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Generali, Poste Vita, Unipol e non solo. Ecco come le assicurazioni schiveranno aumenti di capitale per lo spread

Ecco le novità per le compagnie come Assicurazioni Generali, Unipol, Allianz Italia, Poste Vita e non solo dopo il chiarimento dell'Ivass sullo "scudo anti spread"

Obiettivo: mitigare l’erosione del coefficiente di solvibilità, il quale negli ultimi mesi ha risentito della volatilità dei titoli di Stato, soprattutto per i gruppi che non hanno portafogli molto diversificati. Grandi realtà come Assicurazioni Generali, ma anche Poste Vita, stanno guardando con interesse a questa possibilità.

CHE COSA CAMBIERÀ PER ASSICURAZIONI GENERALI, UNIPOL, ALLIAN E POSTE VITA

Per questo le compagnie avevano chiesto all’Ivass, l’autorità di vigilanza di settore, di fornire chiarimenti sulla possibilità di avvalersi di misure transitorie previste nel 2016 – e sinora non utilizzate in Italia – per attenuare l’effetto patrimoniale del diverso modo di calcolare le riserve tecniche tra Solvency I e Solvency II.

ECCO L’OBIETTIVO DELLA NUOVA DIRETTIVA IVASS PER LE ASSICURAZIONI

La nuova direttiva, infatti, implica un’erosione dei coefficienti più consistente e per questo motivo viene consentito di applicare alle riserve tecniche calcolate alla fine di ogni esercizio una deduzione provvisoria per la parte risultante dalla differenza dei metodi di calcolo delle due direttive.

LE NOVITÀ CHE ARRIVANO DALL’AUTORITÀ

Ma qual è la vera novità della decisione dell’Ivass? Nei fatti, il tutto si tradurrà nella possibilità di spalmare su 16 anni l’impatto delle nuove norme.

L’ANALISI DI MILANO FINANZA

Ma attenzione, ha scritto Mf/Milano Finanza: “La misura potrà servire ad evitare di ricorrere ad aumenti di capitale (se senza l’intervento sulle riserve il solvency II scendesse sotto il 100%) ma non si potrà in alcun modo allentare i presidi sul patrimonio, distribuendo per esempio dividendi più ricchi agli azionisti. E per di più per avere l’ok Ivass serviranno specifici presidi di governance e controllo dei rischi”.

LA SPIEGAZIONE DEL SOLE 24 ORE

Il chiarimento Ivass, pubblicato il 31 ottobre, consente alle compagnie di avvalersi di quel “vantaggio” da questo esercizio, anche se il periodo si è ormai ridotto da 16 a 14 anni, ha scritto il Sole 24 Ore: “L’interesse del settore è legato alla possibilità di mitigare l’erosione del coefficiente di solvibilità, il quale negli ultimi mesi ha risentito della volatilità dei titoli di Stato, soprattutto per i gruppi che non hanno portafogli molto diversificati”.

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Ecco di seguito l’articolo di Anna Messia pubblicato su Mf/Milano Finanza:

CHE COSA HA DECISO IVASS SU ASSICURAZIONI GENERALI, UNIPOL, POSTE VITA, ALLIANZ ITALIA ECC

Arriva lo scudo antispread per le compagnie di assicurazione ma avrà rigidi paletti a tutela della stabilità patrimoniale delle imprese. A muoversi è stata l’Ivass, l’autorità di controllo del settore guidata dal direttore della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, che a ridosso del ponte di Ognisanti, ha inviato una lettera al mercato che sblocca uno strumento particolarmente atteso dalle compagnie in questa fase di tensione sui titoli di Stato.

CHE COSA SUCCEDERÀ DOPO IL CHIARIMENTO IVASS

Si tratta dei chiarimenti che consentiranno alle assicurazioni di applicare la misura transitoria di Solvency II sul calcolo delle riserve tecniche. Quando la nuova normativa europea è partita, nel 2016, nessuna assicurazione aveva chiesto a Ivass di poter utilizzare questo strumento. Allora gli indici di Solvency II del settore erano decisamente più alti rispetto al 100% minimo richiesto dalla normativa. Oggi la situazione è però molto diversa.

PERCHÉ LO SPREAD INTERESSA ANCHE LE COMPAGNIE ASSICURATIVE

La tensione sullo spread partita a maggio fino a portare l’indice oltre i 320 punti nei momenti di massima volatilità ha fortemente assottigliato gli indici di solvibilità delle imprese, in particolare di quelle che operano nel ramo Vita. Anche perché altri meccanismi di attenuazione della volatilità previsti dalla direttiva europea (in particolare il cosiddetto volatility adjustment) hanno dimostrato di essere troppo rigidi e in questi mesi non sono scattati per pochi punti percentuali. Il risultato è stato che a giugno, e poi ancora più profondamente a settembre, diverse compagnie assicurative hanno visto inesorabilmente assottigliarsi gli indici di solvibilità, al punto che più di qualcuna avrebbe già bisogno di ricapitalizzare.

LE RICHIESTE DELLE COMPAGNIE

Per queste ragioni le imprese italiane stanno chiedendo da mesi alle autorità europee di rivedere il volatility adjustment per renderlo più lineare e fruibili. La partita a Bruxelles è aperta ma resta molto complicata, perché una revisione più profonda di Solvency II è prevista solo per il 2020. Intanto però a fare qualcosa, come visto, è stata l’Ivass, con il presidente Rossi che più volte nelle ultime settimane aveva puntato l’attenzione sulla disparità tra le assicurazioni europee davanti a Solvency II.

CHE COSA È SUCCESSO ALL’ESTERO

Imprese di Paesi come la Germania, il Regno Unito, la Danimarca o la Spagna si sono avvalse delle misure transitorie e di aggiustamento, riuscendo a innalzare la misura del coefficiente di solvibilità, mentre le compagnie italiane, aveva ricordato il presidente durante a relazione Ivass, si sono avvalse solo dell’aggiustamento della volatilità mentre non hanno fatto uso di misure transitorie. L’effetto è stato che nella media europea la maggiorazione è stata di circa 70 punti di Solvency, contro gli appena 10 punti medi in più guadagnati in media delle imprese della Penisola.

IL RUOLO DELL’AUTORITÀ

Rossi ha quindi dato il suo via libera a rispolverare quelle misure transitorie vista la crescente situazione di tensione. Fissando però una serie di condizioni che tutelano la stabilità del sistema. Nella sua lettera al mercato l’Ivass ha ricordato che la misura transitoria sul calcolo delle riserve era stata introdotta a partire dal gennaio 2016 e fino a dicembre 2031, per evitare che i nuovi requisiti di Solvency II producessero effetti indesiderati sulle imprese e sul mercato.

IL RUOLO DI IVASS

Norme che di fatto consentono, previa autorizzazione Ivass, di «applicare alle riserve tecniche calcolate alla fine di ogni esercizio una deduzione transitoria determinata come quota parte della differenza tra l’importo delle riserve tecniche calcolate con il regime di Solvency II alla data del primo gennaio 2016 e quelle iscritte in bilancio al 31 dicembre 2015, quindi secondo Solvency I».

GLI EFFETTI RILEVANTI

Considerando gli effetti rilevanti che la misura potrà avere sulle imprese, con benefici sulla solvibilità, l’Ivass ha chiesto alle compagnie di avviare un dialogo approfondito, ancor prima della presentazione dell’istanza. Non solo. «L’Istituto accerterà che il beneficio, che si estende per un arco temporale pluriennale non venga disperso o attenuto nel breve periodo da politiche gestionali, di remunerazione degli azionisti o di pricing dei prodotti non conservative della posizione patrimoniale conseguita», si legge nella lettera Ivass.

COME EVITARE AUMENTI DI CAPITALE

Come dire che la misura potrà servire ad evitare di ricorrere ad aumenti di capitale (se senza l’intervento sulle riserve il solvency II scendesse sotto il 100%) ma non si potrà in alcun modo allentare i presidi sul patrimonio, distribuendo per esempio dividendi più ricchi agli azionisti. E per di più per avere l’ok Ivass serviranno specifici presidi di governance e controllo dei rischi.

ECCO COME LO SPREAD STA INCIDENDO SULLE COMPAGNIE ASSICURATIVE ITALIANE

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