skip to Main Content

Bce

Che cosa farà la Bce. Parole e sottintesi di Lagarde sull’Italia

Conferme e novità dalla riunione del comitato direttivo della Bce e dalla conferenza stampa della presidente Lagarde. L'approfondimento di Giuseppe Liturri

 

“Ci rivediamo a settembre”. Così Christine Lagarde ha congedato i giornalisti al termine della conferenza stampa in cui ha confermato, quasi utilizzando la carta carbone, tutto il pacchetto di decisioni già confezionato lo scorso 4 giugno.

In particolare:
1) tassi invariati in territorio negativo. E ci saremmo meravigliati del contrario, considerato che da tempo era chiaro che spingere su quella leva, oltre a rivelarsi inefficace, avrebbe suscitato le ire dei tedeschi.

2) prolungamento degli acquisti col nuovo programma PEPP da 1.350 miliardi almeno fino a giugno 2021 e, in ogni caso, finché non si valuterà terminata la crisi da Covid 19. Reinvestimento dei rimborsi per titoli giunti a scadenza almeno fino alla fine del 2022. Flessibilità sia nella scelta degli strumenti finanziari che dei Paesi emittenti quei titoli. In ogni caso, il successivo scarico del portafoglio titoli avverrà con l’opportuna cautela.

3) proseguimento del programma APP con acquisti da €20 miliardi mensili, a cui si aggiungono i 120 miliardi decisi a marzo scorso. Tali acquisti netti termineranno solo poco prima che la BCE cominci a rialzare i tassi. (cioè non prima del 2024, cioè mai). Il reinvestimento dei titoli in scadenza con il programma APP continuerà ancora a lungo dopo l’inizio del rialzo dei tassi e, in ogni caso, per quanto a lungo necessario al fine di mantenere favorevoli condizioni di liquidità e politica monetaria accomodante.

4) conferma della disponibilità a sostenere il sistema bancario con abbondante liquidità, fornita attraverso operazioni di rifinanziamento (TLTRO), affinché le banche possano finanziare imprese e famiglie.

Cosa c’è di rilevante, allora rispetto al 4 giugno? Tutto e nulla.

Tutto, perché non era affatto scontato che la Lagarde proseguisse imperturbata lungo il sentiero tracciato il 4 giugno e non decidesse invece di lanciare qualche ramoscello di ulivo verso la Bundesbank che deve ancora decidere come comportarsi per adempiere alla sentenza della Corte di Karlsruhe del 5 maggio. Ramoscello che non è arrivato, aldilà di qualche opportunistico al cerchio (“prima o poi rientreremo dalle deviazioni rispetto alla base di ripartizione negli acquisti”) ed alla botte (“la base di ripartizione non ci condizionerà”). Ora la palla è tutta nel campo della Bundesbank ed, a seconda della sua risposta, di nuovo nel campo della Corte.

Nulla, perché ha riproposto lo stesso pacchetto di decisioni.

Ma alcuni aspetti emersi dalla conferenza stampa sono degni di nota:

  • La Lagarde ha accennato al fatto che il ritmo degli acquisti nelle ultime settimane si è fatto meno intenso (siamo scesi intorno ai 25 miliardi settimanali dai massimi di 44 di inizio maggio), lasciando intendere che la situazione dei mercati le appare soddisfacente. È giunta così puntuale la domanda della corrispondente del Sole 24 Ore, Isabella Bufacchi, che le ha chiesto quale fosse il livello di “soddisfazione” per lei. E qui la Lagarde ha mostrato un lieve imbarazzo, facendo rilevare che la situazione è nettamente migliorata rispetto a fine marzo (momento di avvio del programma PEPP) ma poi è stata costretta ad ammettere che non siamo ancora ai livelli di spread antecedenti lo scoppio della crisi. Insomma, dalle parole della Lagarde, quasi dal sen fuggite, pare intendersi che un livello di spread BTP/Bund intorno a 160/170 è indice di una situazione di mercato “soddisfacente”. Non è affatto una buona notizia per il nostro Paese. E’ arrivato il segnale, ove mai ce ne fosse stato bisogno, che la Bce non può spingersi oltre lungo il terreno, peraltro inesplorato, su cui si è avviata.
  • Messa di fronte alla domanda circa l’eventuale utilizzo solo parziale del plafond di acquisti di 1.350 miliardi (383 miliardi già raggiunti al 10 luglio) ha risposto che questo è uno scenario attualmente non compaibile con il loro scenario base. Al momento, quel plafond servirà tutto. E con questo a messo a tacere le voci, peraltro confermate da una dichiarazione del capo della Banca Centrale olandese, Knot, che ipotizzava uno scenario di acquisti inferiori al massimo. Quindi la Bce proseguirà imperterrita col suo programma che garantisce che quasi tutti il nostro fabbisogno di emissioni nette per il 2020 sarà acquistato dalla Bce.

Questo fino a quando la Germania deciderà cosa vorrà fare della sentenza di Karlsruhe: la Bundesbank si ritirerà dal programma di acquisti, ottemperando alla sentenza delle toghe rosse, o accomoderanno la vicenda, consapevoli che l’eurozona ha portato enormi vantaggi ai tedeschi e che Parigi (Bce che di fatto fa finanziamento monetario dei deficit pubblici) val bene una messa (l’integrità dell’eurozona ed i connessi vantaggi)?

Soprattutto se l’Italia sarà messa al guinzaglio del Mes o del Recovery Fund, i tedeschi saranno sicuri che il “pasto gratis” concesso all’Italia con gli acquisti Bce, non sarà poi così gratis e la disciplina di bilancio per il nostro Paese sarà ferrea.

Back To Top