Alcuni commenti di oggi mi hanno solleticato la curiosità. Così sono andato a vedere lo scarto tra le previsioni d'autunno della Commissione sulla crescita del PIL reale nell'anno successivo e il valore effettivamente realizzato. La conclusione? Gramo è il mestiere del previsore pic.twitter.com/jt5kNv0CEc
— Massimo D'Antoni (@maxdantoni) November 22, 2018
Questa conclusione, presa dallo stesso documento della Commissione e riferita agli effetti della manovra nel triennio 2019-21, smentisce invece i tanti che continuano a parlare di aumento del debito pubblico pic.twitter.com/CfkkyDlORQ
— Massimo D'Antoni (@maxdantoni) November 22, 2018
Di seguito brevi stralci dell’intervista del prof. D’Antoni a Lorenzo Torrisi del Sussidiario.net
LA VERA PORTATA DELLA PROCEDURA DI INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA
La procedura di infrazione non è di per sé un evento eccezionale. Per esempio, noi ne siamo usciti nel 2013, la Francia ne è uscita l’anno scorso e la Spagna quest’anno. Si tratta di un diverso regime di controlli da parte dell’Europa che comporta richieste più pressanti di aggiustamento dei conti. La storia recente dimostra comunque che si può essere in regime di infrazione per diversi anni senza subire conseguenze pesanti.
LE SANZIONI POTENZIALI E LE MIRE REALI DI BRUXELLES SULL’ITALIA
In tal caso c’è la possibilità di comminare sanzioni, ma non mi risulta che in passato si sia mai arrivati a questo punto. Ho l’impressione che la stessa Commissione più che sui meccanismi politico-sanzionatori conti sull’effetto indiretto che la situazione di conflitto che si è venuta a creare provoca via mercati finanziari. Il vero elemento di pressione sull’Italia verrebbe cioè esercitato dalla difficoltà a collocare i titoli di Stato presso gli investitori. Bruxelles sa benissimo che la pressione dei mercati finanziari potrebbe indurre un Paese molto indebitato come il nostro a cedere.
PERCHE’ NON CI SONO VIE D’USCITA PER L’ITALIA
All’Italia non siano state date vie d’uscita diverse dal ritiro della manovra e dal rispetto delle regole. C’è una visione proprio diversa su quello che è necessario fare: il Governo ritiene che occorra rilanciare la crescita attraverso la domanda. Nei rapporti della Commissione leggiamo che dall’anno prossimo l’economia italiana avrà raggiunto il suo potenziale, e quindi non è più possibile per il nostro Paese invocare come in passato il persistere di una situazione di crisi.
LE CONTESTAZIONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA ALL’ITALIA E AL GOVERNO CONTE
La Commissione rimprovera all’Italia di non ridurre il debito in maniera adeguata, in linea con le regole del patto di stabilità, ma nello stesso tempo si ammette che con la manovra il debito in rapporto al Pil non aumenterebbe, nemmeno alla luce delle sue stime che sono meno generose di quelle utilizzate dal Governo e dall’Istat. Insomma, il motivo della bocciatura non è un debito fuori controllo, ma la scelta del Governo di stabilizzarne la dimensione in rapporto al Pil invece di ridurlo in modo deciso come sarebbe richiesto dalla cosiddetta regola del debito. Si tenga conto a questo riguardo che tale regola non è stata rispettata nemmeno negli anni passati.