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Che cosa ha davvero in mente Gualtieri sul fisco

Perché non convince il riferimento del ministro dell'Economia, Gualtieri, al modello tedesco per riformare l'Irpef. Il post di Enrico Zanetti, tributarista ed ex viceministro alle Finanze

Vorrei capire cosa intende il Ministro dell’Economia quando parla di riforma IRPEF su modello tedesco.

Non voglio ovviamente pensare che intenda riferirsi alla sostituzione di aliquote per scaglioni e detrazioni decrescenti con il meccanismo di “aliquota continua”, perché si tratta di una modifica puramente formale.

Se il riferimento è alla sostanza, chi conosce davvero la struttura delle curve della progressività tedesca e italiana sa che la curva italiana è più progressiva di quella tedesca, non meno progressiva.

In Italia i lavoratori dipendenti con redditi bassi (fino a 20.000 euro) pagano meno IRPEF di quelli tedeschi, mentre quelli con redditi medi (tra 30.000 e 60.000 euro) pagano più IRPEF di quelli tedeschi.

Sopra i 60.000 le due curve tendono a coincidere fino a circa 450.000 euro.

Da questo punto di vista, invocare maggiore progressività (ancora di più?) e inneggiare al modello tedesco sarebbe quanto meno un controsenso.

I veri elementi di differenza del modello tedesco, rispetto al nostro, sono due: 1) l’assenza dell’enorme divario tra tassazione dei redditi bassi di lavoro dipendente e redditi bassi di lavoro autonomo; 2) il peso massiccio del “fattore famiglia”, nemmeno lontanamente paragonabile al nostro.

In definitiva, parlare di riforma dell’IRPEF, facendo riferimento ai tecnicismi di “aliquote per scaglioni” piuttosto che “aliquote continue”, significa parlare di nulla.

I temi veri da affrontare restano:

– una modifica verticale della progressività, ma non per aumentarla, semmai per diminuirla tra redditi bassi e redditi medi, perché chi ha poco è giusto che paghi poco, ma non è giusto che paghi addirittura nulla, se, per fare ciò, si fa pagare troppo chi ha qualcosa, ma non è certo ricco;

– una valorizzazione adeguata del fattore famiglia.

Solo quando sentiremo parlare di queste cose, saremo autorizzati a pensare che si stia lavorando a una riforma sostanziale dell’IRPEF e non a un suo rimescolamento formale.

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