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Dividendi Autostrade, ecco come Cdp gela Macquarie, Blackstone, Allianz e cinesi

Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti (maggiore azionista di Autostrade per l'Italia), ha scritto gli altri azionisti esteri del gruppo ex Benetton. Morale: gli investimenti necessari e il caro materie prime non consentono la distribuzione di lauti dividendi, occorre cambiare lo statuto della società. L'approfondimento di Giuseppe Liturri

 

È trascorso poco più di un anno dal passaggio di Autostrade per l’Italia (ASPI) dal controllo dei Benetton a quello dello Stato, via Cassa Depositi e Prestiti. E cominciano a venire al pettine i primi nodi, abbastanza complicati da sciogliere, di cui vi avevamo già riferito ad ottobre 2022.

Infatti la trasmissione Report della Rai ha reso noto una lettera (in fondo il testo integrale) del 22 marzo scorso che l’amministratore delegato di CDP, Dario Scannapieco, ha scritto ai diversi soggetti azionisti di minoranza che partecipano, direttamente o indirettamente, al capitale di ASPI.

Il senso della lettera è chiaro: non è possibile conciliare le esigenze di incasso di cospicui dividendi da parte degli azionisti con quelle di eseguire ingenti investimenti. Ne verrebbe indebolita la solidità patrimoniale di ASPI. Da qui l’invito, “con ogni consentita urgenza”, ad intervenire sullo Statuto societario modificando le regole in materia di dividendi.

Un invito che mette in discussione la stessa decisiva ragion d’essere dei soci di minoranza in ASPI. Infatti cosa volete che abbiano investito a fare in ASPI (basso rischio, flussi di cassa relativamente costanti) i fondi esteri se non per portare a casa a giugno di ogni anno una fetta consistente degli utili?

Tali fondi partecipano in ASPI a due livelli: sia come soci diretti di ASPI (la tedesca Allianz ed i cinesi di Silk road Fund) che come soci di HRA Spa (i fondi Macquarie e Blackstone). Quest’ultima società è quella che controlla ASPI con l’88% ed è a sua volta controllata da CDP Equity col 51%, con i due fondi al 24,5% ciascuno.

Già ad ottobre scorso, facemmo rilevare che c’erano dei patti parasociali che prevedevano la distribuzione di tutta la “cassa disponibile” e concludemmo che comunque tale cassa fosse quella che residuava dopo aver finanziato gli investimenti. Ma ora le due esigenze non possono coesistere. La cassa ora deve fronteggiare due esigenze, ben rappresentate nella lettera. Da un lato, un piano industriale 2020-2038 che prevede “ingenti investimenti sulla rete e significativi interventi di manutenzione”. Dall’altro, sono intervenuti “elementi esogeni e non prevedibili”, rincaro dei prezzi in primis, a rendere più complicato il rispetto di piani di investimento e manutenzione che costituiscono un obbligo vincolante per una concessionaria pubblica.

Quindi, prosegue Scannapieco, non si scappa. Distribuire dividendi a piene mani, come previsto dallo Statuto, “offre limitati margini di flessibilità per bilanciare efficacemente l’interesse a un’adeguata remunerazione del capitale investito dai soci, con quello, altrettanto importante, a un’idonea solidità patrimoniale”.

In altre parole, salvare capra e cavoli è impossibile. La cassa serve per gli investimenti, non per i soci.

Allora si richiede “una riformulazione delle previsioni statutarie in materia di dividendi che possa assicurare un bilanciamento ottimale dei richiamati interessi”. Mettere le mani sullo Statuto di una società che si regge su equilibri delicatissimi è un processo dagli esiti potenzialmente deflagranti.

Nulla che non fosse ampiamente prevedibile sin dal momento dell’ingresso di questi fondi che hanno avuto il ruolo fondamentale di ridurre l’impegno finanziario richiesto a CDP per acquistare Aspi dai Benetton. Ma quella che è stata dipinta come una genialata di architettura finanziaria (“pago il 51% e comando”) ora sta cominciando a fare i conti con la realtà di soci privati che non sanno cosa farsene dell’interesse pubblico. A loro servono i dividendi.

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ECCO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DI SCANNAPIECO AGLI ALTRI AZIONISTI DI ASPI SVELATA DA REPORT:

In relazione all’approvazione dei progetti di bilancio di Autostrade per l’Italia dei prossimi anni e delle conseguenti determinazioni relative alla destinazione dell’utile di esercizio che l’assemblea dovrà assumere, si ritiene necessario, in qualità di azionisti, svolgere sin d’ora alcune considerazioni in merito alle pertinenti previsioni dello Statuto sociale. Come noto, Aspi è impegnata nell’attuazione del piano industriale 2020-2039 presentato al mercato in data 21 gennaio 2021 che prevede tra l’altro ingenti investimenti sulla rete e significativi interventi di manutenzione. Successivamente all’approvazione del richiamato piano industriale, sono intervenuti elementi esogeni e non prevedibili – tra i quali, si ricorda, l’eccezionale rincaro del prezzo dei materiali, la strutturale carenza di manodopera, la repentina crescita dei tassi di interesse e le nuove regolamentazioni di settore – con cui occorre ora misurarsi.

Tali elementi sono ancor più rilevanti tenuto conto della particolare natura di Aspi che opera in regime di concessione pubblica e che, pertanto, è vincolata al rispetto delle obbligazioni assunte soprattutto in termini di investimenti e manutenzioni della rete lungo un ampio orizzonte temporale. Anche in ragione di tale mutato contesto si rileva che l’attuale formulazione dello Statuto, con particolare riferimento all’art. 44, offre limitati margini di flessibilità agli organi sociali per bilanciare efficacemente l’interesse, senz’altro rilevante e condiviso, a un’adeguata remunerazione del capitale investito dai soci con quello, altrettanto importante, a un’idonea solidità patrimoniale della società funzionale a conseguire la sostenibilità di lungo periodo delle attività in cui Aspi è impegnata.

Alla luce di quanto sopra si invita ad avviare sin d’ora le attività funzionali a definire, con ogni consentita urgenza, una proposta di riformulazione delle previsioni statutarie in materia di distribuzione di dividendi che possa assicurare un bilanciamento ottimale dei richiamati interessi, da sottoporre all’approvazione di una prossima assemblea degli azionisti. Ritenendo che tutto ciò porterà a una maggior generazione di valore nel medio termine e possa essere nell’interesse comune di tutti gli azionisti, l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti, Dario Scannapieco

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