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arnese

Le pene di Conte, il sudore di Mulé, la Verità su Bono

Bono, Conte, Mulé e non solo. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Startmag

 

LA VERITA’ SU BONO

 

LE IDEE CHIARE DI CONTE

 

CARTOLINA DA POLIGNANO A MARE

 

E’ INVITALIA, BELLEZZA!

 

MARINA & VLAD

 

DECISIONI TEUTONICHE

 

GRAFICI BELLICI

 

IL SUDORE DI MULE’

 

NO FLY ZONE, AVANTI TUTTA

 

LE ULTIME COSE TURCHE

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI REPUBBLICA SU GIUSEPPE BONO, NON RICONFERMATO DAL GOVERNO ALLA GUIDA DI FINCANTIERI:

L’anno prossimo sarebbero stati 60. E invece Giuseppe Bono si dovrà fermare a 59. 59 anni nelle aziende pubbliche, da operaio diciottenne alla Omeca (joint venture fra Finmeccanica e Fiat) alla ventennale guida di Fincantieri. Il suo ultimo tentativo di restare in sella, chiedendo alla politica di difenderlo e di mantenergli il posto di amministratore delegato, è naufragato contro la scelta di discontinuità del governo Draghi. Esce così di scena un manager settantottenne che da parecchi anni si era conquistato l’appellativo di “ultimo boiardo di Stato”, termine che Bono ha sempre accolto quasi con soddisfazione, condividendone lo spirito. Se infatti i boiardi erano i servitori dello zar, lui è stato tutta la vita un servitore dello Stato. Lo ha ripetuto anche ieri a Roma ai suoi collaboratori, quando la notizia dei nuovi vertici di Fincantieri è diventata pubblica.

La politica ieri lo ha ringraziato in maniera trasversale, dalla Serracchiani (Pd) a Leu (Fassina), fino alla Lega (Salvini). D’altra parte, per uno che è passato indenne dalla Prima alla Seconda Repubblica, dialogare con i partiti è stata un’esigenza. Dal Psi di Craxi alla Lega di Bossi, a quella di Salvini, dal Pd ai 5 Stelle, non c’è stata forza politica con cui non si sia confrontato. Questa volta però non è servito a restare in pista per un altro giro di valzer e ottenere il settimo rinnovo da amministratore delegato. Con l’assemblea di maggio si chiuderà così un lungo capitolo iniziato addirittura nel 1963 quando Giuseppe Bono, “Peppino”, lascia la Calabria e si trasferisce al Nord, a Torino.

È un emigrante che, tentato dalla strada del seminario, con una fede profonda che gli è compagna da tutta la vita, lascia invece gli studi e si mette a lavorare come operaio. Un appartamento diviso con altri, la fabbrica, ma presto anche la ripresa degli studi. Dopo il diploma alle serali, Bono si iscrive a Economia, laureandosi nel 1970. Fino al ’71 resta in Omeca, poi passa in Efim, impiegato, dirigente, direttore. Le offerte dei privati non gli interessano. È il pubblico il suo mondo. L’apice della sua carriera sembra arrivare nel 2000, quando gli affidano Finmeccanica. Ma l’incarico dura due anni e Bono viene sostituito. Per lui si apre la porta di Fincantieri, gemella povera di Finmeccanica, che nelle crociere sta dietro al colosso coreano Stx e ai cantieri finlandesi di Turku.

Succede però che Finmeccanica restringe il suo perimetro (via l’energia, i trasporti, i sistemi industriali), mentre Fincantieri allarga i mercati, rileva aziende e diversifica le attività. Arrivano così l’acquisto di tre cantieri negli Usa, che aprono le porte del mercato della difesa navale americana, la quotazione in Borsa e gli accordi con i francesi, per creare il colosso europeo della difesa. Il manager punta ai cantieri di Saint Nazaire, che Stx aveva rilevato, ma si trova l’ostruzione dello Stato francese e viene stoppato. Con la Francia però Bono firma la nascita di Naviris, cantieristica militare, e inizia il dialogo con i tedeschi di ThyssenKrupp

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