skip to Main Content

ASSEGNO GARANZIA GIOVANI

Che cosa penso dell’assegno di garanzia per i giovani. L’analisi di Cazzola

L'approfondimento di Giuliano Cazzola sull'assegno di garanzia per i giovani

Pensioni: sul primo dei tavoli tecnici predisposti al ministero del Lavoro si è parlato di assegno di garanzia per i giovani. E’ uno strano modo di affrontare questo problema per almeno due motivi. Il primo: quando percepiranno la prestazione di garanzia i giovani saranno almeno anziani. Se si vuole forse parlare dei giovani d’oggi che secondo la mistica del precariato non riceveranno la pensione, sarebbe il caso di specificarlo, perché parlare di pensione per i giovani è una contraddizione in termini. Il secondo: è singolare che le organizzazioni sindacali si attrezzino a tutelare i giovani per quando diventeranno anziani.

A pensarci bene, però, l’assegno di garanzia potrebbe diventare una misura di carattere strutturale, perché se passasse l’ipotesi di consentire il pensionamento anticipato a partire da 62 anni con almeno 20 di anzianità purchè la prestazione fosse interamente calcolata con sistema contributivo, le pensioni inadeguate non sarebbero solo quelle abbinate a non ben precisati ‘’giovani’’, ma a parecchie persone che scegliessero di avvalersi di questa via d’uscita (senza che fosse mantenuto – come pare essere intenzione del governo – la condizione essenziale (prevista dalla riforma Fornero) di percepire un trattamento multiplo dell’assegno sociale). Per rendersi conto di questo possibile esito è sufficiente considerare l’ammontare contributivo risultante da 20 anni di versamenti e il coefficiente di trasformazione previsto all’età di 62 anni (inversamente proporzionale all’incremento dell’attesa di vita) che servirebbe da moltiplicatore.

Si replicherà a questa considerazione che nessuno sarà obbligato a pensionarsi anticipatamente e che la sottoposizione al calcolo contributivo integrale (per questo motivo i sindacati non sono d’accordo) potrebbe funzionare da disincentivo. Ma la propensione per il pensionamento anticipato è ormai scritto nel dna degli italiani e continua ad essere favorito dal legislatore, come è avvenuto anche lo scorso anno con quota 100 e con il blocco a 42 anni e dieci mesi (un anno in meno per le donne) del pensionamento anticipato a prescindere dal requisito anagrafico; deroghe sperimentali che resteranno in vigore, la prima fino a tutto il 2021, la secondo fino a tutto il 2026. Ovviamente, le norme citate prevedono comunque un requisito contributivo ragguardevole (anche nel caso dei 38 anni richiesti per accedere a quota 100) ed è quindi comprensibile che l’importo mensile medio (si veda la tabella 1) sia moderatamente elevato (quello dell’anzianità in tutti i regimi è un multiplo di quello pensione di vecchiaia).

Non è una novità che i trattamenti di anzianità – soprattutto nel regime dei lavoratori dipendenti privati, quelli indicati nella tabella, e pubblici – siano strutturalmente in numero superiore delle pensioni di vecchiaia, perché le coorti che vanno in pensione anticipata possono vantare lunghi periodi di servizio stabili, continuativi ed iniziati spesso in età ‘’precoce’’. Le cose, però, potrebbero cambiare a fronte di un radicale abbassamento del requisito contributivo in parallelo con la diminuzione netta dell’età pensionabile (62 anni), senza neppure il correttivo dell’indicizzazione all’aspettativa di vita.

La scheda riassuntiva seguente (fonte PMI.it) riassume la situazione e certifica gli effetti prodotti dalle misure prevista dal decreto n. 4 del 2019.

PENSIONI ANTICIPATE IN ITALIA

Il sensibile aumento delle pensioni anticipate riguarda in particolare i lavoratori dipendenti; trend analogo ma con numeri un po’ meno alti fra artigiani e commercianti.

  • Dipendenti: le pensioni di vecchiaia sono scese da 47mila 193 del 2018 a 33mila 123 del 2019, mentre i trattamenti anticipati sono saliti nello stesso periodo da 94mila 952 a 126mila 107. Le pensioni di invalidità si sono ridotte da 36mila 036 a 30mila 078.
  • Artigiani: le pensioni di vecchiaia sono calate dalle 18mila 429 del 2018 a quota 11mila 483, mentre quelle anticipata sono salite da 28mila 223 a 33mila 951. I trattamenti di invalidità passano da 6mila 774 a 5mila 256.
  • Commercianti: pensioni di vecchiaia scese da 20mila 425 (dato 2018) a 14mila 267 nel 2019, quelle anticipate da 18mila 580 del 2018 sono salite a 27mila 677 nel 2019. Infine, le pensioni di invalidità si sono ridotte, da 5mila 970 a 4mila 657.

Back To Top