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Bomba sociale in Sardegna. Il caso della fabbrica Rwm

Esuberi e cassa integrazione dal primo agosto nell'azienda Rwm in Sardegna. Il motivo? La sospensione decisa dal governo della licenza di esportazione di bombe. Ecco gli effetti dell'ultimo caso di autolesionismo nazionale a causa del pacifismo anti industriale e anti Italia che trova adepti nelle istituzioni

 

“È una constatazione molto amara quella di avere in portafoglio contratti importanti, che potrebbero dare lavoro a centinaia di persone, ed essere obbligati a rimediare agli effetti del loro blocco con i mezzi della riduzione dei contratti di lavoro e con la cassa integrazione”.

A parlare è l’ingegner Fabio Sgarzi, amministratore delegato di Rwm Italia, società che nel nostro Paese ha due stabilimenti: uno nei pressi dell’aeroporto militare di Ghedi, in provincia di Brescia, e l’altro in Sardegna.

Siamo a Domusnovas, sud Sardegna, la provincia che una volta era Carbonia-Iglesias.

6.700 cittadini e un’economia che gravita quasi interamente sulle sorti della fabbrica Rwm Italia, del gruppo tedesco Rheinmetall Defence. Rwm Italia produce parti elettroniche (inerti ed esplosive) per i più moderni sistemi d’arma.

“Il 29 luglio dello scorso anno — spiega Sgarzi a Start Magazine — la Rwm Italia fu oggetto del provvedimento di sospensione, fino a un massimo di 18 mesi, delle licenze di esportazione per bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Fu l’unica società italiana ad vedere interrotta l’esecuzione di contratti in corso sulla base di regolari autorizzazioni”.

Il provvedimento fu preso in seguito ad una mozione parlamentare (primo firmatario, Pino Cabras del Movimento 5 Stelle), del precedente Governo, che vietava la vendita di armi a nazioni in conflitto con lo Yemen, fino a quando la situazione, nell’area, non si fosse normalizzata.

“Da allora, l’azienda, con la collaborazione dei sindacati — prosegue l’amministratore delegato — si è sempre adoperata per dare continuità lavorative alla maggior parte dei dipendenti.Con un grande sforzo organizzativo è stato rivisto il programma di produzione, anticipando tutte le lavorazioni possibili, e collocando una parte dei lavoratori in altri settori o nello stabilimento di Ghedi. Nell’ultimo anno, l’attività commerciale per l’acquisizione di nuove commesse si è fatta sempre più difficile, per la crescente mancanza di fiducia nella possibilità della nostra società di onorare i contratti firmati, a causa della sospensione delle licenze di esportazione decisa dal Governo”.

La situazione, già complicata, si è poi aggravata, da marzo 2020, a causa della pandemia di Covid-19, la quale, causando la riduzione della mobilità globale e anche l’attuale pesante crisi economica mondiale, sta rallentando notevolmente le attività commerciali e la conclusione di nuovi contratti, soprattutto all’estero.

L’attuale portafoglio di ordini di Rwm Italia che prevedono attività produttive nell’insediamento di Domusnovas è di circa 420 milioni di euro, di cui 327 milioni non producibili, poiché sono relativi ai contratti sospesi con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Dei restanti 93 milioni di ordini eseguibili, nessuno proviene dallo Stato italiano e nulla finora è in vista o in discussione. Eppure, a luglio dell’anno passato, il ministero della Difesa dichiarò, in risposta a interrogazione parlamentare, che Rwm Italia rappresentava “un asset strategico per il Dicastero e per il Paese” e che per questo motivo erano in corso approfondimenti per valutare la possibilità di “attuare un’azione di salvaguardia dell’approvvigionamento nazionale e dell’export assicurato dall’azienda, per evitare ricadute negative sull’occupazione e sull’indotto locale”.

“Alla fine di luglio 2020, avremo terminato tutte le produzioni inerenti ai contratti in essere — precisa Sgarzi — e da quella data, non saremo per mesi impegnati a Domusnovas in regolari attività produttive, se non brevi e saltuarie. Dal primo agosto 2020 ,di conseguenza, non saremo in grado di rinnovare il contratto a circa 80 lavoratori a tempo determinato, che si vanno a sommare agli altri 110 a cui non è stato possibile dare continuità lavorativa da ottobre 2019”.

Sempre a partire dal primo agosto 2020 inizierà la cassa integrazione per 90 lavoratori: una prima fase, fino alla fine di settembre 2020. “Nei prossimi giorni, d’accordo con la Rsu e le parti sociali, sarà fatta richiesta di attivazione della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria a partire da ottobre 2020 – annuncia l’amministratore delegato – Se approvata, permetterà di scongiurare il rischio di apertura di una procedura di mobilità, aiutandoci, così, ad attendere il momento della ripresa. In ogni caso, per assicurare futuro all’azienda, proseguiranno gli investimenti per i nuovi impianti, con l’obiettivo di completarli prima possibile”.

Rwm Italia non vuole abbandonare Domusnovas. Ma lo Stato e l’amministrazione regionale non si devono girare dall’altra parte.

Un intervento del governo, come in altre zone di crisi del Paese è ancora più urgente in una regione, come la Sardegna, che sta scontando gravissima crisi occupazionale, acuita dal tracollo dell’industria turistica.

“Non ci arrendiamo — conclude Sgarzi — anche in un momento assai difficile.I lavoratori devono essere certi che questo, per la società, non è motivo di sconforto, al contrario: con maggiore determinazione del solito, non lasceremo nulla di intentato, per superare, al più presto e a testa alta, gli ostacoli che l’azienda con i suoi dipendenti e le famiglie si trovano, loro malgrado, ad affrontare”.

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