La volontà di fermare o quantomeno ostacolare la riforma del credito cooperativo varata dal governo Renzi nel 2016 torna al centro del dibattito politico.
ECCO GLI EMENDAMENTI DELLA LEGA SU BCC, ICCREA E CASSA CENTRALE
L’intenzione è far sì che per le singole Bcc, o almeno per quelle in salute, non sia più obbligatorio confluire in un gruppo bancario. Occorre garantire l’autonomia, il principio di mutualità e la territorialità degli istituti, spiegano dal governo invocando una riflessione sul processo di aggregazione in corso. La difesa delle istanze di una parte del mondo del credito cooperativo è stata sin dalla nascita dell’esecutivo giallo-verde uno dei temi sollevati dai leghisti.
FATTI E RETROSCENA. L’ARTICOLO DI MICHELE ARNESE
TUTTI GLI OBIETTIVI DELL’INTERVENTO DEL GOVERNO
Non a caso, gli emendamenti al decreto fiscale presentati in Senato sono targati Carroccio con la firma di Alberto Bagnai, capogruppo in commissione Finanze. Ieri a farsene portavoce, al termine di un incontro a Palazzo Chigi, sono stati però i ministri pentastellati Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro che tra le novità hanno annunciato una norma per tenere le Bcc al riparo dalla speculazione: «non dovranno contabilizzare costantemente perdite legate all’andamento dello spread», ha sottolineato il ministro per i Rapporti con il Parlamento.
I TENTATIVI PRECEDENTI
Già con il Milleproroghe di luglio il governo aveva allungato a 180 giorni i termini per l’adesione delle singole bcc a una della tre capogruppo (Iccrea, Cassa Centrale Banca e gruppo Raiffeisen per le altoatesine) portando al 60% la quota di capitale detenuta dalle banche aderenti.
CHE COSA SI PROPONE SULLE BCC
A Palazzo Madama Lega e Fratelli d’Italia e Sudtiroler Volkspartei hanno presentato modifiche all’articolo 20 del decreto fisco che consentono agli istituti di scegliere tra confluire alle holding o in alternativa rivolgersi a sistemi di garanzia istituzionale, sul modello tedesco.
BCC, LE MIRE DI M5S E LEGA, GLI EFFETTI SU ICCREA E CASSA CENTRALE
IL DOSSIER BCC TRENTINE
Una norma, spiega una fonte leghista, che riguarda principalmente le banche trentine. Potranno però non aderire a un gruppo unico anche quelle Bcc che hanno un patrimonio netto di almeno 100 milioni, nonché determinati requisiti di Cet1 Ratio e di Npl ratio.
LA QUESTIONE DELL’ADESIONE A ICCREA E CASSA CENTRALE
Tra le altre misure proposte c’è anche l’adesione obbligatoria a un fondo di garanzia e solidarietà del credito cooperativo, istituito a decorrere da 1 gennaio 2019. Proprio questo meccanismo potrebbe essere l’espediente fuori dall’Alto Adige per evitare di entrare in una delle holding.
GLI INTERESSI DI ALCUNE BCC TOSCANE SULL”INTERVENTO DEL GOVERNO. FATTI E RUMORS
LA COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
È previsto infine che il consiglio d’amministrazione della capogruppo sia costituito per due terzi (ossia due membri su tre) da rappresentanti delle banche aderenti. Si media però per arrivare a una soluzione condivisa con le opposizioni.
CHE COSA SI STUDIA SU POPOLARE DI BARI E POPOLARE DI SONDRIO
Allo studio ci sarebbero anche interventi sulle popolari, per esentare la Popolare di Sondrio e quella di Bari dalla riforma voluta sempre dal governo di Matteo Renzi, nel 2015. Gli istituti sono infatti gli unici due a non essersi ancora trasformati in spa considerando la riforma in contrasto con la disciplina nazionale e comunitaria.
(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)
+++
TUTTE LE ULTIME NOVITA’ SU POPOLARE DI BARI E POPOLARE DI SONDRIO
FATTI E INDISCREZIONI SULL’INTERVENTO DELLA LEGA NEL DOSSIER BCC. L’ARTICOLO DI MICHELE ARNESE