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Spread

Che cosa cela la diatriba fra Trump e Draghi

L'analisi di Jon Day, gestore reddito fisso di Newton (BNY Mellon Investment Management)

 

La reazione dei mercati alle dichiarazioni del Presidente della Bce, Mario Draghi, è stata immediata: comprare qualsiasi titolo che non fosse inchiodato al pavimento. Quanto a lungo potrà durare? La Bce tiene gli occhi fissi sul livello d’inflazione. Se risulta troppo basso, e soprattutto se è associato a un rallentamento della crescita e a un aumento del rischio politico, è tempo di nuovi stimoli. Esattamente ciò cui abbiamo assistito dall’inizio del 2019 a oggi.

Il discorso di Draghi a Sintra ha fissato con chiarezza la posizione della Bce, associando un contesto debole (specialmente sul fronte dell’inflazione) al ritorno a un percorso di allentamento monetario. Ma lo scenario è davvero così cupo come suggerisce la Bce? Direi di no. L’inflazione sta diminuendo, ed attualmente è all’1,2%, ma è importante contestualizzare questo dato.

È vero che il livello è ben inferiore all’obiettivo del 2% della Bce, ma è anche decisamente superiore al -0,6% del gennaio 2015, quando la Banca Centrale Europea aveva annunciato l’ultimo programma di QE. Se la fiducia nel settore manifatturiero sta diminuendo, l’indice generale di fiducia delle aziende (incluso il settore dei servizi) mostra ancora una fase di espansione dell’economia, seppur a passo lento. Pertanto, le mosse della Bce (e dei mercati obbligazionari) sembrano premature.

Il cambio di attitudine da parte della Bce trova eco in tutto il mondo, con alcune Banche Centrali che hanno già tagliato i tassi. Con la crescita a livelli ancora decenti, l’approccio monetario ha ricadute positive su tutti gli asset finanziari. Qualsiasi indebolimento dell’economia o dei mercati è accolto con nuove iniezioni di liquidità, il che significa che i rendimenti dei titoli governativi resteranno bassi e gli spread sul credito dovrebbero contrarsi.

Il mercato incorpora già nei prezzi un allentamento significativo delle politiche delle Banche Centrali, molteplici tagli dei tassi da parte della Fed Usa, e, dopo il discorso di Draghi, un taglio dei tassi da parte della Bce. Se gli istituti centrali dovessero deludere le aspettative, le conseguenze si farebbero sentire su tutti i mercati, perché fondamentalmente gli operatori si sono già presentati al party in attesa di drink gratuiti.

I commenti critici di Donald Trump verso Draghi e i timori costanti sulle tensioni commerciali possono attrarre l’attenzione, ma vediamo questi messaggi come una fonte di volatilità e rumore di breve termine, e non indicativi di una direzione di lungo termine. A nostro avviso, è la liquidità il fattore principale che guida i mercati – non certo il prossimo tweet del Presidente degli Stati Uniti.

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