Le banche italiane si preparano ad affrontare i postumi della pandemia ovvero i rischi delle perdite su crediti. E lo fanno accantonando milioni di euro e dunque rettificando i conti del primo trimestre dell’anno.
Come annunciato nei giorni scorsi da Intesa Sanpaolo e da Unicredit, si muove allo stesso modo anche Bper che ieri ha presentato la prima trimestrale dell’anno con utile netto negativo per 6,1 milioni di euro. Soddisfatto comunque l’amministratore delegato Alessandro Vandelli secondo cui, nonostante il rallentamento dell’economia prima e i primi effetti dell’emergenza sanitaria poi, il suo gruppo “ha evidenziato una buona capacità di generare ricavi”.
COM’E’ ANDATO IL PRIMO TRIMESTRE DI BPER
Utile netto in calo a 6,1 milioni di euro nel primo trimestre dell’anno (-87,2% a/a) a fronte dei 15,3 milioni attesi dagli analisti. A metterci lo zampino, anche in questo caso, l’emergenza pandemia visto che, come sottolineato da Bper in una nota, “è fortemente condizionato dalla contabilizzazione di rettifiche addizionali su crediti per circa 50 milioni, quale primo significativo intervento a seguito del peggioramento del contesto macroeconomico causato dall’emergenza sanitaria”. Sull’utile grava pure il contributo ordinario, per tutto l’anno in corso, al Fondo di Risoluzione Unico Europeo per 32 milioni.
LE COMMISSIONI DI BPER
Andando a vedere gli altri numeri del conto economico di Bper, le commissioni nette risultano pari a 267,6 milioni (+38,4% rispetto allo stesso trimestre del 2019 ma -3% rispetto al trimestre precedente), mentre il margine di interesse si attesta a 308 milioni in crescita dell’12,4% (+1,8% rispetto all’ultimo trimestre 2019). La redditività operativa sale a 596,6 milioni di euro (+20,4%) così come i costi di gestione a 411 milioni (+21,7%) e la gestione operativa a 185,5 milioni (+17,7%). Segno più anche per le rettifiche nette per il rischio di credito a 139,6 milioni (+91,4%).
DOSSIER CREDITI DETERIORATI PER BPER
Passando al discorso crediti deteriorati, Bper rileva che l’asset quality è “in miglioramento nel trimestre in presenza di una riduzione dello stock di crediti deteriorati lordi e netti rispettivamente dell’1,1% e del 2,8% dalla fine dello scorso anno”. Stabile l’Npe ratio lordo all’11,1% grazie al “contenimento degli impieghi” mentre cresce il coverage sui crediti deteriorati al 51,9%. Influenzato “in modo significativo dalla contabilizzazione delle rettifiche addizionali sui crediti” il costo del credito che arriva a 27 punti base nei primi tre mesi del 2020.
LE PAROLE DI VANDELLI (BPER)
Sempre in tema di Npl l’amministratore delegato dell’istituto, Alessandro Vandelli, durante la conference call con gli analisti ha affermato: “Siamo pienamente impegnati sui bad loans” e Bper sta valutando la cessione “di un portafoglio dal perimetro di 1,2 miliardi di euro”, operazione per cui è “già completato anche il business plan”. L’obiettivo, ha precisato, è quello di un via libera al veicolo per la dismissione “all’inizio di giugno”.
L’OPS DI INTESA SANPAOLO SU UBI
Dall’istituto di credito qualche parola pure sull’Offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca: Bper “riconferma pienamente la valenza strategica e industriale del progetto di acquisizione di un ramo d’azienda dal gruppo” guidato da Carlo Messina “in caso di perfezionamento dell’Ops volontaria totalitaria promossa dalla stessa sul capitale sociale di Ubi Banca”. Sempre nel comunicato a commento dei dati del primo trimestre, si specifica che “proseguono in linea con la timeline prevista le attività funzionali all’esecuzione dell’accordo, sia sotto il profilo dei procedimenti autorizzativi sia di quelli operativi”.
IL NODO COVID-19 PER BPER
Durante la call con gli analisti Vandelli non si è potuto esimere dal parlare delle difficoltà causate dalla pandemia e degli effetti sui conti della banca. “Pur in un contesto caratterizzato prima dal rallentamento dell’economia, poi dai primi effetti dell’emergenza sanitaria, il gruppo Bper ha evidenziato una buona capacità di generare ricavi (la redditività operativa, pur in presenza di un limitato contributo della finanza, ha sfiorato 600 milioni), uno stretto controllo dei costi, eccellenti livelli di liquidità e solidità patrimoniale”. Di sicuro, ha rilevato l’ad, il primo trimestre del 2020 “ci ha visti impegnati su più fronti per contrastare al meglio gli effetti dell’emergenza sanitaria, economica e sociale senza precedenti causata dalla pandemia”.
LO SCENARIO PER BPER
Comunque, si legge nella nota dell’istituto, “sulla base della possibile evoluzione dello scenario, ancorché non privo di incertezze, il gruppo Bper confida di poter esprimere una buona marginalità dei ricavi tradizionali in corso d’anno, soprattutto in riferimento al margine di interesse che dovrebbe beneficiare sia dell’incremento degli impieghi e sia della riduzione del costo del funding”. Di sicuro però, “senza analoghi precedenti in passato, è difficile prevedere l’evoluzione dei principali aggregati economico-patrimoniali per l’anno in corso” ma i costi della gestione “sono attesi in graduale diminuzione”. Dunque “pur in presenza di un costo del credito prudenzialmente rivisto in rialzo” si dovrebbe “sostenere la redditività attesa”.
I COSTI DELLA PANDEMIA PER BPER
Effetto pandemia già considerato dalla Banca popolare dell’Emilia Romagna (Bper): “Nella seconda metà dell’anno, probabilmente a giugno” si dovrebbe poter avere una “migliore visibilità” delle perdite sul portafoglio crediti di Bper a causa della pandemia: in quel periodo, secondo Vandelli, dovrebbero essere “più stabili le previsioni sul Pil” e perciò si potrà capire meglio “l’impatto delle misure del governo per sostenere la liquidità delle imprese”. Intanto c’è il “primo intervento dei 50 milioni di euro di accantonamenti aggiuntivi mentre si attende un aumento del costo del rischio “dai 70 punti base attesi a inizio anno a 100 punti base”.
LE RETTIFICHE DI UNICREDIT
Come dicevamo, Bper non è la sola ad aver contabilizzato rettifiche su crediti a causa dell’emergenza coronavirus. Il giorno prima ha annunciato le stesse misure Unicredit, in occasione della presentazione del conto del primo trimestre. Il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier, che ha comunicato il taglio del suo compenso annuale del 75% per donare circa 2,7 milioni alla Fondazione Unicredit, ha effettuato rettifiche per 900 milioni di euro che hanno portato a chiudere i primi tre mesi del 2020 in rosso per 2,71 miliardi di euro a fronte di una perdita attesa pari a 1,7 miliardi. A gravare sull’utile anche 1,3 miliardi di poste straordinarie negative per l’accordo sindacale su 5.200 uscite e 1,7 miliardi lordi relativi all’uscita dalla joint venture con il gruppo turco Koc che controlla la banca Yapi Kredi.
E QUELLE DI INTESA SANPAOLO
Stessa mossa per Intesa Sanpaolo che invece ha chiuso i primi tre mesi del 2020 in utile per 1,15 miliardi di euro a fronte degli 1,05 miliardi dello stesso periodo del 2019. L’ad Messina ha spiegato che in realtà l’utile del gruppo sarebbe pari a 1,36 miliardi esclusi i 300 milioni di euro ante imposte accantonati per contenere le perdite su crediti causate dalla pandemia e a 2,3 miliardi circa pro-forma se si considerasse pure la plusvalenza netta di circa 900 milioni da Nexi. Il banchiere romano non sembra comunque preoccupato: ha infatti evidenziato che i risultati ottenuti “rafforzano la capacità di Intesa Sanpaolo di affrontare efficacemente la complessità del contesto conseguente all’epidemia da Covid-19”.