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Fmi

Che cosa prevede il World economic outlook del Fondo monetario internazionale

Il commento di Giuseppe Schlitzer, Independent Advisor Economic Affairs e Adjunct Professor presso l’Università Cattaneo

Cominciano in questi giorni, nella capitale degli Stati Uniti, i consueti Spring Meetings del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale, che richiamano i rappresentanti dei 189 paesi membri, in prevalenza ministri delle finanze e governatori di banche centrali. Oggi, ad apertura dei lavori, è stato presentato il World Economic Outlook, rapporto che fa il punto sullo stato di salute dell’economia globale. La crescita del Pil mondiale nel 2019 è stata tagliata di uno 0,2% rispetto al dato fornito dal Fmi appena a gennaio, portata quindi al 3,3% (3,6% nel 2018). Il rallentamento è generalizzato poiché riguarda sia le maggiori economie avanzate che quelle in via di sviluppo ed emergenti.

La proiezione per l’anno in corso, pur ridimensionata, sconta un’accelerazione nella seconda parte dell’anno, fondata essenziamente sul rientro delle tenzioni commerciali tra USA e Cina, sul ‘rilassamento’ delle condizioni monetarie operato dalle banche centrali, nonché sulle politiche espansive messe in atto in Cina. Tutto ciò dovrebbe consentire un lieve recupero della crescita nel 2020, al 3,6%, al quale dovrebbe contribuire altresì un’attenuazione delle tensioni economico-finanziarie in Argentina e Turchia.

Dalle parole della capoeconomista del Fmi, Gita Gopinath, traspare tuttavia preoccupazione: la ripresa è definita ‘precaria’ e la fase congiunturale ‘delicata’. Al di là delle parole di circostanza circa la necessità di individuare soluzioni multilaterali ai conflitti commerciali e di operare politiche macroeconomiche volte a contenere i livelli di indebitamento, si percepisce che i rischi allo scenario sono visti dal FMI prevalentemente al ribasso.

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