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Industria

Che cosa è successo alla produzione industriale italiana

Il commento di Paolo Mameli, senior economist della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, sul dato della produzione industriale a marzo.

La produzione industriale a marzo ha all’incirca annullato i progressi di febbraio. Il 1° trimestre per l’industria è stato il più positivo da oltre un anno, ma la flessione di fine inverno-inizio primavera segnala rischi verso il basso sul Pil nel 2° trimestre.

IL DETTAGLIO SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE A MARZO

La produzione industriale è calata di -0,9% m/m a marzo, in pratica annullando l’incremento di febbraio (+0,8% m/m). È il calo congiunturale più marcato dallo scorso novembre. Il dato è circa in linea con le attese. La tendenza annua è tornata in territorio negativo, a -1,4% da +0,9% precedente (dati corretti per i giorni lavorativi, che sono stati a marzo uno in meno rispetto allo scorso anno).

I MOTIVI DEL CALO

Il calo su base mensile è dovuto soprattutto ai beni di consumo non durevoli ovvero proprio la componente che aveva trainato l’output nel primo bimestre (-2,8% m/m a marzo dopo un +3,3% in media nei primi due mesi). I beni strumentali sono l’unico gruppo a evitare una flessione sia nel mese che sull’anno (+0,1% m/m, +1,2% a/a).

I CONFRONTI TRA SETTORI

Il dettaglio per settore mostra che la caduta dell’indice generale è accentuata dalla sensibile contrazione del volatile comparto farmaceutico (-7,7% m/m, -6,7% a/a). In netto calo anche tessile, computer/elettronica e mezzi di trasporto, mentre si salvano chimica (+1,4% m/m, +2,3% a/a) e meccanica (+1,2% m/m, +2,4% a/a).

DATO IN LINEA CON LE ATTESE

Il dato è in linea con le attese quindi non cambia di molto lo scenario prospettico. Il 1° trimestre si è chiuso con un incremento dell’1% per l’output, un record dal 2017. Tuttavia, la flessione a fine trimestre fa sì che la “crescita acquisita” nel 2° trimestre sia pari a -0,4% t/t. Inoltre, pensiamo che l’andamento congiunturale possa essere negativo in aprile-maggio, anche per via dei ponti festivi a cavallo dei due mesi. Ciò fa sì che a nostro avviso la flessione della produzione nel trimestre corrente possa essere vicina al punto percentuale ovvero speculare all’incremento visto a inizio anno.

QUESTIONE DI CALENDARIO

In altri termini, c’è il fondato sospetto che effetti di calendario abbiano contribuito a “spostare crescita” dal 2° al 1° trimestre, con un trend di sostanziale stagnazione al netto della volatilità su base trimestrale.

LO SCENARIO

In sintesi, l’industria potrebbe a nostro avviso tornare a dare un contribuito negativo al valore aggiunto nel trimestre corrente, il che peserà sull’attività economica nel suo complesso. Il trimestre, per il Pil, sarà con ogni probabilità più fiacco del precedente (ad oggi non si può escludere un numero negativo). In ogni caso, il target governativo di 0,2% sulla crescita media annua nel 2019 (che coincide anche con la nostra previsione) è raggiungibile anche nell’ipotesi in cui il Pil dovesse essere (marginalmente) negativo nel trimestre primaverile, se l’attività economica tornasse ad espandersi nel secondo semestre agli stessi rimi visti a inizio anno.

Occorre una pronta ripresa degli indici anticipatori, e in particolare del morale delle imprese manifatturiere, per raggiungere tale obiettivo.

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