skip to Main Content

Fielmann

Che cosa combinerà Fielmann a Roma?

Pubblichiamo la lettera aperta di Giovanni De Napoli, imprenditore del settore ottico a Roma, a Marc Fielmann (ceo di Fielmann) 

 

Gentilissimo Marc Fielmann,

apprendiamo dall’intervista al signor Ivo Andreatta – country manager in Italia del gruppo Fielmann – riportata su Il Messaggero del 21 gennaio scorso, che nel 2022 il suo marchio aprirà 4 store a Roma.

Il suo country manager parla di suspense per i competitor rispetto alle 4 ubicazioni scelte per queste future aperture. In realtà, per chi conosce Roma e il settore ottico, è abbastanza facile intuire che aprirete in una zona di Roma dove sono presenti altri ottici e in particolare aprirete letteralmente attaccati ad un marchio storico dell’ottica romana.

Io sono un imprenditore come lei – sicuramente non altrettanto bravo e famoso – e conosco benissimo le regole del mercato, quelle scritte e quelle non scritte. Quelle di fair play tra concorrenti, che sono spesso regole a beneficio di tutti, clienti compresi.

Sono anche un convinto liberale: giudice ultimo delle nostre scelte è il mercato. Tuttavia alcuni contenuti dell’intervista ad Andreatta, che devo supporre esponga la “filosofia aziendale”, non ultimo quel richiamo alla “suspance”, mi impone di fare qualche riflessione, che ho pensato di condividere con lei con questa lettera aperta che non altra pretesa se non quella del dialogo.

Partiamo da un fatto oggettivo: a Roma Fielmann sta aprendo letteralmente al civico successivo di un marchio romano dell’ottica storico e rispettato. Uno di quegli imprenditori che ha contribuito a creare del mercato al quale ora voi stessi vi rivolgete.

Senza giudizio morale o di valore, converrà con me che non è un bel biglietto da visita per un gruppo che sostiene (e cito sempre l’intervista di Andreatta) di voler creare valore per la città.

Un’azienda familiare che ha origini e storia familiare, anche quando raggiunge le dimensioni di una multinazionale, dovrebbe continuare ad includere in se stessa una etica professionale e alcuni asset valoriali che le “classiche” multinazionali non hanno. E questo patrimonio dovrebbe essere manifestato in modo evidente su alcuni aspetti, tra i quali certamente c’è il rapporto con partner, tessuto sociale nel quale si opera, e quindi anche con i concorrenti.

La scelta di arrivare in una grande città, come lei stesso ha detto “vetrina” per il gruppo in Italia, al civico successivo ad un altro ottico non è esattamente in linea con quanto ci si aspetterebbe da un’etica professionale “democratica” come la sua.

Spero che lei apprezzi la mia sincerità. Benvenuti a Roma!

Giovanni De Napoli
gruppo capaldOOttica 1963

Back To Top