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Arnese

La prossima bomba finanziaria, Amato si ama, Bragantini poco agnellino, Maire Tecnimont russerà molto

Maire Tecnimont, Buzzi, Rai, Amato, Bragantini, De Bortoli, Exor e la bomba finanziaria-sanitaria... Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Startmag

 

MAIRE TECNIMONT E BUZZI NON RUSSERANNO

 

FERMO SI FERMA?

 

LA DIFFERENZA FRA RUSSIA E URSS

 

L’ECONOMIA RUSSA IN BREVE

 

LA FRENESIA MEDIATICA DI AMATO

 

LE RETI SECONDO GOZI

 

DE BORTOLI RIFONDATO

 

BRAGANTINI POCO AGNELLINO

 

FONTANA E’ NATO CON LA CAMICIA

 

LE PROSSIME SPORTELLATE

 

CARTOLINA DAGLI USA

 

BOMBA BANCARIA E FINANZIARIA PRONTA A SCOPPIARE

 

RAI: DI TUTTO, DI PIU’

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI MILANO FINANZA SULLE SOCIETA’ ITALIANE PIU’ ESPOSTE IN RUSSIA:

Visto il rischio di una guerra tra Mosca e Kiev, Intesa Sanpaolo ha esaminato l’esposizione al mercato russo di tutte le aziende italiane sotto la sua copertura. Pochissime di queste – riporta MF-Milano Finanza – presentano un’esposizione significativa (al 10 per cento o superiore).

Per Eni, Elica e Aeffe l’esposizione al mercato russo vale il 2 per cento dei ricavi. Moncler, Safilo e Triboo sono sotto il 2 per cento. Salvatore Ferragamo è sotto l’1 per cento.

Più alta è l’esposizione di Brunello Cucinelli, al 5 per cento, e di Campari, al 3 per cento; De Longhi è al 6 per cento, Geox all’8.

Le società più esposte sono invece Maire Tecnimont e TraWell con il 25 per cento dei ricavi, Buzzi Unicem con il 10 per cento, Lu-Ve con il 7,6 per cento e Recordati con il 4,5. Seguono con oltre il 3 per cento dei ricavi Sit e Prima Industrie. Pirelli è al 3 per cento, Comer al 2, Interpump all’1,5, Biesse all’1,3, Seco all’1 e Zignago Vetro allo 0,2.

Per quanto riguarda le società energetiche come A2A, Acea, Enel, Hera e Iren, secondo Intesa Sanpaolo l’impatto che avvertirebbero dipenderà dall’attività di approvvigionamento di gas in Europa, che potrebbe ridursi. “Quanto a Enel”, scrive MF, “la banca ritiene che la società possa risentire delle stesse considerazioni, al di là dell’attività del gruppo in Russia, pari allo 0,4% del fatturato consolidato/ebitda”.

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL SOLE 24 SULLA RIDUZIONE DEGLI SPORTELLI DELLE BANCHE:

Nel prossimo triennio – anche stando solo ai piani industriali finora approvati da Intesa, UniCredit, BancoBpm e Bnl-Bnp Paribas – ne sono previsti almeno altre 1.643 (si veda la tabella a fianco). A cui si aggiungeranno quelli che inevitabilmente arriveranno quando a giugno saranno presentati i nuovi piani industriali di Bper, di Credit Agricole Italia e soprattutto di Mps che dovrebbero portare il saldo totale delle chiusure programmate nei dintorni delle 2.500 unità (che vanno ad aggiungersi alle 2.000-2.500 già chiuse nel biennio 2020-2021).

Ma il riassetto della rete distributiva non comprende solo le banche di maggiore dimensione, che in Italia rappresentano circa il 60% del totale, e riguarda invece l’intero sistema. Compresa Deutsche Bank, che ha annunciato (senza ancora quantificare) la riduzione della rete di sportelli. Difficile dire quale sarà il punto di arrivo complessivo a fine 2024 ma a questo punto è probabile che non sarà molto dissimile dalla previsione che alla fine del 2019 fece la società di consulenza Oliver Wyman – che dopo la pubblicazione sul IlSole24Ore suscitò ampie reazioni in ambito sindacale e Abi – quando prevedeva la chiusura di 7.000 sportelli bancari in Italia nei successivi cinque anni. A contribuire all’avverarsi di quella previsione, che “all’epoca” poteva sembrare allarmistica, sono stati gli effetti dell’imprevedibile pandemia del Covid che, con la semi-chiusura delle filiali, ha obbligatoriamente accelerato la tendenza all’utilizzo in modalità digitale dei servizi bancari. Una tendenza destinata a proseguire, con inevitabili conseguenze sull’industria bancaria, sui dipendenti e sui clienti.

 

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