Più facile revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia o modificare le convenzioni fra Stato e società autostradali in materia di pedaggi?
Più fruttuoso sparacchiare sulla famiglia Benetton che controlla Autostrade tramite Atlantia o dare allo Stato un vero potere di controllo e verifica di lavori e manutenzioni delle autostrade?
Non sono domande banali dopo l’annuncio del governo di voler revocare ad Autostrade per l’Italia la concessione.
Una mossa alla Chavez che fa presagire un periodo di statalismo e nazionalizzazioni. O una manovra che rientra in una strategia da braccio di ferro visto che in serata il governo ha fatto balenare l’idea di una sanzione al posto della revoca?
Nazionalizziamo le #Autostrade, così funzioneranno bene come #Alitalia e saranno costruite velocemente come la #SalernoReggioCalabria (gestita da #Anas)
— Andrea Giuricin (@AndreaGiuricin) August 15, 2018
Stupisce innanzitutto che un giurista come il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dica di voler revocare un atto amministrativo “senza attendere i tempi della giustizia”. Si avvia un’epoca di processi sommari?
Revocare la concessione a Autostrade per l’Italia senza indennizzo equivale a istanza di fallimento.
Il gruppo ha 7.428 dipendenti, 1,3 miliardi di debiti verso fornitori e 7,5 miliardi di prestiti obbligazionari (dati al 30.6.2018)— Fabio Bolognini (@Linkerbiz) August 16, 2018
Ma con le leggi, i regolamenti e le convenzioni, comunque, si deve aver a che fare.
Infatti si aprirà di sicuro un contenzioso legale con Autostrade dai tempi e dagli esiti incerti, come hanno sottolineato molti esperti e addetti ai lavori. Con un costo per lo Stato che può arrivare a 20 miliardi, è stato stimato (qui l’approfondimento di Start Magazine).
#Conte annuncia revoca della concessione a #Autostrade. A giudicare dal contratto (capestro) del 2007 per centrare l'obiettivo serviranno molti mesi, forse anni, e svariati mld (10-15-20). Leggere per credere pic.twitter.com/x9rDTIid2p
— Vittorio Malagutti (@VMalagutti) August 15, 2018
La nota della società del gruppo Atlantia fa notare come non ci siano contestazioni formali per revocare la concessione dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova e che il valore della concessione sarà stabilito dalla stessa concessionaria in caso di reale revoca. Leggere per credere: “Pur considerando che anche nell’ipotesi di revoca o decadenza della concessione – secondo le norme e procedure nella stessa disciplinate – spetta comunque alla concessionaria il riconoscimento del valore residuo della concessione, dedotte le eventuali penali”, si legge nel comunicato di Autostrade.
Una stranezza? Una bizzarria? Una delle tante contenute nella convenzione firmata nel 2007 quando a Palazzo Chigi c’era Romano Prodi e Anas era presieduta da Pietro Ciucci.
Il professor Ugo Arrigo, docente di economia dei trasporti all’Università di Milano-Bicocca, uno dei massimi esperti in Italia di regolazione del settore, ha indicato “due grandi favori” ad Autostrade presenti nella concessione: il sistema delle tariffe (pro società private) e i controlli su lavori e manutenzioni che le società si fanno in sostanza da sė (qui l’intervista di Start Magazine al prof. Arrigo).
“Autostrade si controlla da sola in tema di sicurezza, senza alcun ruolo in merito da parte di organismi pubblici. E’ sconcertante”. Parola di Ugo Arrigo, economista dei trasporti. L'articolo di @Michele_Arnese https://t.co/Q60ZaDnD9t
— Start Magazine (@StartMagNews) August 16, 2018
Domanda: queste modifiche necessarie su pedaggi e regole sono più agevoli con una revoca oppure con interventi chirurgici a convenzioni e regolamenti?
E producono più risultati gli strilli contro i privati e l’annuncio di nazionalizzazioni o varare una sorta di piano Marshall per sostituire i ponti, come auspicato in una dettagliata analisi dal professor Antonio Occhiuzzi del Cnr?
Il commento del direttore dell’Istituto di tecnologia delle costruzioni del Consiglio nazionale delle ricerche #CNR -ITC, Antonio Occhiuzzi, sul crollo del #PonteMorandi a # https://t.co/RJISZVAgE5 Genova
— Start Magazine (@StartMagNews) August 15, 2018