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Che cosa non ha detto di giallo-verde Tria su spesa, pensioni, euro e mini-bot

Il commento di Giuliano Cazzola, editorialista e blogger di Start Magazine, sull’intervista del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, al Corriere della Sera Conoscendolo da almeno un quarto di secolo, sono rimasto di stucco quando ho appreso che Giovanni Tria avrebbe ricoperto il ruolo di ministro della Economia (Mef) nel governo giallo-verde. Poi, leggendo la sua lunga…

Conoscendolo da almeno un quarto di secolo, sono rimasto di stucco quando ho appreso che Giovanni Tria avrebbe ricoperto il ruolo di ministro della Economia (Mef) nel governo giallo-verde.

Poi, leggendo la sua lunga intervista sul Corriere della Sera, mi sono dato una spiegazione. Tria ha fatto come Alessandro Di Battista quando sbagliò la piazza in cui tenere un comizio.

Il neo ministro credeva di essere stato chiamato a far parte del governo Cottarelli. Ma quando è arrivato al Quirinale per il giuramento dapprima ha creduto di essere entrato, sbadatamente, in una sala dove si svolgeva un incontro tra il Capo dello Stato ed una scolaresca in vacanza e in visita al Palazzo dei Papi. Poi, resosi conto dell’errore compiuto, non se l’è sentita di allontanarsi in punta di piedi chiedendo scusa.

Da persona seria, però, ha deciso di prendere le distanze dalla vulgata giallo-verde. Nell’intervista rilasciata a Federico Fubini vi è un florilegio di dichiarazioni rassicuranti: l’Italia ha un avanzo primario tra i più alti nella Ue; ha un buon andamento negli scambi con l’estero; le banche non sono al collasso; a nessuno passa per la mente di uscire dall’euro ed anzi il governo farà di tutto per evitare condizioni di mercato che costringano il Paese ad uscire.

Pertanto sarà contenuto il deficit e ridotto il debito. Le coperture verranno previste, perché i provvedimenti saranno valutati con il rigore necessario prima di essere varati, tanto più che senza il ‘’bollino’’ della RGS il presidente della Repubblica ha il dovere costituzionale di non promulgare le leggi di spesa.

Anche sulla c.d. pace fiscale ‘’bisogna vedere la situazione nel complesso’’ e trovare le coperture. Se la crescita e l’occupazione rimangono l’obiettivo prioritario, il governo non intende perseguirlo attraverso il deficit spending. Anzi vi è il fermo proposito di tenere i conti in ordine non perché ‘’lo chiede l’Europa’’, ma perché non si deve incrinare la fiducia sulla nostra stabilità (dove è finito il ‘’chi se ne frega dello spread’’?).

Quanto agli investimenti pubblici, essi sono decisivi per migliorare la competitività del Paese. La Cdp deve restare fuori del perimetro dello Stato. E se non bastassero queste affermazioni, ecco il discorso che allontana ogni dubbio: “Più in generale non accetteremo misure che, anche se in modo non intenzionale, possono causare instabilità finanziaria’’. E come se il concetto meritasse di essere ribadito ‘”non possiamo accettare proposte che minimo la fiducia della sostenibilità del nostro debito’’.

Allora, non è in atto una congiura dei poteri forti, sobillati da Angela Merkel e dai suoi scagnozzi di Bruxelles. Il pallino lo hanno in mano milioni di risparmiatori. C’è da aspettarsi che questo strambo ministro dell’Economia sarà disponibile, almeno, ad imporre uno stop (è la parola usata nel contratto) alla famigerata riforma Fornero. Adelante con jucio, suggerisce invece Tria: la legislazione pensionistica potrà essere migliorata “ma lo si farà con attenzione alla sostenibilità’’. Il bello però deve ancora venire.

Nelle settimane scorse gli economisti del Carroccio – credendo di giocare a Monopoli – si erano presentati in tv esibendo dei mini-bot – già stampati in fac-simile – convertibili in euro, con i quali lo Stato avrebbe saldato i suoi debiti con i fornitori. Per dimostrare la bontà dell’operazione gli imbonitori della “moneta parallela’’ sostenevano che, con quei titoli, i percettori avrebbero potuto pagare persino le tasse. Un esempio preclaro di finanza creativa: i creditori sarebbero stati remunerati attraverso delle cambiali ‘’a babbo morto’’, che loro avrebbero potuto girare all’Erario. Uno scambio di carta straccia priva di valore destinata nel medesimo tempo a creare un buco nei bilanci delle aziende e nelle entrate fiscali.

Come ha commentato Giovanni Tria questa trovata degli accalappiacani della Lega? Il modo migliore di affrontare ed eliminare i debiti dello Stato verso le imprese è “far sì che i pagamenti siano fatti nei tempi previsti e in denaro. Con le soluzioni tampone non si risolve nulla’’. Chapeau.

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