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Figuraccia Assogestioni in Leonardo, tutti i perché

Assogestioni non riesce a far eleggere candidati nel nuovo consiglio di amministrazione di Leonardo. Vittoria, invece, per il fondo americano GreenWood. Tutti i dettagli e i commenti degli esperti (con l'apprezzamento di Formiche di Messa, top manager del gruppo)

 

Ieri il consiglio di amministrazione di Leonardo, la società della difesa controllata al 30,2 per cento dal ministero dell’Economia, ha votato come presidente il diplomatico Stefano Pontecorvo e nominato l’ex-ministro Roberto Cingolani nuovo amministratore delegato.

LE NOMINE DEL MEF PER LEONARDO

Com’era previsto, tutti gli otto nomi presentati dal ministero dell’Economia sono stati eletti: oltre a Pontecorvo e Cingolani, nella lista del ministero dell’Economia comparivano anche i consiglieri Trifone Altieri, Enrica Giorgetti, Francesco Macrì, Cristina Manara, Marcello Sala ed Elena Vasco.

LA SCONFITTA TOTALE DI ASSOGESTIONI

L’elemento di sorpresa sta altrove. La lista presentata dalla società di investimento statunitense GreenWood Investors, che possiede una quota dell’1,5 per cento circa di Leonardo, ha ottenuto il 42 per cento del capitale rappresentato. Mentre nessuno dei candidati di Assogestioni – l’associazione delle società italiane di gestione del risparmio (la presiede Carlo Trabattoni, nella foto) che vale l’1 per cento – è entrato nel consiglio di amministrazione di Leonardo.

È la prima volta che i nomi dei fondi italiani – come Anima, Arca, Eurizon (Intesa Sanpaolo), Generali e Mediolanum – sono bocciati dall’assemblea di Leonardo. “La sconfitta brucia”, ha scritto Dario Di Vico, già vicedirettore del Corriere della sera, sul Foglio, “perché in passato era stata sempre Assogestioni a giocare il ruolo di rappresentante del mercato”.

I NOMI DI GREENWOOD

I quattro candidati di GreenWood presenti nel nuovo consiglio di Leonardo sono il fondatore Steven Wood, Giancarlo Ghislanzoni, Silvia Stefini e Dominique Levy.

Institutional Shareholder Services (Iss) e Glass Lewis, due delle principali società di consulenza che consigliano ai fondi di investimento come votare nelle assemblee dove sono azionisti (anche note come proxy advisor) si erano entrambe espresse a favore della lista di GreenWood. Institutional Shareholder Services, in particolare, aveva lodato molto l’esperienza di Ghislanzoni nel settore dell’aerospazio e difesa.

CHI C’ERA NELLA LISTA DI ASSOGESTIONI

A detta di GreenWood, la lista di Assogestioni era carente di expertise: ne facevano parte Giuseppe Guizzi, Patrizia Michela Giangualano, Marco Annunziata e Nicoletta Corrocher.

LA CRITICA DI CARNEVALE MAFFÈ AI FONDI ITALIANI

Intervistato da Formiche, l’economista e professore alla Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffè ha detto che “quanto visto a Leonardo è normale e giusto, perché l’assemblea è sovrana. E poi, vogliamo dirla tutta? Assogestioni non ha fatto in questi anni l’attore indipendente, bensì lo sparring partner del governo in carica”.

“Dunque è ovvio che quando hai un’associazione di fondi italiana che non è stata indipendente, gli altri fondi si coalizzano per cercare una maggiore indipendenza”, ha aggiunto l’economista alla testata di Paolo Messa, responsabile delle Relazioni Geo-Strategiche con gli Usa del gruppo Leonardo.

LE INDISCREZIONI RACCOLTE DA STARTMAG

Un analista finanziario milanese, che solca anche i palazzi romani e che ha preferito rimanere anonimo, commenta con Startmag: “Assogestioni è la dark room della finanza italiana. Anziché difendere gli azionisti di minoranza, è molto spesso accomodante rispetto ai palazzi romani. E le frequentazioni nel mondo del cosiddetto deep state di Massimo Menchini, che di Assogestioni è il gran cerimoniere, sono fin troppo note”. “Dopo questa stagione assembleare”, conclude l’analista, “penso che nemmeno Intesa Sanpaolo abbia più interesse a tenere in vita Assogestioni. Di sicuro nell’associazione ci saranno motivi di riflessione e di dibattito”.

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