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Assicurazioni Generali, Unipol, Allianz e non solo. Ecco le voglie delle compagnie per tutelare i bond statali

Ecco come e perché le assicurazioni italiane, in primis Assicurazioni Generali, UnipolSai, Allianza Italia e non solo, spingono per una sorta di scudo anti spread a tutela dei titoli di Stato italiani che hanno nel portaglio. Tutti i dettagli nell’articolo di Milano Finanza Le riflessioni sono avviate e, anche se non c’è ancora nulla di…

Le riflessioni sono avviate e, anche se non c’è ancora nulla di definito, la partita per dotare le compagnie assicurative italiane di uno scudo anti-spread è entrata nel vivo.

A interessarsene sono in prima linea le stesse compagnie dopo che la tensione sui Btp dei mesi scorsi ha provocato pesanti cali del Solvency II nei bilanci semestrali, con tagli che in alcuni casi hanno superato i 90 punti.

L’Ivass ha iniziato ad analizzare le richieste delle assicurazioni con l’obiettivo di evitare che le italiane vengano penalizzate rispetto alle concorrenti europee dall’applicazione delle regole di Solvency II.

E’ quello che ha messo in evidenza negli scorsi giorni un articolo di Mf/Milano Finanza (vedere sotto).

CHE COSA HANNO FATTO FINORA ASSICURAZIONI GENERALI, UNIPOL, ALLIANZ E NON SOLO

Le assicurazioni italiane hanno sfruttato molto poco le misure transitorie e di aggiustamento previste due anni fa per l’introduzione graduale di Solvency II, e ora che la normativa Ue è prossima a una revisione che potrebbe vedere ridimensionati quei correttivi, sembrano messe decisamente meglio di molti concorrenti esteri. E’ quello che a giugno ha sottolineato il presidente di Ivass e direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, nel corso della relazione annuale 2017 dell’istituto di controllo del settore assicurativo.

IL DOSSIER VOLATILITA’

Dalla relazione Ivass è emerso che in Italia l’unico strumento utilizzato dalle assicurazioni italiane è stato l’aggiustamento della volatilità, che ha consentito loro di vedere l’indice di Solvency II salire di 10 punti percentuali, dal 208 al 218%, cioè 2,18 volte il minimo previsto dalla normativa. Nel caso della Germania l’effetto delle misure correttive ha pesato invece per ben 113 punti (con l’indice salito dal 200 al 341%) e per la Francia di 31 punti (dal 167 al 198%). E nello Uk, senza le misure temporanee che hanno pesato per 107 punti, le locali compagnie presenterebbero un indice Solvency II inferiore al minimo richiesto (dal 154 al 47%).

LE PAROLE DI ROSSI (IVASS)

«Nel 2020 ci sarà un riesame più ampio del quadro normativo Ue che includerà le misure transitorie e l’aggiustamento per la volatilità», ha ricordato Rossi, aggiungendo che «Ivass lavorerà per correggere disparità tra le imprese di diversi Paesi» e riconoscendo che l’aggiustamento della volatilità, così come congegnato, penalizza le assicurazioni italiane. La dimostrazione è arrivata anche con l’ultima impennata dello spread durante la quale il meccanismo non è scattato perché la soglia dei 300 punti (oltre la quale viene applicato il correttivo) non è stata toccata a fine mese. «Un sistema che crea una non linearità irrazionale e pericolosa», ha aggiunto Rossi.

 

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