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Bollettino di guerra (o di guerricciola) fra Di Maio, Salvini, Tria e Forze Armate

Tutte le ultime tensioni nel governo Conte chiosate da Francesco Damato

 

L’ultima vittima, per ora, di quello che Carlo Fusi sul Dubbio ha definito “il morbo della fuga dalla realtà” è paradossalmente il ministro – quello dell’Economia Giovanni Tria – che più ha cercato nel governo gialloverde di tenersene lontano facendo di conto e richiamando i suoi colleghi, sino ad essere a volte insultato e provocato alle dimissioni. Dalle quali credo che egli si sia sinora trattenuto non per masochismo, e neppure per patriottismo, ma semplicemente per buona educazione nei rapporti col presidente della Repubblica. Che gli ha probabilmente chiesto più volte di risparmiargli una crisi intempestiva, aperta cioè in circostanze e tempi troppo difficilmente gestibili.

Col realismo impostogli da un documento di economia e finanza appena approvato dal Consiglio dei Ministri, una volta tanto senza riserva d’intesa, come avviene invece con i decreti-legge tanto frequentemente da avere fatto finalmente saltare la mosca al naso al capo dello Stato, Tria ha ricordato che l’Iva dovrà aumentare se non si troverà in tempo, cioè nel bilancio da varare in autunno, il modo per evitarlo con tagli alla spesa o altro tipo di entrate.

E’ bastato questo semplice, banalissimo richiamo alle cosiddette clausole di salvaguardia, fra le quali si naviga da anni, per scatenare il putiferio e dare per scontato un aumento che si potrebbe quanto meno definire prematuro, come la morte di chi sta ancora ricoverato in ospedale, o se ne sta a casa in buona o accettabile salute.

A rivoltarsi contro Tria non sono state, in una logica reazione politica, le opposizioni di vario colore o natura, ma nevroticamente anche la maggioranza, per intero, non una sua parte contro l’altra. I due partiti al governo, e i loro capi che sono vice presidenti del Consiglio, pur divisi ormai costantemente su tutto, attaccandosi e sfottendosi in diretta e in differita, si sono all’improvviso trovati d’accordo fra di loro e con le opposizioni, assicurando che l’Iva non sarà toccata. Chi ne toccherà i fili vi rimarrà attaccato e bruciato come al fuoco di Notre-Dame la sera di lunedì scorso. Ma né l’uno né l’altro, né Luigi Di Maio per i grillini né il “capitano” Matteo Salvini per i leghisti, hanno trovato il tempo o la voglia di indicare davvero la soluzione del problema, avendo per il momento ben altro da fare, a poco più di un mese dalle elezioni europee e amministrative di fine maggio. E ciò per non parlare delle complicazioni in Libia e dei loro possibili effetti sull’immigrazione, a proposito dei quali si sono tanto clamorosamente quanto rovinosamente scontrati i ministri dell’Interno e della Difesa con il coinvolgimento dello Stato Maggiore, cioè dei generali, come si usa dire.

A questi ultimi, i generali, presi fra i “vaneggiamenti” rimproverati dalla ministra Trenta al ministro Salvini e l’ostinazione del Viminale ad alzare la guardia contro gli sbarchi anche di possibili terroristi in fuga dalla Libia, è toccata l’esperienza di fare un corso acceleratissimo, troppo improvvisato, di politica, o di politichese, per mettersi al passo con l’evoluzione dei rapporti nella maggioranza. E così è venuto fuori un comunicato che -vi confesso- non sono riuscito a decifrare del tutto, pur abituato alla politica e al politichese da una sessantina d’anni di mestiere giornalistico.

In particolare, le Forze Armate, al maiuscolo naturalmente, si sono impegnate a “operare in aderenza alle indicazioni politiche e secondo la prevista linea gerarchica”. Ma quando le “indicazioni politiche” e la “linea gerarchica” non coincidono, com’è appunto accaduto in questi giorni, o è stato permesso che accadesse sia dal presidente del Consiglio sia dal presidente della Repubblica, che non sono andati oltre uno scambio di idee, impressioni e quant’altro, che cosa succede? Che cosa fanno i politici e cosa fanno i militari, o loro capi, oltre ad usare le rispettive auto blu, stringere mani e sbattere tacchi? Sarebbe bello sapere e poter rispondere.

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