skip to Main Content

Bcc

Bcc, che cosa chiedono le Banche di credito cooperativo al governo

Il commento dell’editorialista Angelo De Mattia su presente e futuro della riforma delle Bcc (Banche di credito cooperativo) Il mondo della cooperazione di credito ha preso unitariamente posizione sulle ipotesi di revisione della riforma delle bcc, a fronte del preannuncio, da parte del governo, dell’intento di rivisitare la riforma in questione approvata nel 2016 e…

Il mondo della cooperazione di credito ha preso unitariamente posizione sulle ipotesi di revisione della riforma delle bcc, a fronte del preannuncio, da parte del governo, dell’intento di rivisitare la riforma in questione approvata nel 2016 e ora in corso di realizzazione con le misure attuative.

CHE COSA CHIEDONO LE BCC AL GOVERNO

Nella sostanza, si chiede di non fermare il procedimento di attuazione. Misure sul piano realizzativo che possano agevolare la riforma, a cominciare dal rafforzamento delle specificità territoriali, sono possibili e senz’altro opportune. Tra queste vi è un sistema di Vigilanza sui gruppi bancari cooperativi, ai quali le bcc devono aderire con un patto di coesione, che sia meglio improntato ai requisiti di proporzionalità e alla peculiarità del settore. Ma tutto ciò non comporta una revisione legislativa della materia ancora fresca di approvazione.

I SETTORI IN CUI AGIRE

Si può e si deve agire anche in versanti collaterali, quale la normativa in fieri sui requisiti degli esponenti bancari o l’attuazione della Mifid 2 per la parte che concerne le azioni delle bcc, ma ciò non esige, appunto, che si smonti la riforma, come da qualche parte si vorrebbe e come gli stessi annunci, ad opera della maggioranza di governo, sul progettato varo di una moratoria della nuova disciplina lascerebbero intravedere.

NATURA E OBIETTIVI DELLA RIFORMA

È utile ricordare che il corso della riforma è iniziato nel 2015 con una proposta richiesta alla categoria che ha visto aggregate quasi tutte le parti del settore, anche con l’intento di evitare il bis in idem rispetto al pessimo procedimento di riforma della banche popolari.

LA QUESTIONE DELL’OBBLIGATORIETA’ DELL’ADESIONE

La conclusione con legge del lungo iter di revisione della disciplina delle bcc era ed è pur sempre perfettibile; alcuni passaggi potevano meglio enfatizzare la vocazione territoriale di questi istituti. Tuttavia, l’obbligatorietà dell’adesione a gruppi cooperativi non lede l’autonomia di queste banche locali, ma diventa una protezione della stessa autonomia, rafforzando i presidi per la sana e prudente gestione e per la salvaguardia della stabilità. Ciò che il mondo della specifica cooperazione chiede, mentre non vede positivamente l’eventuale smontaggio della riforma che comporterebbe una procrastinazione alle calende greche di necessarie innovazioni, è senz’altro ragionevole e verte sul terreno realizzativo. In particolare, il punctum dolens della Vigilanza non può essere negato.

IL NODO DELLA VIGILANZA NAZIONALE

Per intermediari di questo tipo, proiettati nel sostegno delle economie locali, il principio di sussidiarietà che privilegia una Vigilanza nazionale calza a pennello. Benché i gruppi bancari cooperativi abbiano parametri che li rendano istituti significant e, dunque, sottoponibili alla Vigilanza della Bce, in questo caso l’automatismo non può trovare accoglimento.

LE CARATTERISTICHE DA TENERE IN CONSIDERAZIONE

Le peculiarità della prevista operatività dovrebbero valere a sottrarre tale comparto alla Vigilanza unica e non per preferire una Vigilanza che potrebbe essere meno rigoristica, ma per non rendere applicabili norme, criteri e metodologie con i quali opera la Vigilanza unica con riferimento a banche che sono enormemente diverse dalle bcc. E tutto ciò a tacere dell’inadeguatezza di quest’ultima Vigilanza. Dunque, instaurando un confronto con Bruxelles e Francoforte, si deve operare, da parte dell’esecutivo, per conseguire questo risultato importante per la riforma, della quale viene salvaguardata l’intera impostazione.

L’ESPERIENZA TEDESCA DELLE SPARKASSE

L’esperienza tedesca delle Sparkasse può essere utilmente chiamata in causa. Deve essere chiaro che non si riforma ab imis la riforma, né si intende dar seguito a dichiarazioni sui costi della revisione poi acrobaticamente smentite, ma si adottano solo alcune misure attuative della riforma stessa.

(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)

Back To Top