Monte Paschi di Siena continua a tenere banco sui giornali sia per quanto riguarda le indiscrezioni in tema di risiko bancario sia per la cronaca delle performance borsistiche. A mettere altra legna sul fuoco la Banca Centrale Europea che ha inviato a Siena una lettera con cui ha chiesto chiarimenti sulla tempistica dell’aumento da 2,5 miliardi che Montepaschi si è impegnata a sostenere se non riuscisse a trovare un partner con cui dar vita alla fusione. La missiva non è stata commentata né da Francoforte né dall’istituto guidato dall’amministratore delegato Guido Bastianini e il consiglio d’amministrazione che si è svolto ieri non ha adottato delibere a riguardo. Ma vediamo cosa sta accadendo.
L’ANDAMENTO IN BORSA DI MPS
Ieri Mps ha chiuso le contrattazioni in calo del 2% a 1,20 euro dopo averle aperte a -1,6%. A gravare sull’andamento del titolo proprio la lettera della Bce. Stamani invece Mps naviga in territorio positivo dopo aver aperto a 1,22 euro, +1,54%. Da notare che in un anno il titolo ha ceduto il 12,98% ma ha avuto un buon recupero negli ultimi sei mesi raccogliendo +10,51%.
COS’È SUCCESSO CON I BOND MPS
Sempre ieri sono rimbalzate le quotazioni dei titoli obbligazionari subordinati, i primi ad essere coinvolti in caso di dissesto, dopo la flessione dei giorni scorsi e la decisione della banca — comunicata nella notte di lunedì — di dare il mandato per una denuncia contro ignoti in relazione alle “notizie diffuse sul mercato che hanno determinato una significativa alterazione del corso delle quotazioni dei titoli”, in pratica un aggiotaggio.
Ma cos’era successo? Lunedì — durante la prima fase delle contrattazioni — i subordinati di Mps hanno registrato forti ribassi, solo parzialmente recuperati nel corso della seduta. Per esempio, il subordinato da 300 milioni, con cedola 10,5% e scadenza 23 luglio 2029, ha chiuso con un calo dell’8,7% dopo essere arrivato a perdere fino al 12,9%. Invece il bond da 750 milioni con cedola 5,375% e scadenza 18 gennaio 2028 ha lasciato sul terreno il 3,8% dopo aver toccato un minimo dell’11,3%. E ancora: il titolo ibrido da 300 milioni con scadenza 10 settembre 2030 e rendimento dell’8,5% ha ceduto quasi il 6% toccando un minimo del 12,1% mentre il subordinato da 400 milioni, scadenza 22 gennaio 2030 e cedola 8%, ha chiuso in flessione del 5,3% dopo essere sceso fino al -12,3%.
Come segnala Milano Finanza il sell-off non ha toccato tutte le emissioni obbligazionarie di Rocca Salimbeni ma solo i subordinati che, appunto, sono “soggetti a un possibile assorbimento nel caso la banca veda il Cet 1 scendere sotto la soglia minima richiesta dalla Bce”.
Secondo Giacomo Alessi, analista di Marzotto sim specializzato nel debito, “abbiamo forse assistito a un’iper reazione da parte degli investitori esteri a una delle diverse indiscrezioni che emergono su Mps”.
L’IPOTESI DELLO SPEZZATINO
Le indiscrezioni portano sempre verso l’ipotesi dello spezzatino perché — come ha scritto per primo il quotidiano La Repubblica — l’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, avrebbe fatto capire ben presto al Tesoro (primo azionista di Mps con il 64%) che non è nelle sue intenzioni acquistare l’intera proprietà della banca — che ha alle porte una bomba legale da oltre 10 miliardi — ma di volersi limitare alle attività in Toscana e nel Nordest. Le filiali al Sud, invece, potrebbero andare a Mediocredito Centrale che ha già detto, tramite il suo presidente Bernardo Mattarella, di essere pronto a fare la propria parte. A quel punto, Orcel potrebbe voler allargare il raggio d’azione, magari puntando a Banco Bpm e dando così un dispiacere all’ad Giuseppe Castagna, che cerca da tempo di difendere l’autonomia del gruppo lombardo.
LE ULTIME DAL CDA DELLA ROCCA
Dal cda di ieri, però, scrivono i principali quotidiani, non è emersa alcuna novità in merito alle risposte da fornire all’Eurotower — con cui inizierà un’interlocuzione per dare le informazioni tecniche richieste sugli step e sulle modalità della ricapitalizzazione — né sono state adottate delibere sul nodo della direzione generale e sul “se e come procedere — riferisce Il Sole 24 Ore — nei confronti dei membri del cda in carica con Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, alla luce delle condanne penali comminate agli ex vertici nel processo sui derivati”.
Invece il consiglio d’amministrazione ha conferito mandato al management della banca “per l’analisi e la potenziale negoziazione del rafforzamento della partnership in essere con Anima Holding nel settore del risparmio gestito” si legge in una nota diffusa dall’istituto al termine della riunione fiume. “Il mercato — conclude il comunicato — sarà prontamente aggiornato in merito ad evoluzioni rilevanti delle interlocuzioni in parola”.
E INTANTO FONDAZIONE MPS…
Nel frattempo anche Fondazione Mps ha detto la sua e in particolare ha voluto smentire di essere coinvolta nelle ipotesi di futuri scenari di Montepaschi come suggerito da indiscrezioni di stampa. In una nota ufficiale ha fatto sapere “che simili ipotesi non sono state mai esaminate né tantomeno oggetto di interlocuzioni fra le parti coinvolte. Quanto riportato dagli organi di stampa è da ritenersi quindi privo di qualsiasi fondamento”.
Il 10 giugno scorso La Stampa aveva scritto che nel quadro di riorganizzazione ipotizzato dal Tesoro la piccola Montepaschi radicata in Toscana e nel Centro del Paese sarebbe stata controllata appunto dalla Fondazione “grazie alle azioni che potrebbe ricevere per la chiusura delle cause intentate dall’Ente senese con una transazione”.