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risalita Pil

Che cosa ci dice per il 2019 l’ultimo dato del Pil 2018

Il commento di Paolo Mameli, senior economist della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, sul dato Pil nel 4° trimestre del 2018

Il Pil nel 4° trimestre è calato meno di quanto inizialmente stimato (-0,1% t/t anziché -0,2%), anche se c’è stata una rilettura al ribasso sulla variazione tendenziale (dovuta a una revisione sul 1° trimestre 2018). Anche il dettaglio è in qualche misura incoraggiante, in quanto mostra una crescita sia pur modesta della domanda sia dall’estero che sul mercato interno, sia per consumi che per investimenti (in altri termini, il calo del Pil è dovuto unicamente al volatile contributo delle scorte). La revisione dei conti economici relativi al 4° trimestre 2018 e il rimbalzo fatto segnare dal PMI composito a febbraio migliorano lievemente la stima sul Pil nel 1° trimestre (è possibile che si eviti un terzo segno negativo). Tuttavia, le ultime informazioni non spostano di molto le prospettive per l’intero 2019, che difficilmente chiuderà con un’espansione annua significativamente positiva.

La seconda lettura del dato sul Pil relativo al 4° trimestre 2018 ha mostrato una revisione al rialzo sul dato congiunturale (a -0,1% t/t da -0,2% t/t della stima precedente), e viceversa una rilettura al ribasso della variazione tendenziale (a zero da +0,1% della prima lettura; la revisione è dovuta soprattutto al 1° trimestre 2018; si tratta in ogni caso di un minimo da cinque anni).

Il 2018 ha chiuso con una crescita (corretta per i giorni lavorativi) di 0,8%, in questo caso confermando la prima stima (in rallentamento dall’1,7% del 2017). Il dato 2018 non corretto per gli effetti di calendario è 0,9%.

Il dettaglio delle componenti di domanda è in qualche misura incoraggiante, in quanto mostra una crescita sia pur modesta sia della domanda interna che del commercio estero, mentre il principale freno è venuto dal ridimensionamento delle scorte. Nel dettaglio:

1) I consumi delle famiglie sono aumentati di +0,1% t/t, dopo la stagnazione dei due trimestri precedenti, grazie soprattutto ai beni durevoli (+1,8% t/t, massimo da oltre un anno); la tendenza annua dei consumi è risalita marginalmente a 0,5% da 0,4% precedente (che rappresentava un minimo da quattro anni);

2) Gli investimenti sono cresciuti, sia pur lievemente (+0,3% t/t), dopo il deciso calo del trimestre precedente (-1,3% t/t). In particolare, sono rimbalzati gli investimenti sia in macchinari che in mezzi di trasporto (0,9% e 1,2% t/t, rispettivamente), mentre le costruzioni (non residenziali) hanno dato un contributo negativo. In ogni caso, la tendenza annua degli investimenti è rallentata vistosamente, ad appena 0,1% a/a dopo l’1,7% del 3° trimestre e il 6,3% del 2° trimestre: in pratica, gli investimenti su base annua sono passati in un semestre da un picco dal 2002 a una stagnazione (che non si vedeva dal 2014);

3) Come atteso, il commercio estero ha dato un contributo positivo al Pil (+0,2% t/t, come già nel trimestre estivo), in forza di un export in crescita di 1,3% a fronte dello 0,9% dell’import (entrambi i flussi risultano in accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti);

4) Il maggior contributo negativo al Pil è venuto dalle scorte (-0,4% t/t dopo il -0,1% t/t dei due trimestri precedenti);

5) Infine, la spesa pubblica è calata di un decimo, in linea con il trimestre estivo.

Nel trimestre, la caduta del valore aggiunto è dovuta interamente all’industria (-0,5% t/t dopo il -0,2% t/t precedente), mentre i servizi sono tornati a crescere (+0,1% t/t dopo il -0,2% estivo). Anche l’agricoltura ha subito una contrazione (-1,1% t/t). All’interno del terziario, spicca la decisa flessione dei servizi di informazione e comunicazione (-1,5% t/t, -4,4% a/a).

In sintesi, il dato è migliore del previsto, in quanto non solo c’è stata una revisione al rialzo sulla variazione congiunturale del Pil, ma il dettaglio delle componenti ha evidenziato una crescita sia pur modesta sia della domanda interna che di quella estera, e l’attività economica si è contratta unicamente per via del volatile contributo negativo delle scorte.

Dopo la seconda lettura dei conti economici relativi al 4° trimestre 2018, e dopo il rimbalzo fatto segnare nel mese di febbraio dall’indice PMI composito (a 49,6 da 48,8 di gennaio, grazie a un recupero inatteso nei servizi, a 50,4 da 49,7), migliora lievemente la previsione sulla variazione congiunturale del Pil nel trimestre in corso. Se in precedenza un’altra flessione dell’attività economica (la terza consecutiva) era praticamente certa, oggi la stima sul 1° trimestre si colloca in un intervallo tra -0,1% t/t e zero (per una previsione più affidabile, occorrerà attendere il dato sulla produzione industriale di gennaio atteso il prossimo 12 marzo).

In ogni caso, le ultime informazioni non spostano di molto le prospettive per il ciclo economico. La crescita acquisita per il 2019 è lievemente migliorata (a -0,1% da -0,2%), ma resta negativa, il che indica che è necessaria un’espansione apprezzabile in corso d’anno (soprattutto nei primi trimestri) per mettere a segno una crescita annua significativamente positiva (in uno scenario di variazioni congiunturali del Pil pari a -0,05% nel 1° trimestre, +0,1% nel 2° trimestre e +0,2% nella seconda metà dell’anno, il Pil 2019 registrerebbe una crescita pari a zero).

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