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Quota 100

Che cosa succede davvero nelle aziende (non solo sul green pass)

L’intervista di Nunzia Penelope, vicedirettore del giornale on line Il Diario del Lavoro, all’industriale Alessandro Riello analizzata da Giuliano Cazzola   Mettiamo il caso che il marziano di Ennio Flaiano (oggi ci sono video orribili per bambini che si ispirano a quella storia) ritorni a Roma per farsi un’idea della situazione nella prospettiva di un…

 

Mettiamo il caso che il marziano di Ennio Flaiano (oggi ci sono video orribili per bambini che si ispirano a quella storia) ritorni a Roma per farsi un’idea della situazione nella prospettiva di un vicino sbarco dei terrestri sul Pianeta Rosso. Per farsi un’idea preliminare in poco tempo è plausibile che si sieda davanti ad un apparecchio televisivo e faccia zapping nell’ora dei telegiornali. Immaginiamo che – come capita a noi – il marziano non riesca a capacitarsi di come sia possibile l’accostamento di servizi che annunciano una crescita del Pil (che è poi un parziale recupero di quanto si è perduto nei mesi del lockdown) a livelli del miracolo economico con altri dove si riprendono manifestazioni di lavoratori in difesa del posto di lavoro e si trasmettono interviste di sindacalisti che parlano solo di licenziamenti. Il marziano – nel suo pianeta non esistono le fake news – si chiederà come siano stati in grado i terrestri – in particolare gli italiani – di incrementare la produzione licenziando, nel contempo, i lavoratori, peraltro con un patrimonio di automazione discreto, ma ancora limitato. Forse l’extraterrestre avrebbe – al pari di noi – capito meglio la realtà leggendo l’intervista che Nunzia Penelope ha fatto ad Alessandro Riello su Il Diario del Lavoro.

Riello, erede di una storica famiglia di imprenditori, è il patron della Aermec, gioiellino italiano di Bevilacqua (Verona) che produce condizionatori esportati in tutto il mondo. Nell’intervista vi sono molti spunti interessanti per quanto riguarda il green pass, il tema in discussione in questi ultimi giorni. Ne faremo cenno più avanti; ma ai fini di questo articolo è sicuramente prioritario affrontare i problemi della ripresa produttiva. Alla domanda relativa agli effetti della pandemia sull’attività dell’azienda (1.700 dipendenti) Riello risponde che hanno attraversato, come tutti, un periodo difficile, ma se la sono cavata. Il 2019 era stato un anno molto buono, per fortuna, e hanno retto anche il 2020. Il 2021 sta andando molto bene; hanno un portafoglio ordini decisamente effervescente. Potrebbe essere addirittura un anno di grandissima soddisfazione, da record: se non fosse per il problema enorme delle materie prime che non solo hanno avuto costi in salita (è bene prenderne atto anche ai fini di una possibile ripartenza della inflazione).

Penelope chiede a questo punto quali siano le materie prime mancanti e – immaginiamo – rimane stupita dalla risposta di Riello: ‘’Guardi, manca tutto. Mancano perfino carta e cartone. Abbiamo dovuto abbassare la produzione del 40% perché non si trova il cartone per l’imballaggio del prodotto. Abbiamo due linee di produzione che vanno solo al 50% perché non arrivano i ventilatori dalla Germania. Ho ventimila motori fermi – continua l’imprenditore – perché mancano i condensatori che devono arrivare dalla Cina. Non troviamo le schede elettroniche necessarie per completare alcuni prodotti, per cui ne usiamo una come ‘muletto’ per provare se un pezzo funziona, poi la smontiamo, la rimontiamo su un altro pezzo, e così via, sperando che arrivi un carico di schede che ci consenta di completare la produzione. Questo ci causa una perdita di efficienza mostruosa’’. ‘’Un quadro terrificante, in effetti’’, commenta Penelope.

‘’E non è finita: non riusciamo a spedire le merci – aggiunge Riello – perché non ci sono navi. Una grossa parte della flotta mondiale è ferma perché si tratta di navi che bruciano carburanti molto inquinanti – e non più a termini di legge – per la maggior parte degli scali portuali. Non parlo nemmeno dei container: non è più nemmeno un problema di prezzi, pure a volerli pagare a peso d’oro non se ne trovano. Sinceramente: faccio l’imprenditore da alcuni decenni, ma non mi sono mai trovato in una situazione del genere’’. Come tirano avanti, allora?: ‘’Stringiamo i denti e andiamo avanti, anche grazie alla nostra equipe di collaboratori bravissimi, ma ripeto: se non ci fosse questa situazione, nel 2021 potremmo sfondare il record del fatturato. Purtroppo è una cosa assurda che non riguarda solo noi, ma davvero tutte le imprese. Di certo dovremmo riappropriarci di molte produzioni – puntualizza Riello – che avevamo delegato ad altri paesi. Prenda la Cina, per dire: ne abbiamo fatto la fabbrica del mondo, adesso mettono i dazi all’export, una cosa inaudita’’.

E l’occupazione?: ‘’E’ un altro problema che stiamo affrontando: la mancanza di mano d’opera. Stiamo assumendo, facciamo tantissimi colloqui e selezioni, ma stentiamo a trovare persone formate, con un livello di scolarizzazione almeno sufficiente. Anche questo è un grosso ostacolo per lo sviluppo di una impresa e di un paese’’. Ci ha messo lo zampino il Reddito di Cittadinanza?, chiede Penelope. La risposta di Alessandro Riello è netta e chiara: ‘’No, non nel nostro settore. Il reddito di cittadinanza può costituire un problema forse per altri tipi di lavori, ristorazione, turismo, stagionali, eccetera. Per noi hanno avuto invece un peso i due anni di DAD, che hanno abbassato molto il livello di preparazione dei giovani. Noi assumiamo persone molto qualificate, e purtroppo è un dato di fatto che in Italia ce ne sono sempre meno’’. E i licenziamenti? ‘’E’ un problema che riguarda essenzialmente alcune multinazionali. Le multinazionali comprano, aprono, chiudono, avendo come obiettivo solo il profitto. Noi imprenditori italiani, che siamo nati e cresciuti su un territorio, abbiamo a cuore la nostra gente’’.

Per concludere una osservazione sul dibattito in corso. Cosa pensa Riello del green pass e che cosa pensano i suoi dipendenti? ‘’E’ un accordo che abbiamo preso con le nostre RSU: chi rifiutava i tamponi non poteva accedere al posto di lavoro e non veniva retribuito. Il sindacato condivideva questa impostazione, che aveva come obiettivo la sicurezza di tutti. Il vaccino è una cosa molto diversa dai tamponi: non siamo certo noi che possiamo imporlo, è compito dell’autorità medica. Ma sarei estremamente favorevole a che si rendesse obbligatorio anche nelle imprese il certificato vaccinale. Dobbiamo tutelare la salute sul lavoro, e poi non la tuteliamo su una questione cosi cruciale come il Covid?’’. E a proposito dei ‘’renitenti’’ alle somministrazioni e dei partiti anti-green pass? Non è questione di partiti, di destra, centro o sinistra. L’unico partito – dichiara Riello – che può rifiutare i vaccini e non capire quanto siano fondamentali per uscire dalla pandemia, è il partito dei somari’’.

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