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Bilancio della Difesa 2024: cosa c’è e cosa non c’è

Il bilancio della Difesa 2024 analizzato da Giovanni Martinelli

Il bilancio della Difesa 2024 aumenterà ancora ma il 2% resta (molto) lontano.

Introduzione

Prima di entrare nel dettaglio delle prime cifre che emergono dal Disegno di Legge (DdL) di Bilancio 2014-2026 con riferimento al comparto Difesa, un paio di note introduttive. La prima potrebbe essere definita “di metodo”, nel senso che le competenti commissioni Parlamentari si stanno ritrovando nella condizione di esaminare pressoché contemporaneamente il Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa (DPP) 2023-2025 e, per l’appunto, il DdL di Bilancio.

Con le cifre contenute in quest’ultimo che, di fatto, rendono superate almeno in parte quelle del DPP; una situazione dunque perfino paradossale, determinata dal fatto che questo stesso documento è stato presentato al Parlamento con un ritardo pesantissimo (e ingiustificato) rispetto ai termini previsti per legge. La questione non è banale, perché alla fine passaggi come questi rendono il dibattito sul tema delle spese militari nel nostro Paese ancora più “schizofrenico”; sovrapponendo dati tra loro incoerenti e rendendo il tutto ancora più confuso. Confusione di cui non c’è alcun bisogno.

La seconda nota riguarda invece alcuni provvedimenti specifici inclusi nello stesso DdL e, ovviamente, sempre riferiti al comparto Difesa. A cominciare dalla decisione di prorogare per il 2024 le operazioni “Strade Sicure” e Stazioni Sicure” con contingente nuovamente aumentato; in tutto, saranno dunque ben 6.800 i militari delle Forze Armate in operazioni di concorso alle Forze di Polizia, con una spesa complessiva di 225,1 milioni di €. Una scelta particolarmente grave, soprattutto alla luce delle parole del Ministro della Difesa stesso che nella introduzione del sopra citato DPP, esplicitamente indica proprio questo tipo di operazioni un lusso che il nostro Paese non può più permettersi; dovendo le Forze Armate medesime dedicarsi in via pressoché esclusiva ai propri compiti principali (difesa dello Stato da minacce esterne, deterrenza e contributo alla sicurezza collettiva). Sennonché…

Altro passaggio di un certo rilievo, l’aumento del contributo (per un totale di poco più di 1 miliardo di €) negli anni 2024-2027 allo “European Peace Facility” o EPF; quello strumento cioè che contribuisce anche alla fornitura degli aiuti militari all’Ucraina. Un segnale anche apprezzabile, soprattutto alla luce del fatto che l’attuale Governo ha trasmesso segnali di una certa “disattenzione” sul tema; come testimoniato dai soli 2 pacchetti di aiuti militari a Kiev e da uno ulteriore annunciato diverse settimane fa ma non ancora concretizzatosi.

Infine, occorre premettere anche che, da una parte, si sta pur sempre parlando di un Disegno di Legge; quindi suscettibile di modifiche nel corso dell’esame parlamentare. Dall’altra, che la forma con la quale sono presentate le cifre nel DdL di Bilancio non coincide esattamente con quella che sarà poi la programmazione tecnico-finanziaria propria (e più puntuale) del Ministero della Difesa. Per effetto di queste premesse, si precisa che i numeri finali/reali del Bilancio 2024 saranno dunque leggermente differenti; in una misura tale, comunque, da non modificare il quadro della situazione e (soprattutto) da non impedire di poter trarre già alcune importanti considerazioni con quanto disponibile oggi.

La Funzione Difesa

Per il settimo anno consecutivo, la Funzione Difesa registra un segno “più”; e se nei primi 2 anni di questa sequenza gli aumenti sono stati modesti, dal 2020 tale crescita è stata ben più sensibile. Intanto, per il 2024 si stima che essa raggiungerà i 20.840 milioni di € circa; ovvero oltre 1.280 milioni in più rispetto a quest’anno, pari a +6,6% circa. Come commento a queste cifre, si evidenzia l’aspetto negativo rappresentato dal rallentamento del processo di aumento; al tempo stesso, il possibile raffreddamento dell’inflazione garantirà però la conservazione di un maggiore potere di acquisto delle risorse stanziate.

Le note dolenti: il Personale e l’Esercizio

Note dolenti perché scomponendo la “Funzione Difesa” stessa nei suoi 3 capitoli di spesa principali, ci si accorge meglio di come essa soffra ancora di pericolosi squilibri. A partire dal capitolo del Personale nel 2024 crescerà ancora fino a circa 11.135 milioni di €; un aumento quasi impercettibile in termini percentuali e in termini monetari (appena +11 milioni circa rispetto al 2023). Ma comunque significativo per diversi motivi; primo perché nella pianificazione precedente non era previsto, secondo perché si scontra con una costante diminuzione del Personale stesso (Militare e Civile) e terzo perché rimangono del tutto intatti i rischi di una sua ulteriore crescita. Per effetto cioè di processi di revisione degli organici delle Forze Armate (concettualmente corretti ma mal declinati) e di aumenti di contratto, questa voce di spesa continuerà a pesare molto sul bilancio della Difesa nel suo complesso; anche troppo. L’altra nota (ancora più) dolente è rappresentata dall’Esercizio; un capitolo di spesa fondamentale perché da esso dipende in larga misura il livello di operatività dello Strumento Militare. Ebbene, per quest’ano si profila addirittura un taglio rispetto all’anno in corso; 2.190 milioni di € circa contro i 2.336,6 milioni di questo 2023 (-147 milioni circa, quasi il 9% in meno). Tanto per dare un riferimento di massima, di fatto, i fondi per questo capitolo di spesa dovrebbe essere addirittura il doppio!

L’Investimento prosegue invece la sua corsa

Sicuramente, questo è il capitolo del bilancio della Difesa più “felice”; grazie infatti al nuovo rifinanziamento del “Fondo per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di difesa nazionale”, la disponibilità di risorse si assesterà intorno ai 7.515 milioni di € circa per il 2024; con un aumento di oltre 1.400 milioni sempre su quest’anno, pari a +23%. Considerando le risorse stanziate anche dal Ministero delle imprese e del Made in Italy (MIMIT) che sostiene alcuni programmi di investimento selezionati (indicativamente, 1.775 milioni di €), la somma disponibile per il 2024 dovrebbe salire fino a 9,3 miliardi di €; con prospettive interessanti anche per gli anni a venire. Cifre dunque davvero rilevanti, che peraltro appaiono anche distribuite su un orizzonte temperale lungo; ovvero, le condizioni pressoché ideali per programmare adeguatamente il processo di ammodernamento e rinnovamento delle dotazioni delle Forze Armate, in termini di mezzi nonché sistemi d’arma.

Le spese militari in rapporto al PIL Al di là delle cifre in valore assoluto, come noto ormai ai più, il principale parametro per stabilire lo “stato di salute” di un bilancio della Difesa è il rapporto percentuale tra quest’ultimo e il PIL; il valore che si ottiene diventa così uno strumento adatto per confrontare in maniera omogenea i dati dei diversi Paesi e per misurare eventualmente la capacità di un Paese di rispettare determinati impegni assunti in ambito internazionale. Capire però allo stato attuale quale sarà l’esatta percentuale per l’Italia nel 2024 non è semplice. Oltre ai dati non puntualissimi della Funzione Difesa e del MIMIT, sono da tenere di conto anche quelli del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) per la copertura dei costi delle missioni militari all’estero (indicativamente, intorno ai 1.400 milioni di €). Dunque, valore percentuale non ancora definibile ma, da una prima stima, si può ipotizzare che esso non sarà molto diverso da quello del 2023. Ovvero, nessun aumento sulla strada del 2% fissata dalla NATO e, dato ancora più preoccupante, nessuno aumento è previsto nemmeno per i prossimi anni. Con l’obiettivo di quel 2% previsto (teoricamente) nel 2028 che di conseguenza diventa sempre più un “miraggio”.

Anche perché c’è un altro aspetto che necessita sempre più di un chiarimento; quello cioè legato alle comunicazioni del Ministero della Difesa all’Alleanza Atlantica circa il livello di spese militari del nostro Paese. Spese calcolate secondo i peculiari criteri richiesti dalla NATO medesima. Ebbene, da ormai qualche anno questo specifico passaggio è diventato opaco, privo com’è delle necessarie informazioni per comprendere come si formi il valore comunicato. Appare dunque quanto mai necessario stracciare questo velo di opacità, al fine di chiarire somme che altrimenti (detto senza mezzi termini) appaiono talmente “gonfiate” da alterare in maniera sostanziale il reale livello di spesa militare del nostro Paese. Una condizione evidentemente inaccettabile, dato che qualsiasi dibattito su questo tema (ammesso che l’Italia lo voglia affrontare davvero…) non può certo prescindere da una chiara e puntuale definizione di tale livello.

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