla concorrenza, invece che essere meno di 5.000 tutto sarebbe più facile”.

L’avvocato De Nicola lamenta nel complesso come “le professioni in genere non sono toccate e, in tema di distribuzione dei farmaci, mentre si alleggerisce un po’ l’obbligo di assortimento di medicinali che i grossisti devono sempre avere a disposizione (attualmente almeno il 90% di tutti quelli autorizzati), non si liberalizza la vendita dei farmaci di fascia C da parte delle parafarmacie né si stabilisce esplicitamente che i farmacisti ivi impiegati possano fare i tamponi”.

Anche il quotidiano Il Foglio non è particolarmente soddisfatto del provvedimento del governo Draghi: “Una concorrenza deludente”, ha titolato il giornale fondato da Giuliano Ferrara e diretto da Claudio Cerasa. In alcuni casi – rimarca il Foglio – tipo servizi pubblici locali, trasporto pubblico, idroelettrico ecc – “lo sforzo è generoso ma rischia di arrivare poco lontano , visto che lo strumento scelto (la delega) mal si concilia con una legislatura in fase terminale”.

Sulla stessa linea un altro intellettuale liberista, già capo economia e finanza del Foglio, Oscar Giannino:

 

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