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Carige

Carige, ecco come Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Ubi prendono a sportellate Cassa centrale (Bcc)

Tutte le ultime novità sul dossier Carige con la banca ligure sempre più a rischio salvataggio.

 

A rischio il salvataggio di Carige.

E’ questa la verità dei fatti dopo la giornata di ieri.

CHE COSA E’ SUCCESSO IERI SU CARIGE

Nel giorno in cui è arrivato il via libera dell’assemblea dello Schema volontario del Fondo alla conversione del bond da 313 milioni di euro, la proposta arrivata da Cassa Centrale Banca, pivot industriale dell’operazione, è stata invece giudicata irricevibile dal Fondo Interbancario (Fitd) per la serie di condizioni poste – tra cui figurano anche prerogative sulla governance – giudicate non accettabili dalle maggiori banche che danno linfa al Fitd come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e Ubi Banca.

IL NO DLE FONDO A CASSA CENTRALE BANCA SU CARIGE

Secondo le ricostruzioni di Start, la holding delle Bcc ha fatto pervenire al Fitd, che si farà carico degli oneri del salvataggio, una serie di richieste giudicate “irricevibili” che mettono in pericolo l’architettura di un’operazione che vive giorni cruciali.

I NODI PER CCB SECONDO INTESA SANPAOLO, BANCO BPM, UBI BANCA E NON SOLO

La conversione in azioni del bond subordinato da 313 milioni di euro, è il primo tassello del piano di rafforzamento patrimoniale da 900 milioni (700 milioni in aumento di capitale e 200 milioni di bond tier 2) che Carige deve approntare per evitare la liquidazione.

CHE COSA HA DECISO LO SCHEMA DEL FONDO

Con l’assemblea si sono riuniti anche il consiglio di gestione dello Schema Volontario e il comitato di gestione del Fondo chiamati ad esaminare un piano che vedrà il sistema bancario garantire fino a un massimo di 320 milioni di aumento di capitale, in aggiunta ai 313 milioni derivanti dalla conversione del bond. In questo contesto – in cui è incerta la partecipazione di vecchi e nuovi soci alla ricapitalizzazione – sono arrivate le richieste di Ccb, disponibile a investire una settantina di milioni per sottoscrivere il 10% dell’aumento di Carige, per poi aumentare progressivamente la sua quota fino a salire alla maggioranza.

ECCO LA PROPOSTA DI CASSA CENTRALE BANCA

Il gruppo con sede a Trento vorrebbe dal Fitd una opzione call per rilevare le quote del Fondo a sconto del 90% e con una scadenza a quattro anni, lasciando in capo al Fitd i rischi legati al fabbisogno di capitale che dovesse eventualmente insorgere in questo lasso di tempo.

I PERCHE’ DELLO STALLO TRA FONDO E CCB

Al Fondo verrebbe poi chiesto di accollarsi alcuni rischi fiscali, con Ccb che avanza anche pretese sulla governance e che vuole un accordo preventivo con i sindacati sugli esuberi. Richieste inaccettabili per il Fitd, che vorrebbe uscire da Carige nel giro di un anno, massimo un anno e mezzo, e che, pur disponibile a fare uno sconto sul prezzo della call, ritiene il 90% proposto dai trentini esorbitante.

LA NOTA ODIERNA DEL FONDO

Per il salvataggio di Carige il Fondo interbancario ha in corso con Cassa Centrale Banca, potenziale partner industriale, un “positivo e costruttivo confronto per la definizione dei vari profili dell’operazione nei tempi brevi richiesti dall’Autorita’ di vigilanza”. Cosi’ il Fondo interbancario di tutela dei depositi guidato da Salvatore Maccarone in un comunicato nel quale conferma il via libera dello Schema volontario alla conversione del bond subordinato di 313,2 milioni.

La conversione del bond Carige, aggiunge la nota del Fitd, e’ avvenuto “nel quadro di un progetto di ricapitalizzazione e risanamento della banca”. Dal Fondo confermano poi che l’operazione prevista dai commissari straordinari di Banca Carige è composta da un aumento di capitale e dal collocamento di un prestito subordinato, “idoneo a consentire il rispetto dei requisiti patrimoniali richiesti dalla Vigilanza e ad assicurarne la viability”. Fin qui la nota del consorzio obbligatorio per la tutela dei depositi che, quindi, sgombra il campo da ricostruzioni di stampa che sembravano accreditare l’ipotesi di una ‘bocciatura’ da parte del Fondo della proposta dei trentini. Quella di Ccb, invece, è l’unica credibile sul tavolo al momento secondo fonti finanziarie e prevede un apporto di equity per 65 milioni. Le condizioni poste da Ccb alla vigilia sono state tuttavia considerate dalle altre banche italiane presenti nello schema volontario che hanno gia’ sborsato 313,2 milioni e si apprestano, forse, a doverne mettere anche altri 300, troppo penalizzanti. Il confronto con Trento punta a renderle edibili.

DOSSIER IMMOBILI PER CARIGE

Nel frattempo, in vista della nuova ricapitalizzazione (se arriverà), a quanto risulta al Sole 24 Ore, i commissari di Carige avrebbero avviato, tramite un soggetto specializzato, un check sugli immobili. Questi avrebbero un valore, a libro, di circa 700 milioni. Valore che sarebbe notevolmente superiore a quello di mercato: “Potrebbe, quindi, affacciarsi la possibilità che i vertici dell’istituto genovese, decidano una svalutazione degli immobili in questione, per portarli a un valore più contenuto. Una mossa che avrebbe due vantaggi. Il primo è di evitare contestazioni su sopravvalutazioni da parte di eventuali nuovi azionisti che entrassero in Carige; il secondo è che, con valori ridotti, immobili che erano difficilmente vendibili, perché avrebbero potuto essere alienati a cifre inferiori a quelle di libro, provocando perdite patrimoniali, potrebbero invece essere ceduti più facilmente”, scrive il Sole.

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