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Telecom TIm

Che cosa consigliano gli ex manager Telecom a governo e Cdp su rete Tim e non solo

Consigli (a governo e Cdp) e critiche (soprattutto a Bruxelles ma anche, indirettamente, agli attuali vertici di Tim) di ex top manager di Telecom Italia

 

“Il Governo ha l’obbligo di accompagnare Cassa depositi e prestiti ad esercitare un ruolo completo e radicale nel vero riassetto di Tim, basato sulla riunione delle dure reti di accesso; deve opporsi fortemente all’Antitrust Europea che spinge per una assurda separazione societaria; deve valutare come contenere o limitare i Fondi che, in questo anomalo caso, appaiono come mercanti in un tempio per strategico il Paese”.

È la posizione espressa dall’ex top manager di Telecom Italia in una lettera al Sole 24 Ore. Sono Vito Gamberale, ex amministratore delegato Tim; Umberto de Julio, ex Direttore Rete Telecom Italia; Girolamo di Genova, ex Direttore Mercato Business Telecom Italia; Piero Bergamini, ex Direttore Mercato Retail Telecom Italia; Roberto Pellegrini, ex Direttore Commerciale Tim. Dal quadro dell’evoluzione delle tlc in Italia, è la premessa, “emerge la totale assenza dei Governi Italiani”. L’Italia “ha visto la desertificazione di settori nei quali era riconosciuto leader: l’elettronica, gli apparati di Tlc, il nucleare, la siderurgia.Tutti settori strategici, per un ruolo industrialmente forte del Paese”.

“I Governi recenti sono stati costretti a ricomprare Autostrade per l’Italia, dopo il Morandi; hanno mancato nel sorvegliare quell’azienda regolata, per controllarne le strategie e le azioni manageriali e societarie. Per tutto ciò, noi siamo del fermo parere che oggi il Governo debba dare grandissima attenzione all’industria delle Tlc del nostro Paese. Il successo della trasformazione digitale, e quindi del Pnrr, dipende dalla salute e dalla solidità del sistema Tlc, a partire da TIm” si legge nella lettera in cui si sottolinea che le reti di accesso e i servizi di connettività “sono la spina dorsale dell’economia digitale di oggi e ancor più del futuro. I nuovi vertici di Cassa depositi e prestiti hanno ereditato aziende societariamente sghembe nelle Tlc, come genesi e come azionisti”. “C’è da augurarsi che questa volta le forze sindacali possono avere un confronto autentico col Governo, non tanto per negoziare su come contenere le ferite sociali, ma per chiedere ed ottenere il pieno recupero dell’Incumbent delle Tlc in Italia, né più, ma per niente meno, di quanto c’è in Europa. Sarebbe, per il Governo, ridarsi il diritto che fu negato per bloccare l’Opa “dei capitani coraggiosi”, e quindi evitare tutti i successivi errori mai evitati e mai affrontati”, scrivono gli ex manager.

“L’Incumbent italiano – aggiungono Gamberale e gli altri sei ex manager di Telecom – è l’unico privatizzato, tra i maggiori operatori europei (esclusa l’Inghilterra). Orange (ossia France Telecom) è al 30% in mano allo Stato; DeutscheTelekom è al 60% in mano allo Stato tedesco (anche tramite istituzioni bancarie); Telefonica è al 10% circa in mano a banche pubbliche spagnole, ma con un flottante dell’84 per cento. Questi Incumbent vedono una attiva presenza dello Stato, a tutela del loro valore strategico.”.

“Telecom Italia/Tim, dalla frettolosa privatizzazione (ricordiamo il malefico Van Miert), ha subito ben 7 passaggi di proprietà, per lo più totalmente “strani”, tutti senza una chiara strategia, spinti e guidati da banche d’affari (iniziò Lehman Brothers!). Nessuna azienda, anche non strategica, in Italia, ha subito “abusi” di questo tipo”, secondo i firmatari.

Infine una stoccata a Bruxelles: “La Rete di Accesso, tema di attualità, in tutta Europa presenta: una prevalenza (23) di Paesi (tra cui Germania e Spagna), con rete integrata con i servizi; 5 Paesi (tra cui Francia e Italia) con la separazione funzionale della rete; 4 Paesi con la separazione societaria della rete, tra cui l’Inghilterra, che però ha a monte lo stesso azionariato, nelle 2 società (servizi e rete). Allora, non si capisce perché l’Antitrust Europeo sia in campo per imporre a Tim ciò che nessuno ha fatto, e farà, nell’Europa che per noi conta”.

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