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Vi racconto la guerra di Conte e Gualtieri alle srl

Tutti gli effetti nefasti delle novità legislative su piccole imprese, professionisti e partite Iva. Il commento di Daniele Capezzone

 

Evidentemente, a qualcuno non bastava la frenata generale dell’economia, che promette purtroppo di diventare gelata nel corso del 2020. Non bastava nemmeno l’operazione giallorossa volta a colpire piccole imprese, professionisti e partite Iva: sia quelle che avrebbero potuto usufruire dell’estensione (che non è stata fatta entrare in vigore) del regime agevolato fino a 100mila euro, sia quelle con ricavi fino a 65mila euro, per cui sono stati reintrodotti paletti e impedimenti tali da precludere molto spesso la tassazione al 15%.

C’è un’altra minaccia che grava su un sistema imprenditoriale già fragile e vulnerabile: è divenuta operativa un anno fa, in attuazione di una legge delega del 2017. Si tratta del cosiddetto “codice della crisi d’impresa”, che questa crisi rischia purtroppo di potenziarla e accelerarla.

Andiamo a leggere il comma 6 dell’articolo 2476 del Codice civile, così com’è stato modificato da questo intervento normativo: “Gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale. L’azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti. La rinunzia all’azione da parte della società non impedisce l’esercizio dell’azione da parte dei creditori sociali”.

Traduzione: una società a responsabilità limitata non è più a responsabilità limitata, appunto. Ma diventa molto più probabile che a rispondere con il proprio patrimonio sia l’amministratore.

Il magistrato Costantino Ferrara, su Econopoly-Sole 24 Ore, l’ha opportunamente definita una “bomba pronta alla deflagrazione”, aggiungendo testualmente che “l’effetto sarà quello di scoraggiare non tanto gli amministratori ad agire secondo pratiche scorrette, quanto piuttosto la decisione a monte di intraprendere un’attività d’impresa”.

Molto preoccupata e argomentata anche la valutazione di Giuliano Mandolesi, commercialista, contributor per Start Magazine e Italia Oggi: “Questo provvedimento avrà un effetto contrario e paradossale rispetto alla ratio della norma, mettendo le imprese in crisi invece di supportarle in momenti di difficoltà o di insolvenza. Inoltre, la disposizione che rende di fatto gli amministratori illimitatamente responsabili per i debiti sociali, oltre a sancire la morte dell’autonomia patrimoniale perfetta delle società di capitali, rischia anche di creare un vero e proprio mercato nero di amministratori ‘teste di legno’, poiché ricoprire tale posizione diventa esageratamente pericoloso”.

Intendiamoci bene. Già nella situazione precedente potevano esserci azioni di responsabilità con amministratori costretti a rispondere con il proprio patrimonio. E anche nel nuovo sistema, a voler dare un’interpretazione garantista, non è automatico che rispondano con il loro patrimonio o con tutto il loro patrimonio. Serve comunque una valutazione del giudice, e la loro responsabilità non sarà senza limiti, ma commisurata al patrimonio che la srl avrebbe avuto se loro avessero adeguatamente vigilato.

Ma il peggioramento è evidente, e i suoi effetti sulla vita concreta delle imprese possono diventare addirittura devastanti. In passato, infatti, un’eventuale mala gestio da parte dell’amministratore, eccepita in sede fallimentare, era non solo difficile da dimostrare, ma collegata a situazioni di gravità assoluta e conclamata: se ad esempio il curatore si fosse trovato davanti a una scatola vuota (anzi, svuotata), con operazioni a dir poco dubbie compiute dall’amministratore, dalla distorsione di fondi alla priorità garantita ad alcuni creditori.

Nel nuovo sistema, dall’eccezionalità si passa a una molto maggiore probabilità di coinvolgimento dell’amministratore.

(estratto di un approfondimento pubblicato su La Verità, il quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro)

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