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Caltagirone Messaggero

Generali, che cosa combinano Caltagirone e Del Vecchio su Cattolica Assicurazioni?

Generali diventerà azionista di Cattolica Assicurazioni (primo passo per un'acquisizione?) ma i grandi soci privati difensori dell'italianità non partecipano al cda del Leone. Fatti, nomi, indiscrezioni e commenti

 

Formidabili i capitalisti italiani, come Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio.

Investono vagonate di milioni di euro in azioni di Assicurazioni Generali, sono direttamente o indirettamente nel consiglio di amministrazione del Leone di Trieste, sono sempre più scalpitanti (più Del Vecchio, ma sotto sotto anche Caltagirone) per aumentare la presa su Generali (ovviamente per difendere l’italianità della compagnia, anche se come nel caso di Del Vecchio si investe con una cassaforte lussemburghese), fanno trapelare pensieri e sensazioni sulle loro strategie (tanto non virgolettando alcunché ci sarà sempre tempo e modo per smentire pensieri e sensazioni), ma quando devono decidere con un sì o con un no non su una bazzecola come soccorrere Cattolica Assicurazioni partecipando all’aumento di capitale di un’altra compagnia i capitalisti italiani hanno impegni personali, si legge oggi sui giornali.

Tutta colpa, chissà, della banda larga che non consente loro di partecipare on line alla riunione del consiglio di amministrazione di Generali.

Infatti Francesco Gaetano Caltagirone e Romolo Bardin, l’uomo di Leonardo Del Vecchio nel board del Leone, erano assenti nel corso della riunione del consiglio di amministrazione di Generali che ha approvato di diventare socio del 24,4% di Cattolica Assicurazioni: a valle dell’aumento riservato da 300 milioni, infatti ne verrà messo in cantiere un altro da 200 milioni al quale Trieste parteciperà pro-quota.

Ma pensieri e sensazioni circolano. Ha scritto il Sole 24 Ore: “Stando ad alcune ricostruzioni, i soci privati italiani e altri investitori si sarebbero interrogati su almeno un paio di punti senza trovare allo stato risposte esaustive. Il primo riguarda la scelta della compagnia guidata da Philippe Donnet di rafforzarsi in Italia. In passato, anche in quello più recente, si è sempre parlato del mercato domestico come di un pilastro centrale per il gruppo. In ottica espansiva, però si è sempre guardato all’Europa, intesa come quella che sta oltre i confini del paese, come potenziale terreno di caccia per dare nuova linfa alla crescita della società”.

Altri giornali fanno intendere che la mossa di Generali abbia stoppato potenziali mire, tra gli altri, di Unipol, Axa e Allianz. “Il matrimonio che veniva dato più per probabile era quello con Vittoria assicurazioni, ma a quanto risulta anche fondi istituzionali e compagnie estere (tra cui Axa e Allianz) hanno mostrato interesse”, ha scritto ad esempio Repubblica.

Che cosa dicono analisti, sim e banche d’affari della mossa del Leone? “Per Generali l’operazione non è rilevante e pari al 2% della capitalizzazione di mercato, e permette di rafforzare la presenza in Italia, nel ruolo di primo azionista di uno dei principali player domestici”, si legge in un report di Equita.

“Nel suo Investor Day del 2018, Generali ha spiegato di avere un budget di 3-4 miliardi di euro da utilizzare anche per l’m&a con un focus su compagnie non Vita e sull’asset management. Il suo obiettivo, tramite l’m&a, è quello di entrare in mercati ad alta crescita dove costruirsi una posizione di leadership – ha scritto Credit Suisse – Quindi da una prospettiva strategica questa acquisizione appare coerente con la strategia anche se il rendimento sul capitale investito è basso”.

In sostanza, ha commentato Mf/Milano Finanza, Credit Suisse (di cui è senior advisor il direttore Relazioni istituzionali del gruppo Caltagirone, Fabio Corsico; ma è solo un caso ovviamente) “si chiede se questa operazione sia coerente con la strategia di Generali”.

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