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Bce

Che cosa farà davvero la Bce su acquisto di bond e tassi

Il commento di  Anna Maria Grimaldi, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, sulle decisioni annunciate oggi dalla Bce Come in parte atteso la riunione Bce tenutasi a Riga sarà ricordata come epocale. Il Consiglio ha difatti ha accelerato la normalizzazione della politica monetaria, decidendo di  chiudere, entro la fine dell’anno, il programma…

Come in parte atteso la riunione Bce tenutasi a Riga sarà ricordata come epocale. Il Consiglio ha difatti ha accelerato la normalizzazione della politica monetaria, decidendo di

  1.  chiudere, entro la fine dell’anno, il programma di acquisto titoli da 2,5 trilioni di euro, lanciato nel gennaio 2015, dopo un ulteriore ridimensionamento del volume mensile di intervento a 15 miliardi tra ottobre e dicembre. Il comunicato lascia un margine di flessibilità dal momento che indica che la riduzione e chiusura restano condizionati alla conferma dai dati nei prossimi mesi.
  2. Altra novità è la modifica alla guidance sui tassi di politica monetaria. La BCE ha specificato che resteranno sui livelli attuali almeno fino all’estate del 2019.
  3. Nessuna nuova, invece, sulla politica di reinvestimento. Draghi ha specificato che modifiche alla guidance non state neanche discusse ma il Consiglio dedicherà parte del dibattito ai riacquisti nelle prossime riunioni.

Le decisioni prese alla riunione di Riga riflettono in parte un quadro macro ancora solido ed un ritorno anche più rapido dell’inflazione al target rispetto a qualche mese fa. Le nuove stime dello staff hanno rivisto al 2,1% da 2,4% la crescita 2018 ma confermato le previsioni per il 2019 e il 2020 (rispettivamente all’1,9% e 1,7%). L’inflazione è stata rivista al rialzo all’1,7% (da 1,4%) sia quest’anno che il prossimo mentre la stima per il 2020 è confermata ancora all’1,7%. Le previsioni di inflazione core sono circa invariate, dal momento che l’accelerazione dell’inflazione complessiva è interamente spiegata dal rincaro del prezzo del petrolio. Tuttavia, nel comunicato si legge che il Consiglio si aspetta, da fine anno, un rialzo più duraturo dei prezzi core, dati i segnali di accelerazione dei salari. Draghi ha sottolineato che la bassa crescita salariale era l’anello mancante perché si potesse valutare il rialzo dei prezzi interni come più sostenibile.

Mantenere in vita il Qe nel contesto attuale non era ipotizzabile. La misura è stata lanciata quando l’area euro nel suo complesso era a rischio deflazione, rischio che è ormai del tutto scomparso dal radar della Bce. Durante la conferenza stampa è stato sollevato un dubbio sul timing della decisione dal momento che il comunicato introduttivo indica che il Consiglio valuta che i rischi per lo scenario macro siano ancora circa bilanciati ma che l’incertezza, legata al quadro geopolitico e alle politiche commerciali, è aumentata. Il comunicato novera tra i rischi anche quello di un aumento duraturo della volatilità sui mercati.
Draghi durante la conferenza stampa ha sminuito in parte la reazione dei mercati alle dichiarazioni di alcuni politici italiani a fine maggio ed ha ragionevolmente cercato di rassicurare sull’irreversibilità dell’euro, indicando che l’aumento del premio a rischio in Italia non ha innescato un rischio contagio, né di ridenominazione degno di nota.
Draghi ha spiegato che non vi è stata nessuna cospirazione nei confronti del nascente governo italiano a maggio quando sono calati gli acquisti di titoli governativi italiani nell’ambito dell’APP. Si è trattato solo della normale flessibilità nella gestione degli acquisti e reinvestimenti.

Se la maggiore fiducia in un aggiustamento sostenibile dei prezzi interni, a fronte di un ciclo espansivo ancora solido, è una giustificazione più che ragionevole per la chiusura del Qe, non è escluso che, in parte, il Consiglio abbia voluto rimuovere il rischio di azzardo morale da parte di un paese membro.

Archiviato il Qe, il focus si sposta sul primo rialzo dei tassi: durante l’estate o dopo? Dipenderà dai dati, secondo Draghi.

Continuiamo a ritenere che la BCE cercherà di disfarsi della politica di tassi negativi entro fine 2019 inizio 2020. Il rischio di un rallentamento dell’economia mondiale nel 2020 non è trascurabile e la BCE vorrà cercare di costruire un margine in caso di ricadute avverse sull’economia eurozona. Il sentiero di rialzi dei tassi resterà in ogni caso assai contenuto, Praet nel discorso del 6 giugno, ha ribadito che il tasso di interesse di equilibrio o tasso di interesse naturale è calato negli ultimi 10 anni, in linea con la tendenza secolare per i tassi di interesse e rimane ancora assai basso (in territorio marginalmente negativo, anche se vi è un ampio margine di incertezza sulle stime), quindi il tasso di policy difficilmente tornerà sui livelli pre crisi.
I mercati hanno dato un’intepretazione dovish alla conferenza stampa del 14 giugno, probabilmente perché Draghi ha ventilato che il Qe rimarrà uno degli strumenti di politica monetaria anche in futuro. Inoltre, la Bce si è lasciata un margine di flessibilità nel sentiero di chiusura degli acquisti. Anche il sentiero dei tassi, fermi almeno all’estate del prossimo anno, resta condizionato all’evoluzione dei dati. Se anche flessibile la Bce si avvia a chiudere l’era delle politiche straordinarie. I mercati torneranno a fare i prezzi. Riga segna la fine di un’era, che speriamo non si ripeta.

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