I picchi massimi del mercato azionario possono sembrare un’arma a doppio taglio. Quando le azioni raggiungono un nuovo record, gli investitori sono indotti a pensare che il mercato abbia raggiunto il picco e che sia ormai troppo tardi. Nulla di più falso. Su lunghi periodi, i mercati si sono mossi tendenzialmente al rialzo raggiungendo nuovi massimi numerose volte nei cicli precedenti. Ovviamente anche le flessioni sono inevitabili e possono sempre verificarsi, ma la storia ci insegna che i nuovi massimi hanno spesso rappresentato un buon punto d’ingresso per gli investitori di lungo periodo.
Dal 1950, ogni volta che l’Indice S&P 500 ha toccato il suo primo massimo su un orizzonte di almeno un anno, i titoli hanno poi prodotto un rendimento medio del 17,1% per i successivi 12 mesi. Un investitore avrebbe realizzato dei guadagni in ciascuno di questi periodi salvo all’inizio della crisi finanziaria globale nel 2007. Per questo ci focalizziamo su temi come la globalizzazione, la produttività e l’innovazione, che sono potenti motori di crescita. Non mancheranno le flessioni, ma questo non cambia la traiettoria a lungo termine. Dunque, in linea generale assumo un posizionamento orientato a un apprezzamento del mercato. Quali conclusioni si possono trarre? Storicamente i mercati rialzisti (prezzi in aumento) sono stati più lunghi rispetto ai mercati ribassisti (prezzi in calo), determinando nuovi massimi all’interno di ciascun ciclo.
LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DALL’IA NEI SETTORI TECH E UTILITY
La corsa agli armamenti per l’intelligenza artificiale ha accelerato il passo. Con il suo potenziale illimitato di trasformare l’industria e il nostro modo di lavorare, l’IA generativa rappresenta un’opportunità di investimento interessante. Per gli investitori la chiave del successo consisterà nel comprendere lo “stack” dell’IA – i quattro livelli di tecnologia che consentono il funzionamento dell’intelligenza artificiale. Le società cercano di posizionarsi per il successo in ciascuno di questi livelli: semiconduttori, infrastrutture, applicazioni e modelli IA. Alphabet, Meta e Microsoft investono decine di miliardi di dollari per ottenere una posizione dominante in più di un livello. Mentre le Big 3 investono nei loro processori proprietari, i leader nella produzione di chip come NVIDIA, Broadcom e Micron potrebbero continuare a mantenere una quota di mercato dominante per anni.
Stiamo valutando ciascun livello dello stack per determinare quali società hanno migliori chance di vittoria. In alcuni livelli come i semiconduttori, la risposta è relativamente ovvia perché apparentemente sono poche le società che possiedono le caratteristiche tecniche e finanziarie per poter competere con successo. Poiché i data center dell’IA richiedono ampi quantitativi di elettricità, la costruzione trainerà la domanda di una serie di fonti di energia, ivi incluso il nucleare. A giugno 2023, Microsoft ha chiuso un accordo con Constellation Energy per rifornire di energia nucleare uno dei suoi centri dati.
MITO: LE SOCIETÀ TECH NON VERSANO I DIVIDENDI
Il mercato dei dividendi non è più quello di prima. Per lungo tempo considerati appannaggio di settori maturi con prospettive di crescita in rallentamento, i dividendi stanno guadagnando il favore dei colossi della tecnologia dell’informazione. Meta, Alphabet e Salesforce hanno introdotto dividendi nella prima metà del 2024, e il relativo annuncio segna un cambio radicale di narrativa. Il dividendo di Meta e Alphabet può essere considerato un segnale di disciplina di capitale tra gli innovatori tech nonché un impegno nei confronti degli azionisti. Le società tech hanno rappresentato il 14,1% dei dividendi liquidi totali versati dalle società comprese nell’Indice S&P 500 nel 2023, posizionandosi al secondo posto in termini di contributo settoriale in dollari.
Anche se i dividend yield di molte società tech sono modesti, gli importi in dollari sono enormi e ci aspettiamo una continua crescita degli utili sia quest’anno che nel 2025. In futuro, l’ampliamento del mercato dovrebbe creare per le strategie orientate ai dividendi un’opportunità per generare reddito e partecipare appieno all’apprezzamento del mercato. Per gli investitori orientati al reddito corrente, le società attive nei settori della tecnologia e dell’aerospaziale hanno introdotto o incrementato i dividendi. I produttori di semiconduttori Broadcom e Texas Instruments e il conglomerato General Electric che si occupa di produzione e manutenzione di motori per jet, hanno incrementato i loro dividendi dalla fine del 2023.
IL SETTORE AEROSPAZIALE EUROPEO VOLA ALTO
Se vi state preparando per andare in vacanza, saprete certamente che i viaggi aerei sono tornati ai livelli pre-pandemia. Dato il numero crescente di passeggeri e le limitazioni delle supply chain, il settore aerospaziale potrebbe essere sull’orlo di un super-ciclo. Oltre a prevedere qualche altro anno di crescita della domanda superiore alla media, il driver più interessante riguarda forse il lato offerta, con il backlog dei nuovi aeromobili che si estende al 2030. Mercati come l’India e la Cina stanno incrementando i loro ordinativi sulla scia dell’ampliamento dei viaggi aerei in risposta all’ascesa della classe media. In un settore dominato da due produttori – Boeing e Airbus – è difficile non pensare al conseguente potere di determinazione dei prezzi. Ma c’è un altro effetto derivante dal backlog degli ordini: gli aeromobili esistenti volano più a lungo, e necessitano di più manutenzione. Quasi il 70% degli aeromobili commerciali in servizio ha più di cinque anni e il 32% più di 12. Queste dinamiche danno un’ulteriore spinta alle società che si occupano dei servizi aftermarket, un business che già di per sé offre margini interessanti. I fornitori di componenti come Safran e Melrose Industries traggono un valore significativo dai ricavi ricorrenti generati dai prodotti esistenti. Spesso sono più redditizie le parti di ricambio rispetto alla vendita iniziale perché le componenti sono sottoposte a manutenzione diverse volte lungo il ciclo di vita di un aereo. Caratteristiche durevoli come questa forniscono fondamenta solide per un potenziale di investimento a lungo termine.
LA RIVOLUZIONE DIGITALE ACQUISISCE SLANCIO IN GIAPPONE
In Giappone soffia il vento del cambiamento: riforme societarie, crescita dei salari e rivoluzione digitale stanno aiutando a mettere la parola fine a decenni di deflazione, trainando il mercato a livelli che non si vedevano dal 1989. Mentre i policymaker spingono le aziende a dare la priorità agli azionisti, il governo ha istituito un’agenzia digitale per chiudere il divario con i competitor globali in materia di innovazione. La digitalizzazione è la chiave per superare le sfide demografiche e incentivare la produttività, e questo focus sta trainando la domanda di prodotti di società come il produttore di soluzioni software OBIC e lo specialista del distance learning JustSystems. Nel frattempo, il costo ridotto di fare business in Giappone sta attirando investimenti diretti esteri (FDI). L’industria dei semiconduttori del Paese continua a fiorire: pur non offrendo produttori avanzati o fonderie globali, aziende come Tokyo Electron producono materiali essenziali per la supply chain. Nel frattempo, le società globali stanno localizzando la produzione in Giappone; ne è un esempio l’impianto Kumamoto di TSMC. Il revival del capex e gli investimenti diretti esteri sono fattori reflazionistici. La recente apertura dello stabilimento Kumamoto di TSMC è considerata un successo, grazie alla disponibilità di risorse di progettazione, mentre l’apertura in Arizona ha risentito dei costi elevati, anche degli ingegneri stessi. Questo fa ben sperare per i futuri investimenti diretti esteri in Giappone.
IL DECENNIO D’ORO DELL’INDIA È ARRIVATO?
Questo decennio potrebbe essere molto diverso per i mercati emergenti, anche a livello di opportunità. Un tempo caratterizzati dalla rapida ascesa della Cina nell’economia globale e dalla sua prevalenza nell’Indice MSCI Emerging Markets, i mercati emergenti sono in fase di cambiamento con la riprogrammazione delle supply chain globali. L’India, che sta divenendo una buona alternativa alla Cina per la produzione di telefoni cellulari ed elettrodomestici, ne è un esempio. L’ascesa dell’India rappresenta comunque un trend più ampio. La crescita delle infrastrutture sta accelerando, i nuovi hub manifatturieri stanno incentivando le economie regionali e la transizione energetica mondiale sta spingendo gli investimenti esteri verso un mix più ampio di Paesi in via di sviluppo per soddisfare le esigenze produttive e di risorse naturali. Le prospettive dei mercati emergenti sono interessanti. Dal momento che le multinazionali diversificano le supply chain, si tratta di un’opportunità interessante per Paesi come l’India, il Messico e l’Indonesia perché amplia le opzioni di investimento per i produttori in Europa e negli Usa. Nel frattempo l’ampio sell-off in Cina ha creato opportunità per investire selettivamente in aziende con flussi di cassa solidi e quote di mercato dominanti, tra cui alcuni colossi tecnologici. Inoltre, gran parte dei mercati emergenti scambia con le valutazioni più ridotte su 10 anni su base prezzo/utili, e le banche centrali in molti di questi Paesi hanno ampio margine per tagliare i tassi d’interesse.