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Industria

Che cosa sta succedendo alla produzione industriale italiana

Produzione industriale ad aprile: le flessioni più ampie si registrano nell'industria del legno, della carta e della stampa (-17,2%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-13,6%) e nella fabbricazione di prodotti chimici e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-10,9% per entrambi i settori). Fatti, numeri, confronti e analisi

 

L’industria non registrava una caduta della produzione così significativa su base annua (-7,2% ad aprile) da luglio 2020 quando la flessione era stata dell’8,3%. A livello mensile il calo dell’1,9% ad aprile è il più elevato da settembre 2022 (-2,2%).

E’ quanto si rileva dagli ultimi dati sulla produzione industriale che è in “caduta marcata” ad aprile, emerge dal rapporto Istat.

Ecco dati, confronti e analisi.

CHE COSA E’ SUCCESSO ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE IN APRILE

Ad aprile si registra, per il quarto mese consecutivo, una flessione congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione industriale, con diminuzioni estese a tutti i principali comparti. L’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisce dell’1,9% rispetto a marzo.

LA MEDIA DEL PERIODO FEBBRAIO-APRILE PER LA PRODUZIONE INDUSTRIALE

Nella media del periodo febbraio-aprile il livello della produzione diminuisce dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile segna diminuzioni congiunturali in tutti i comparti: variazioni negative caratterizzano, infatti, i beni intermedi (-2,6%), i beni strumentali (-2,1%) e, in misura meno marcata, i beni di consumo (-0,4%) e l’energia (-0,3%). Corretto per gli effetti di calendario, ad aprile 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 7,2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 18 contro i 19 di aprile 2022). Flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti; la riduzione è modesta per i beni strumentali (-0,2%), mentre risulta più rilevante per l’energia (-12,6%), i beni intermedi (-11,0%) e i beni di consumo (-7,3%).

IL QUADRO TRIMESTRALE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE SECONDO L’ISTAT

Il quadro, sottolinea l’Istat, è negativo anche su base trimestrale. “Pure in termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario – rileva l’istituto di statistica – si osserva una caduta marcata”. A livello settoriale è molto ampia la flessione per l’energia e i beni intermedi, mentre risulta contenuto il calo per i beni strumentali. Gli unici settori di attività economica in crescita tendenziale sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,7%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,1%) e la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+0,6%).

I SETTORE CHE ARRETRANO DI PIU’

Le flessioni più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-17,2%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-13,6%) e nella fabbricazione di prodotti chimici e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-10,9% per entrambi i settori).

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Ha scritto il giornalista e saggista Paolo Bricco del Sole 24 ore: “A ritroso – anno su anno, aprile 2023 su aprile 2022 – la fragilità è non da poco: -7,2% in generale e, in particolare, -11% sui beni intermedi e -8,3% sui beni durevoli. Anche la stasi dei beni strumentali (-0,2%) evidenzia la lontananza dell’Italia dai cicli di crescita internazionali che, a macchia di leopardo, si stanno ricomponendo sul tessuto segnato dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dalla tensione fra Cina e Stati Uniti intorno a Taiwan. Nella sua virtuosa medietà, l’Italia negli ultimi trent’anni ha fornito macchinari a chi da povero diventava meno povero e a chi da meno povero diventava ricco. Ora capita meno”. Dai dati, secondo l’analisi del quotidiano confindustriale, emerge un secondo aspetto: la scarsa incisività delle politiche pubbliche. “Il governo – critica Bricco – non ha espresso alcuna soluzione sul drammatico caso dell’Ilva. Non ha espresso alcuna soluzione sul rapporto con Stellantis: non tanto nei termini di un ingresso nel capitale di Cdp, che sarebbe tutto da verificare nei suoi effetti di riequilibrio della governance oggi totalmente a favore degli azionisti francesi, quanto in una rappresentazione franca e diretta – al capoazienda Carlos Tavares e alla famiglia Peugeot – degli interessi italiani. Non conta che anche il governo Draghi – come chi lo ha preceduto a Palazzo Chigi, in una poco felice continuità politica italiana – sia stato inerte sul dossier della desertificazione automotive dell’Italia. Anche su questo – come sulla siderurgia – il nostro Paese è fuorigioco. Un punto di raccordo fra il primo elemento – l’attuale difficoltà delle imprese a connettersi ai nuovi cicli di crescita internazionali – e il secondo elemento – l’inerzia del pubblico sui dossier industriali più critici – è costituito da ciò che, invece, si fa, da come lo si fa e con quale magnitudo”.

IL TWEET DELL’ANALISTA SERGIO GIRALDO

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