Sarebbe molto riduttivo identificare il welfare aziendale coi soli buoni pasto. Ma certo sono e restano i benefit più apprezzati dai lavoratori (nonché strumenti idonei a combattere l’inflazione e a spingere i consumi), come conferma l’Osservatorio Welfare di Edenred Italia (che ha sondato oltre 5.000 aziende e 750.000 beneficiari) nel suo rapporto annuale integrato coi dati l’indagine BVA Doxa sul sentiment dei lavoratori attraverso 1.508 interviste al personale di medie e grandi aziende con almeno 50 dipendenti.
IN AUMENTO LA DISPONIBILITA’ MEDIA PER BENEFICIARIO
Il dato di partenza dell’indagine Edenred riguarda il cosiddetto “credito welfare pro capite”, ovvero la disponibilità̀ media di spesa per ciascun beneficiario, che per l’anno preso in considerazione ammonta a 910 euro. Un valore in crescita, se paragonato agli 850 euro del 2021, e in leggero calo rispetto ai 940 euro del 2022, dato quest’ultimo influenzato dal provvedimento che a fine anno aveva innalzato il limite di spesa dei Fringe Benefit a 3.000 euro, misura poi non confermata nel 2023.
I DATI NEL DETTAGLIO
Scorporando il dato medio in base ai beneficiari, risulta che il 54% del campione ha beneficiato di un’erogazione fino a 500 euro, il 19% tra i 500 e i 1.000 euro, il 16% tra i 1.000 e i 2.000 euro, il 6% tra i 2.000 e i 3.000 euro, mentre solo il 5% supera i 3.000 euro. Operando una suddivisione per settore economico-produttivo, il welfare medio pro-capite evidenzia per il 2023 una maggior quota nei comparti dei servizi finanziari con 1.683 euro, nei servizi professionali con 1.181 euro, nel settore degli immobiliari con 1.117 euro, mentre nell’industria e nel manifatturiero, che rappresentano il campione più ampio per numero di imprese e beneficiari, la quota media è di 693 euro.
Nel 2023 la percentuale di utilizzo del credito disponibile è stata dell’80%, a fronte di un residuo di credito welfare non utilizzato del 20%, valore in leggera crescita rispetto ai due anni precedenti (79,3% nel 2021 e 79,8% nel 2022). In riferimento alla composizione della spesa in welfare, prevalgono i fringe benefit con il 31,8% del totale, seguiti dall’area ricreativa con il 29,5%.
Seguono i capitoli della macro-area sociale, come istruzione (19,6%), previdenza integrativa (9%), assistenza sanitaria (5%) e assistenza ai familiari (1,2%), che insieme compongono il 34,8% della spesa complessiva. In assoluto, il principale trend di crescita riguarda le voci dei fringe benefit e dell’area ricreativa, che totalizzano il 61% della spesa e che nel 2017 valevano insieme il 27,9% (i fringe benefit, particolarmente, sono passati dal 16,2% del 2017 al 31,8% del 2023).
Prendendo in esame lo stesso arco temporale, si rileva anche una tendenza al contrario, ovvero la riduzione della spesa per l’istruzione, passata dal 31,1% del 2017 con un picco del 33,8% nel 2019 – al 19,6% del 2023. Per semplicità è possibile raggruppare i consumi in un terzo fringe benefit, un terzo viaggi e un terzo sociale.
GLI ITALIANI NON RINUNCIANO AI BUONI PASTO
Quanto al campionamento di BVA Doxa ci racconta che per 7 su 10 buoni pasto e piano welfare sono requisiti irrinunciabili nella scelta del lavoro – Il 42% dei dipendenti intervistati dichiara che la propria azienda ha adottato un piano di welfare strutturato, contro il 46% che invece non lo ha previsto.
BUONI PASTO E FRINGE BENEFIT I BENEFIT AZIENDALI PIÙ APPREZZATI
La percentuale di coloro che hanno un piano di welfare sale al 53% tra le aziende con oltre 1.000 dipendenti (soprattutto multinazionali), collocate nelle regioni del Nord Italia (46%), nel settore privato (51%).
Un dipendente su tre considera il welfare un efficace strumento di integrazione al reddito, a maggior ragione nei periodi di crisi economica. Il 55% dei dipendenti considera i piani di welfare aziendale come uno strumento efficace di sostegno al potere d’acquisto.
Negli ultimi anni anche il governo ha riconosciuto l’importanza del welfare, innalzando più volte la soglia esentasse dei fringe benefit, strumento semplice, flessibile e dal forte valore sociale che aumenta il potere di acquisto delle persone in tutti gli ambiti della vita quotidiana e si riconferma un alleato contro l’inflazione e il carovita.
Il 41% dei dipendenti, ha dichiarato di ricevere i buoni pasto (per un valore medio di poco inferiore ai 7 euro), che anche nel 2024 si conferma in assoluto il benefit più erogato dalle aziende, seguito dai servizi per la salute (31%) e da convenzioni e scontistiche (25%).
Proprio il buono pasto, d’altra parte, riveste un ruolo fondamentale nella soddisfazione e nel benessere delle persone. Il 75% degli intervistati considera molto valido lo strumento dell’incentivazione per incrementare e favorire l’employee engagement e oltre il 52% indica nei buoni pasto un’importante funzione in tal senso. Questo ne fa, per 7 intervistati su 10, un benefit irrinunciabile nella scelta del lavoro di domani, al fianco di un piano di welfare più vantaggioso, considerata un’opportunità molto allettante per il 68% del campione.
Sempre un dipendente su due, infine, ritiene i buoni pasto il benefit più utile per le proprie esigenze, seguiti dai buoni benzina (41%) e dai servizi per la salute (38%), in particolare come strumento di integrazione al reddito: tra i fattori di preoccupazione che maggiormente impensieriscono gli italiani, infatti, figurano due tematiche legate al costo della vita, ovvero il timore dell’inflazione, condiviso da 67% degli intervistati, e l’aumento dei costi dell’energia, espresso dal 48%.
LO STRESS DA LAVORO? SI COMBATTE CON IL WELFARE AZIENDALE
Il piano welfare, un antidoto a burnout, per aumentare l’engagement e la soddisfazione al lavoro – Più ingaggiati e motivati, i dipendenti che fruiscono di piani di welfare segnalano un elevato benessere lavorativo ed emotivo e si sentono responsabilizzati e apprezzati. Il 62% di essi indica nel sentirsi responsabilizzato il valore più importante, seguito dal sentirsi apprezzato (52%) e coinvolto (51%).
Il 76% del campione dichiara di aver provato almeno un sintomo attribuibile al burnout. Il 68% dei dipendenti ritiene molto rilevante l’impatto della condizione lavorativa sul benessere mentale e psicologico, percentuale cresce all’87% tra coloro che hanno un elevato benessere lavorativo, al 71% tra la Generazione X.