Concerto sistemico pubblico-privato per evitare il baratro alla compagnia assicurativa Eurovita e a chi aveva sottoscritto le polizze. Lo sboom di Eurovita è stato causato anche da alcuni investimenti fatti da Eurovita, in particolare i 9 miliardi investiti in titoli governativi non italiani, in particolare Bund e titoli francesi. Una scelta che si è rivelata poco felice in un momento di tassi d’interesse in crescita mentre era positiva in condizioni di tassi bassi.
CHE COSA SI E’ DECISO SU EUROVITA
Il 30 giugno Ivass e i cinque big assicurativi hanno messo nero su bianco le condizioni per “il salvataggio” di chi ha sottoscritto le polizze della compagnia che con ogni probabilità finirà in liquidazione. Si tratta, come hanno comunicato Intesa Vita, Generali, Allianz, Unipol e Poste, di «accordi volti a dar corso ad una soluzione di sistema, collaborando responsabilmente al fianco delle istituzioni, con il primario obiettivo di tutelare gli assicurati».
I NUMERI DELL’ACCORDO
L’accordo coinvolge cinque compagnie assicurative, 25 gruppi bancari che hanno distribuito le polizze, più altri sei istituti che finanzieranno in parte l’operazione.
COSA DICONO LE COMPAGNIE SU EUROVITA
I gruppi hanno sottolineato che «gli accordi definitivi con le banche distributrici saranno perfezionati», sempre in collaborazione con le istituzioni, «nei congrui tempi tecnici» e che «l’intera operazione, che si articolerà in successive fasi, sarà subordinata all’ottenimento di tutte le autorizzazioni regolatorie delle competenti Autorità di Vigilanza». Soprattutto, tutte le compagnie coinvolte hanno voluto ricordare che lo schema definito «rappresenta un segnale forte di impegno dei principali gruppi assicurativi operanti in Italia a tutela del mercato e della clientela di Eurovita».
I CONTI DEL CASO
Un progetto che – hanno commentato poi fonti vicine al Mef al Sole 24 ore – trova una soluzione positiva per gli assicurati a costo zero per le finanze pubbliche. Ora il tema chiave è evidentemente la questione riscatti.
I TEMPI DELL’ACCORDO
In sostanza dopo oltre cinque mesi di tensioni è arrivata l’auspicata soluzione di sistema per Eurovita. La notizia meno buona è che i riscatti delle polizze restano bloccati per altri quattro mesi, fino al 31 ottobre.
I NUMERI SUL CASO EUROVITA
La messa in sicurezza delle 413 mila polizze per un totale di 15,3 miliardi non è gratis, ha scritto Verità & Affari: “L’operazione vale circa sei miliardi, considerando i 500 milioni di euro della ricapitalizzazione, i 4,5 miliardi messi a disposizione dalle banche collocatrici e il miliardo fornito dal pool di banche. Il contributo delle banche collocatrici serve anche a evitare la “fuga” dalle polizze Eurovita una volta acquisite dalle cinque compagnie. Con le reti che avrebbero l’interesse di proporre ai propri clienti altri prodotti. Lasciando le cinque compagnie a gestire una scatola vuota”.
CHI SONO LE BANCHE COINVOLTE
I 353 mila clienti saranno spartiti tra Unipol, Generali, Intesa Vita, Poste Vita e Allianz. Alle banche collocatrici (Banca Agricola Popolare di Ragusa, Banca di Credito Popolare, Banca di Piacenza, Banca Fideuram, Banca Investis, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca Popolare di Lajatico, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Banca Popolare Sant’Angelo, Banca Profilo, Banco Desio, Bnl, Cassa di Risparmio di Volterra, Cassa Lombarda, FinecoBank, Finint Private Bank, Monte dei Paschi di Siena, Iccrea, Cassa Centrale Banca, Cassa di Risparmio di Bolzano, Credem, Credit Agricole, Unicredit, Mediobanca, Ubs Italia) spetterà di subentrare nei contratti di quei clienti che volessero riscattare anticipatamente. Per quegli istituti per i quali la gestione dei riscatti potrebbe impattare negativamente sui ratios patrimoniali e di liquidità, è pronto un prestito di un pool di banche. Il pool è composto da Banco Bpm, Banca Monte dei Paschi di Siena, Bper, Credit Agricole, Intesa Sanpaolo e Mediobanca.
CHE COSA PREVEDE L’ACCORDO
L’accordo prevede la costituzione di una newco partecipata dalle cinque compagnie nella quale far confluire i contratti dei 353 mila clienti. L’ulteriore blocco dei riscatti serve anche a gestire la fase di transizione e permettere il trasferimento dei contratti alla newco. Al blocco però ci sono delle eccezioni. Sono esclusi infatti “le liquidazioni per scadenza e sinistro e i casi di riscatti e anticipazioni concernenti forme pensionistiche complementari“, spiega un avviso della compagnia. Bloccato anche il pagamento delle rate, che dovrà però essere saldato integralmente dopo il 31 ottobre.
L’EFFETTO DELL’ACCORDO SECONDO IL SOLE 24 ORE
Incassato l’ok delle assicurazioni al piano che prevede il trasferimento degli asset della compagnia in una newco e il successivo spacchettamento in cinque, l’ultimo nodo che resta sul tavolo sono i prestiti subordinati del gruppo: circa 160 milioni, che non rientrano nel piano di sistema e su cui il socio di controllo Cinven fino ad oggi non sembra intenzionato a intervenire in alcun modo, ha sottolineato il Sole 24 ore: “Particolarmente esposto sarebbe Gic, il fondo sovrano di Singapore, per circa 110 milioni, mentre gli altri 50 sono frazionati tra diversi investitori istituzionali, tra cui Banca Popolare Puglia e Basilicata, Sara Assicurazioni e Raiffeisen. Anche questi creditori vantano dei diritti, seppur subordinati, e attraverso una liquidazione coatta amministrativa potrebbero insinuarsi al passivo. Non prima, ovviamente, di assicurati e personale di Eurovita che, come detto, passeranno alla newco delle cinque big”.
COS’È E COSA FA EUROVITA
Costituita nel 1989, Eurovita ha iniziato ad operare nel 1992. Specializzata nel settore vita, al 31 dicembre scorso contava 258 addetti, tutti a tempo indeterminato, perlopiù impiegati e quadri. Dala visura emerge che la compagnia ha dieci soci tra cui spicca il più importante, Eurovita Holding Spa, che possiede 90.332.178 azioni ordinarie, seguita da Banca Popolare dell’Alto Adige che possiede 160.822 azioni ordinarie. Gli altri otto soci sono tutti parte della famiglia Bonacina. Il capitale sociale è di 90.498.908 euro.
I PROBLEMI DELLA COMPAGNIA
I problemi di Eurovita sono emersi con prepotenza lo scorso settembre, quando l’Ivass ha chiesto di ricapitalizzare la compagnia, arrivata nel frattempo alla soglia minima di Solvency II. Al 30 giugno 2022, ultimo dato disponibile, l’indice era già al 117 per cento. In seguito ci sono stati la sospensione dei riscatti dei contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati dai clienti (a febbraio), il commissariamento della società (il 29 marzo) e, il giorno seguente, la proroga fino al 30 giugno della sospensione.
L’ULTIMO BILANCIO DISPONIBILE
Nell’ultimo bilancio depositato da Eurovita, relativo all’esercizio 2021, si legge che l’utile è stato pari a 36 milioni e 349 mila, in crescita dagli 11,2 milioni di un anno prima, mentre l’utile ante imposte ammontava a 49 milioni. In totale il conto economico complessivo scendeva però da 70,9 milioni del 2020 a poco più di 23 milioni del 2021. In discesa anche i ricavi, da oltre 1,6 miliardi a più di 1,5 miliardi, i premi netti da oltre 1,1 miliardi del 2020 a poco più di 1 miliardo, e i costi da 1,6 miliardi a quasi 1,5 miliardi. E se il capitale era stabile a 90 milioni e 498mila euro, il patrimonio netto si mostrava in flessione da 605 milioni e 123.324 euro a 497 milioni e 402.982 euro.
Per quanto riguarda invece la liquidità, in decisa crescita quella derivante dall’attività operativa, che superava il miliardo, e quella derivante da attività di finanziamento a 92 milioni da un rosso di oltre 362 milioni, mentre diminuiva la liquidità derivante da attività di investimento, da -33,1 milioni di fine 2020 a -1 miliardo e 155 milioni di fine 2021.
I PROBLEMI DI EUROVITA
Alla base di tutti questi sconvolgimenti, ha raccontato nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore, gli investimenti fatti da Eurovita, in particolare i 9 miliardi investiti in titoli governativi non italiani, in particolare Bund e titoli francesi. Una scelta che si è rivelata poco felice in un momento di tassi d’interesse in crescita mentre era positiva in condizioni di tassi bassi. E infatti su quelle obbligazioni non ha avuto benefici in termini di rendimento e anzi ha eroso sensibilmente la Solvency del gruppo che è scesa ben al di sotto del livello di guardia.