Diversi amici ancora attivi dentro la Cisl con i quali conservo e mantengo significativi e fortemente amicali rapporti, mi hanno chiesto cosa pensassi delle dimissioni di Marco Bentivogli dalla Fim: mi sono astenuto dal commentare la scelta di Marco per non rinnovare la fatica e la sofferenza di cui personalmente feci esperienza. Nessun militante sindacale decide di abbandonare l’impegno se non vi è spinto da diversi fattori o condizioni interne.
Personalmente ho sperimentato che si danno le dimissioni dopo aver sperimentato una tattica interna di logoramento, senza che mai si vi siano posizioni politiche esplicite. Al massimo ti si accusa di cattivo carattere, di invadere i campi di altri e di avere amicizie o stima verso persone politicamente impegnate come se l’autonomia del sindacato impedisse di avere rapporti personali di ampio raggio.
Resto convinto che l’uscita di Marco sia per la Cisl un grave danno e se questa è stata spintanea un grave errore. Marco, che ho conosciuto quando era segretario della Fim di Ancona e con il quale non sempre ho concordato, è stato per me e per tanti altri il volto di una speranza. Un dirigente sindacale che, a mio parere, poteva innovare e rivitalizzare la Cisl e il Sindacalismo Italiano: non tutte le sue posizioni erano condivisibile ma certamente oggetto di discussione. È stato uno dei pochi sindacalisti che ha provato ad uscire dal conformismo sindacale per avventurarsi su terreni nuovi e a prospettare la possibilità per il sindacalismo di vivere pienamente e con ruolo nella società e nel lavoro pervasi dal digitale e al formarsi dell’infosfera, che implica costanti e permanenti considerazioni di carattere sociale, ambientale ed etiche totalmente nuove.
Il lavoro e la sua organizzazione saranno sempre più collocati in uno spazio ibrido tra on line e off line, tra analogico e digitale. Marco è stato, a mio parere, uno dei pochi sindacalisti che ha tentato di vedere le nuove tecnologie oltre il macchinismo, ma di percepire come il lavoratore fosse collocato dentro un modello organizzativo fatto da un mix, fondato sull’interazione di oggetti, strumenti e informazioni diverse. Questo processo di trasformazione doveva mutare, trasformare, i paradigmi abituali in uso nel sindacato, per generarne di nuovi anche se questo significava abbandonare le sicurezze e le certezze ereditate dal passato e assumere la categoria del rischio.
Per una curiosità maligna sono andato a vedere come queste dimissioni venivano riportate sul sito della Cisl e come le commentava il Segretario Generale, ho cercato di vedere anche “Conquiste del lavoro” e non sono stato in grado di rilevare nulla. Non voglio fare delle dietrologie, ma cercare di interpretare la laconicità con cui Marco scrive e annuncia le sue dimissioni, non mi ha convinto che a spingerlo in questa direzione fosse solo il desiderio di “lasciare spazio ad altri”, nobile intenzione che però non mi ha convinto. Ma il fatto che affermi “questa è la migliore condizione di proteggere la Fim” lascia trasparire l’esistenza di questioni interne alla categoria e alla Cisl.
Grazie Marco per il lavoro che hai fatto, per la tensione ideale che hai mantenuto e per avere deciso di andartene piuttosto che sottometterti a possibili compromessi. Poiché ci sono momenti che l’essere liberi richiede sacrifici.
Articolo pubblicato su sindacalmente.org