Skip to content

Chi esulta e chi no per la bocciatura di Nagel: girotondo dei giornali su Mediobanca

Come i giornali hanno commentato la sconfitta di Nagel e la vittoria di Caltagirone nell'ultima assemblea di Mediobanca

Sul risultato della votazione dell’assemblea dei soci di Mediobanca sull’ops su Banca Generali, avvenuta ieri e finita con una sconfitta per l’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, si è già scritto e detto molto. I giornali soprattutto, con commenti, editoriali e racconti. Da destra a sinistra, infatti, la stampa italiana si è concentrata particolarmente sulla partita, una delle principali del risiko bancario in atto, e sui risvolti possibili.

A DESTRA E NON SOLO ESULTANO

A esultare sono soprattutto le testate di centrodestra e destra. Dalle pagine de Il Giornale, l’editoriale di Osvaldo De Paolini si intitola “Le dimissioni, un atto dovuto” e si riferisce inevitabilmente all’ad Nagel. Nel suo commento, parla della sconfitta del numero uno di Mediobanca non solo come “il rigetto di un’operazione” ma come “la fine di un’impostura”. Nagel è ritratto come “un monarca decaduto, aggrappato a un potere che non gli appartiene più”, tanto che nell’editoriale si parla ora di una necessaria “liberazione”. “Dimettersi non sarebbe una fuga ma un atto di responsabilità”, scrive il vicedirettore De Paolini. 

Anche Libero non ci va leggero e già in prima pagina scrive: “Lo schiaffo di Mediobanca a Nagel”, sottolineando la “brutta sconfitta” dell’ad di Piazzetta Cuccia. Non è propriamente a destra, ma anche il Foglio titola “Nagel bocciato”, stressando un elemento: “La scalata del Montepaschi a Mediobanca può proseguire” e che “il gioiello della corona di Mediobanca resta in casa, con soddisfazione degli scalatori che puntano poi a prendere il controllo della compagnia di Trieste”. 

La Verità è più schierata, e oltre alla cronaca di quanto successo raddoppia e triplica. Prima con un pezzo di scenario, in cui si parla del futuro di Nagel, tra dimissioni, “una boutique di investimenti e una super liquidazione milionaria”. E poi un editoriale di Maurizio Belpietro dal titolo: “Addio salotto buono, è tramontata l’epoca dei capitalisti senza capitale”. Secondo il direttore, “lo stop di ieri è la fine di un sistema, di ciò che un tempo, con un’espressione mutuata dagli Stati Uniti, avevamo definito l’industria delle public company, ossia delle società controllate dal mercato e non da un padrone”. 

CHI PUNTA ALLA VITTORIA DI CALTAGIRONE E MELONI

Anche il Fatto Quotidiano usa la stessa espressione e parla della fine del “fu salotto buono della finanza italiana, a breve terra di conquista di una banca medio-piccola in mano al governo e a un paio di soci non finanzieri con obiettivi non proprio chiarissimi”, in un articolo che viene titolato “I CaltaMeloni hanno vinto e ora si prendono Generali”. 

Da Repubblica, con un pezzo dal titolo “Roma contro Milano, per Caltagirone un colpo messo a segno”, trapelano le reazioni stizzite di Nagel. “In un mondo normale quel 12% di astenuti non sarebbe mai esistito”, sarebbe stato lo sfogo dell’ad di Mediobanca secondo il quotidiano. E, la matrice della sconfitta di ieri, “che in Piazzetta Cuccia fanno fatica a digerire” – sottolinea sempre Repubblica – è il “ruolo che ha giocato il governo, sostenendo fin dall’inizio l’offerta lanciata da Mps, dopo che nel novembre 2024 l’incursione di Unicredit su Banco Bpm aveva fatto accantonare l’idea del terzo polo bancario”. 

La questione del terzo polo bancario e del successo del governo Meloni è messo in luce anche dal quotidiano Domani, che oltre a raccontare la cronaca, con l’editoriale “La premier si prende tutto, ma la partita è truccata”, sottolinea che fare davvero il terzo polo “sarà complicato ma intanto si può mandare al vertice di Generali personale più gradito al deus ex machina dell’operazione, Francesco Gaetano Caltagirone”. 

I “MODERATI”

Più asciutti, o più morbidi verso Nagel, invece, gli articoli del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. Il principale giornale italiano svela quello che dipinge come un retroscena, con un articolo dal titolo: “I nervi saldi del ceo che dice ai colleghi: il mercato è stato dalla mia parte”.

Un pezzo in cui viene evidenziato che “dopo l’8 settembre, chi prenderà le chiavi di Mediobanca potrà trovare una macchina che gira a pieno ritmo ed è pronta a decollare”, e che “in 18 anni alla guida, il ceo ha trasformato la banca, portandola da istituto presidiato da soci rilevanti con in mano il 50% del capitale a realtà in cui l’azionista di maggioranza era il mercato. E 659 milioni di profitti”. 

Il Sole 24 Ore ci apre in prima pagina sulla notizia, parla sì di sconfitta dell’amministratore delegato Nagel, ma poi in maniera più asettica fa la cronaca di quanto avvenuto nell’assemblea.

Torna su