skip to Main Content

Popolare Di Bari

Popolare di Bari, tutte le sportellate sindacali contro Carrus

I perché delle proteste dei sindacati alla Banca Popolare di Bari controllata dal Mediocredito centrale (Mcc, gruppo Invitalia). L'articolo di Emanuela Rossi.

 

Un tavolo di confronto per superare il piano dei tagli stipendiali e per avviare il rilancio della Banca Popolare di Bari, nel 2019 salvata dal fallimento – dopo il commissariamento della Banca d’Italia – grazie all’intervento di Mediocredito Centrale e da giugno 2020 divenuta una società per azioni. A chiederlo sono i sindacati di settore – Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – che hanno indetto per ieri uno sciopero, il primo nella storia dell’istituto, e due presidi a Bari e a Teramo.

Secondo l’agenzia di stampa Radiocor, che cita fonti sindacali dell’azienda, l’adesione sarebbe stata intorno al 90% e sarebbero rimaste chiuse quasi 200 filiali delle 217 totali.

LE ACCUSE DEI LAVORATORI DI POP BARI

Sono essenzialmente due le questioni che hanno portato i lavoratori della Popolare di Bari guidata dall’ad, Cristiano Carrus (nella foto), a incrociare le braccia e sono tutte legate al piano di salvataggio dell’istituto che oggi può contare su 217 filiali, soprattutto al Sud, e su 2.180 dipendenti. In particolare, si chiede di superare il contratto di solidarietà – che da tre anni pesa per il 6,67 della retribuzione e che è previsto duri sino a fine 2024 – e di avviare senza tentennamenti il progetto di rilancio della banca.

Il 29 marzo scorso i sindacati hanno incontrato l’azienda per la procedura di conciliazione, necessaria ad indire uno sciopero, ma riferiscono di non aver ricevuto riscontri così come durante la presentazione del piano industriale di Mediocredito Centrale guidato dall’ad, Bernardo Mattarella,  “l’azienda non ha dato risposte chiare e concrete”.

IL BILANCIO 2022

Nel frattempo Popolare di Bari ha chiuso il 2022 con una perdita di 45,34 milioni di euro, in progresso rispetto al rosso di 170 milioni del 2021. In crescita gli impieghi alla clientela (5,30 miliardi, +4,4% su anno) e la raccolta diretta (6,39 miliardi, +0,6%); stabile invece la raccolta indiretta (3,67 miliardi a fronte di 3,70 miliardi a fine 2021).

Segno meno per i costi operativi che scendono del 18,4% a quota 260,85 milioni grazie soprattutto a una contrazione delle spese per il personale (127,01 milioni, -35,1%).

I SINDACATI: SUBITO TAVOLO DI CONFRONTO CON AZIENDA, BANCO DI PROVA PER IL GOVERNO

Stante tale situazione, le organizzazioni sindacali chiedono “un tavolo di confronto e l’avvio di corrette relazioni sindacali per mettere al centro il futuro della banca”, come evidenzia la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito. E’ chiaro, spiega, che “c’è il bisogno urgente di discutere dei temi cruciali per il futuro” dell’istituto e che “investono la capogruppo Mediocredito Centrale: dal recupero salariale, alla luce del taglio dell’orario di lavoro, all’organizzazione del lavoro, perché sia chiara la strategia di rilancio della banca”. Al momento, rileva Esposito, “non c’è alcuna idea di futuro, al contrario il management sta svuotando la banca, accorpando filiali e proseguendo nella desertificazione e nell’abbandono del territorio” e “il miglioramento dei conti è solo il frutto del sacrificio, organizzativo e salariale, delle lavoratrici e dei lavoratori”.

La segreteria nazionale Uilca e il coordinamento nazionale Uilca Banca Popolare di Bari si dicono “al fianco dei lavoratori consapevoli dell’ennesimo sacrificio cui sono chiamati, ribadendo che la ripresa della Banca Popolare di Bari costituisce un elemento essenziale per favorire una presenza del settore del credito nel Mezzogiorno a sostegno di famiglie, imprese e dello sviluppo dei territori. L’azione di mobilitazione rappresenta quindi anche un richiamo alla necessità di porre questo processo virtuoso a favore dello sviluppo del settore del credito nel Mezzogiorno, nel cui ambito deve ritrovare spazio la possibilità di realizzare una Banca per il Sud”.

Alza il tiro Riccardo Colombani, segretario generale First Cisl, che – dopo aver ricordato i sacrifici dei lavoratori dell’istituto e la necessità del confronto con l’azienda – chiama in causa anche Palazzo Chigi. “Il progetto di Banca di investimento per il Mezzogiorno, attualmente in stallo, va rilanciato perché rappresenta un’opportunità importante per territori che hanno visto in questi anni il disimpegno dei grandi gruppi bancari. Per un governo che si propone obiettivi ambiziosi e di legislatura – conclude – quello di Popolare di Bari rappresenta quindi un banco di prova importante per mettere a terra nuove politiche creditizie al servizio dello sviluppo”.

Back To Top