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BFF (Banca Farmafactoring), tutti i subbugli

Che cosa succede a BFF (Banca Farmafactoring)? L'articolo di Emanuela Rossi.

C’è maretta in casa BFF (Banca Farmafactoring) per la gestione dei 49 esuberi. Le trattative sindacali, dopo 11 incontri, ancora non hanno portato ad alcun risultato e, a seguito dell’assemblea del 13 gennaio, Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin attive in BFF Bank hanno ricevuto il mandato alla mobilitazione contro i licenziamenti.

CHI È E COSA FA BFF BANK

BFF Banking Group è un operatore di finanza specializzata, il più grande in Italia e tra i più importanti in Europa, che si occupa di gestione e di smobilizzo pro soluto di crediti commerciali vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, nei securities services e nei servizi di pagamento. Fondato nel 1985 da un gruppo di aziende farmaceutiche, per rispondere alle loro esigenze di gestione e incasso dei crediti verso il sistema sanitario, oggi è attivo – oltre che nel nostro Paese – anche in Croazia, Francia, Grecia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna. Tra il 2010 e il 2013 BFF ha esteso la sua offerta a tutti i fornitori di enti pubblici, nel 2015 si è trasformato in banca quotandosi due anni dopo alla Borsa di Milano.

Gli ultimi dati economici disponibili, relativi ai primi nove mesi del 2022, raccontano di una banca piuttosto sana: utile netto rettificato a 105,4 milioni (+33% su anno) e utile netto contabile a 93 milioni, forte crescita del portafoglio crediti a 4,8 miliardi (+37% su anno), ad un nuovo massimo storico, ricavi netti rettificati pari a 275 milioni. Nel terzo trimestre dello scorso anno si sono maturati dividendi per 36,8 milioni che saranno pagati a seguito dell’assemblea degli azionisti, in programma il prossimo aprile.

Al 30 settembre scorso lo stato patrimoniale consolidato era pari a 13 miliardi (+18% rispetto al 30 settembre 2021) e il portafoglio crediti a 4.760 milioni (+37% anno su anno), ai massimi storici, con una forte performance dell’Italia (+56% su anno). Sul fronte dei crediti deteriorati netti (sofferenze, inadempienze e Past Due) tra gennaio e settembre 2022 si è assistito a un aumento a 286,2 milioni (104,1 milioni a fine 2021 e 93,2 milioni a fine settembre 2021), di cui il 91% sono verso il settore pubblico (80% alla fine 2021 e 79% al termine dei primi nove mesi 2021). I crediti deteriorati netti, al netto dei dissesti, erano pari a 207,9 milioni rispetto ai 39,6 milioni a fine 2021 e ai 22,3 milioni nei primi 9 mesi 2021.

CHI È L’AD BELINGHERI

Il manager alla guida di Banca Farmafactoring, Massimiliano Belingheri, è un bocconiano che ha iniziato la carriera in McKinsey & Company, a Milano e a Londra, in qualità di business analyst. Dopo un MBA (Baker Scholar) ad Harvard è entrato in Apax Partners di cui è diventato partner nel 2007 e responsabile del team di servizi finanziari in Europa nel 2008. Dal 2002 al 2004 è stato anche consigliere di amministrazione di Azimut Holding S.p.A. e dal 2011 al 2013 di Psagot Investment House. Da dicembre 2006 è entrato nel board di Bff Bank che guida da dicembre 2013.

A Belingheri va il primato dell’ad più pagato di una banca italiana. Secondo la classifica stilata da Milano Finanza sulla base dei compensi ottenuti nel 2021 e senza considerare le stock option, il top manager guadagna infatti oltre 6,4 milioni precedendo illustri colleghi come Carlo Messina di Intesa Sanpaolo (quasi 4,2 milioni) e Alberto Nagel di Mediobanca (3,2 milioni). Ben distante, a 1,8 milioni, Andrea Orcel di Unicredit che diventa invece il primo in classifica se si aggiungono le azioni (4,8 milioni) che portano la remunerazione del banchiere romano a 6,8 milioni (considerando anche 89mila euro di cash variabile).

LA FUSIONE CON DEPOBANK

Quasi due anni fa ormai, a marzo 2021, BFF ha perfezionato il closing di acquisizione e successiva fusione per incorporazione di DepoBank. BFF ha acquistato il 76% circa del capitale dai soci, in particolare da Equinova, allora principale azionista di DepoBank con il 91,6% (le restanti azioni erano in mano ad altre banche italiane). Equinova è la holding company di Advent International Corporation, Bain Capital Private Equity Europe LLP e Clessidra SGR S.p.A. In seguito c’è stato un concambio in azioni BFF del rimanente 24% circa del capitale sociale di DepoBank e un connesso aumento del capitale sociale di BFF, al termine del quale Equinova detiene il 7,6% del capitale sociale dell’entità risultante.

IL PROBLEMA DEGLI ESUBERI

Sul fronte delle trattative sindacali, come si diceva, BFF non riesce a trovare un accordo per la gestione degli esuberi del gruppo, in totale 49. Secondo Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin “per tutta la durata della trattativa con oltre 11 incontri la banca si è mostrata indisponibile a tutte le proposte avanzate restando, inoltre, irremovibile su alcuni temi assolutamente inaccettabili. Primo fra tutti la comunicazione che qualora il numero di uscite volontarie fosse insufficiente a coprire gli esuberi dichiarati si avvierà, già da inizio febbraio, la procedura di licenziamento collettivo”.

A detta delle organizzazioni sindacali, inoltre, la banca non si è impegnata “né per un’eventuale ricollocazione dei dipendenti né per l’apertura di un fondo di sostegno al reddito che avrebbe consentito l’accesso ad un ragionevole numero di lavoratori in alternativa alla proposta aziendale che permetteva l’accesso nella migliore delle ipotesi a un massimo di 3 lavoratori”.

“Per tutta la durata della trattativa – si legge ancora nel comunicato dei sindacati – ci siamo battuti strenuamente per la ricollocazione dei colleghi, per l’estensione degli strumenti (fondo di sostegno al reddito, esodo incentivato, ecc.) a tutta Bff Bank e, soprattutto, per impedire il ricorso ai licenziamenti collettivi. Non ci siamo riusciti solo per l’ostinata e cieca volontà della banca di preservare, più che il posto di lavoro dei colleghi e la sicurezza economica delle loro famiglie, il bilancio ed il denaro che il Cda/azionisti e l’Amministratore delegato (che con i suoi 6,5 milioni di stipendio è il dirigente più pagato in Italia per il settore del credito, più dell’Ad di Intesa Sanpaolo) si spartiscono periodicamente, senza alcuna remora”.

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