Colpo di scena: Mediobanca, per centrare l’obiettivo Banca Generali ed evitare l’acquisto da parte di Mps, fa slittare a sorpresa l’assemblea che doveva decretare l’ok all’ops su Banca Generali al 25 settembre. Ma “ora il Monte dei Paschi di Siena avanza”, chiosa il Corriere della Sera.
Ecco fatti, numeri e approfondimenti.
COSA DICE MEDIOBANCA SUL RINVIO DELL’ASSEMBLEA
«L’attività di engagement pre-assembleare ha confermato l’esistenza di un largo supporto del mercato, testimoniato anche dai pareri favorevoli unanimi dei proxy advisors», ha spiegato la banca milanese guidata dall’ad, Alberto Nagel. «Al tempo stesso — ha detto ancora la banca dopo il cda — alcuni soci, titolari di un investimento sia in Mediobanca sia in Generali hanno sottolineato l’esigenza di conoscere le valutazioni e l’orientamento della compagnia rispetto alla proposta di Mediobanca al fine di potersi esprimere nell’assemblea, anche considerando che l’adesione del Leone è essenziale per il perfezionamento dell’operazione».
LE MIRE RINVIATE DI MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI
Il rinvio deciso a maggioranza dal cda di Mediobanca, con un’astensione e un voto contrario dei due esponenti di Delfin (Sandro Panizza e Sabrina Pucci), concede tempo prezioso al ceo di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, per cercare di allargare il consenso all’operazione su Banca Generali. Lo spostamento dell’assemblea, che per primo aveva chiesto Francesco Gaetano Caltagirone guardando con ogni probabilità all’approdo finale su Generali, è stato concesso perché anche altri azionisti di Mediobanca e della compagnia di Trieste hanno chiesto di avere maggiori dettagli sui piani con la società di asset management di Trieste.
I VERI MOTIVI DEL RINVIO DELL’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA SULL’OPS PER BANCA GENERALI
Ma dietro la somma c’è altro, secondo il Corriere della Sera: “Anche i numeri, tuttavia, avrebbero avuto un peso. Tra voti contrari e astensioni, in assemblea si sarebbe arrivati vicini al 42-44% del capitale, superando i voti favorevoli al via libera all’offerta. Tra questi ci sarebbe Delfin che con il suo 19,9% si sarebbe astenuto, e probabilmente anche Edizione dei Benetton. Unicredit, spuntata a sorpresa con il 2%, avrebbe potuto seguire. All’assemblea per il rinnovo del board di Generali, Orcel si era schierato per la lista di minoranza di Caltagirone. Tra i nettamente contrari, naturalmente, l’imprenditore romano (9,9%)”.
IL NODO GENERALI
L’esigenza di avviare un “processo di analisi” è stata avvertita da Generali (che comprerà una parte delle azioni del Leone detenute da Mediobanca, come prevede l’ops) a ben sei settimane di distanza da quando, il 28 aprile, Mediobanca ha annunciato l’ops su Banca Generali e con soli quattro giorni di anticipo dall’attesa assemblea di Piazzetta Cuccia, ha fatto notare Vittorio Malagutti sul quotidiano Domani. Inoltre dal fronte di Caltagirone era arrivata la richiesta di rinviare l’assise dei soci proprio allo scopo di avere maggiori ragguagli sulla posizione di Generali.
BANCA GENERALI E LA PRIORITÀ NEL WEALTH MANAGEMENT
Ma scorrendo i dati e i numeri della Banca del Leone, si capisce perché Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, ha puntato su di essa. Anche dopo il tentativo fallito nel 2020 di comprarla. Uno degli obiettivi di Piazzetta Cuccia è quello di creare un colosso nel wealth management. Un settore su cui Banca Generali – specie da quando il suo ceo è Gian Maria Mossa – si è concentrata in maniera particolare. “Per avere un’idea – ha scritto nei giorni scorsi il Sole 24 Ore – le masse del private dal 2014 al 2024 sono passate da 21 a 74 miliardi di euro, mentre a livello globale alla fine dello scorso anno il patrimonio si è attestato a 103 miliardi con un incremento del 253% rispetto ai 29,1 miliardi del 2013”.
I NUMERI DI BANCA GENERALI
Numeri che hanno posto Banca Generali al quarto posto in tutta Italia nell’ambito dei gestori con reti mentre in ambito private è la terza realtà italiana dietro Intesa Sanpaolo e Unicredit. Il dato di masse private della banca del Leone è infatti superiore ai circa 65 miliardi di Mediobanca in quel segmento. Mentre il wealth management dell’azienda guidata da Nagel si attesta a 106,8 miliardi. Quindi se le due realtà si dovessero unire in una nuova entità, il peso tra le due – considerando le masse in gestione complessive – sarebbe pari.
UTILI E DIVIDENDI DI BANCA GENERALI
L’anno scorso Banca Generali ha avuto il miglior bilancio della sua storia, a sentire il direttore generale Mossa. L’utile netto è stato di 431,2 milioni di euro, tra questi la componente ricorrente è di 339,3 milioni. E proprio in virtù del miglior anno della sua storia, ad aprile il cda “ha deliberato la proposta di distribuire dividendi per 327,2 milioni di euro, pari a 2,80 per azione (al lordo delle ritenute di legge) per ognuna delle 116.851.637 azioni emesse e corrispondenti ad un pay-out totale del 76% dell’utile consolidato dell’esercizio 2024”.
L’utile netto del primo trimestre 2025, però, è in calo rispetto allo stesso periodo del 2024: 110,3 milioni rispetto ai 122 dell’anno precedente. Un risultato “ottenuto nonostante la forte volatilità che ha caratterizzato i mercati da inizio anno e gli accentuati cali dei listini azionari internazionali a marzo, riflette ancora una volta la solidità del business di Banca Generali in qualsiasi contesto di mercato” si legge nel comunicato diramato a maggio sui risultati finanziari. Mentre le masse gestite per conto dei clienti da Banca Generali hanno raggiunto a fine marzo i 103,9 miliardi, con una crescita del 7,3% su base annuale.
QUANTI SONO I CONSULENTI, LE FILIALI E I DIPENDENTI DI BANCA GENERALI
In tutto ciò, i consulenti di Banca Generali – divisi tra private banker e wealth advisor – sono 2353. La crescita è stata rilevante, considerando che dieci anni fa erano circa 1450. Numeri significativi anche se si guarda il confronto con i consulenti di Mediobanca, che si attestano a circa 1300 private bankers. I dipendenti di Banca Generali, invece, sono 1104. Per quanto riguarda filiali e sedi, la Banca del Leone può fare affidamento su 46 filiali e ben 172 uffici, sparsi in tutta Italia, specie nelle grandi città.
ACQUISIZIONI, PARTNERSHIP E OPERAZIONI DELLA BANCA DEL LEONE
Lo sviluppo di Banca Generali nei suoi 25 anni di storia è stato costante. Nata nel 1998 come costola di Assicurazione Generali ma da banca telematica, già nel 2000 incorpora Prime Spa. E inizia una serie di acquisizioni e partnership. Nel 2003 quella di Banca Primavera, nel 2005 di Intesa Fiduciaria, nel 2006 arriva la quotazione alla Borsa italiana e l’acquisto di Bsi Italia. Due anni più tardi, invece, acquisisce Banca del Gottardo Italia.
Dopo qualche anno di stallo, nel 2014 c’è l’acquisizione del ramo di private banker in Italia da Credit Suisse e nel 2018 la creazione della società BG Saxo, in partnership con la danese Saxo Bank. Poi nel 2019 sono completate le operazioni di acquisto di Nextam Partners Spa e Valeur Fiduciaria S.A. E ora, dopo il fallito acquisto da parte di Mediobanca nel 2020, per Banca Generali si potrebbe aprire un altro capitolo.
L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA SLITTATA
L’assemblea di Mediobanca, che doveva decidere sul via libera all’ops, era prevista per lunedì 16 giugno. Nei giorni precedenti ci sono state diverse scaramucce tra le parti coinvolte. Secondo le stime, per la luce verde serviranno almeno il 40% dei titoli presenti, cioè il 50% più uno del capitale presente. Il fronte dei favorevoli si è allargato negli scorsi giorni, con Banca Mediolanum e Mediolanum Vita (con il 3,49%) che hanno preannunciato il loro sì. A seguire anche Finprog Italia, della famiglia Doris, con il suo 0,96%. Con loro anche il fondo sovrano Norges Bank, con un altro 1,45%. Ma anche altri investitori internazionali, come New York City Comptroller, Calstrs, Florida State board e Calpers, Calvert e Praxis.
C’è chi scoprirà le carte solo all’ultimo, come BlackRock (che ha il 3,5%), Pimco e Vanguard. Lo stesso vale per Delfin, che essendo primo azionista di Mediobanca con il 19,8% ha però un peso decisivo: l’orientamento oscilla tra contrarietà ed astensione, di sicuro non pro ops su Banca Generali. La cassaforte della famiglia Del Vecchio potrebbe far fronte comune, come succede in altre partite del risiko, con il gruppo Caltagirone – che ha circa il 10%.
A guidare il fronte dei contrari è sicuramente Caltagirone – socio di Mediobanca, di Mps e di Generali – che ha tentato anche di rinviare ufficialmente l’assemblea di Mediobanca. Accanto a lui, dovrebbero schierarsi fondazioni varie e casse previdenziali, come l’Enpam, l’Enasarco e Cassa forense. Un esito in bilico, che deciderà le sorti di Banca Generali e della mossa di Nagel. Che, al momento, ha deciso di congelare tutto per chiarire strategia e tattica durante l’estate: assise ora in programma il 25 settembre.