Un’intesa fra produttori di patatine fritte per mantenere i prezzi nei supermercati ad un livello sovra-concorrenziale. È il sospetto che circola a Piazza Verdi tanto che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di due aziende. Amica Chips e Pata, per presunta intesa restrittiva della concorrenza nella produzione e vendita di patatine a marchio privato prodotte per conto delle catene della grande distribuzione organizzata (Gdo). Le due società, secondo l’Antitrust che si è avvalsa della segnalazione di un whistleblower, si sarebbero coordinate per ripartire tra di loro la clientela, mantenendo così i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale. Ieri l’Autorità, insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha anche svolto ispezioni nelle principali sedi di Amica Chips e di Pata e di un altro soggetto ritenuto in possesso di elementi utili all’istruttoria.
AMICA CHIPS E PATA NEL MIRINO DELL’ANTITRUST
Amica Chips è una società che produce e commercializza patatine fritte. Nel 2023 il fatturato è stato di circa 140 milioni. Pata S.p.A. è invece attiva nella produzione e vendita all’ingrosso di snacks-pellets e nella vendita all’ingrosso di articoli di oggettistica varia. Lo scorso anno Nel 2023 il fatturato è stato pari a circa 171 milioni.
LA CONDOTTA CONTESTATA DALL’AGCM AD AMICA CHIPS E PATA AI DANNI DELLA GDO
Come si diceva, a far avviare l’istruttoria una segnalazione anonima, arrivata il 1° marzo scorso tramite la piattaforma di whistleblowing. Secondo il segnalante, in particolare, le due società si sarebbero comportate in modo tale da innescare meccanismi concorrenziali nella negoziazione dei prezzi per arrivare a ripartirsi la clientela. Tra le catene della grande distribuzione organizzata (Gdo) interessate ci sarebbero Esselunga, Carrefour, Coop, Conad, Lidl, Aldi, MD e Penny.
AMICA CHIPS E PATA SI COORDINANO?
Secondo l’Authority sia la testimonianza del whistleblower sia le informazioni raccolte permettono di ipotizzare che almeno nell’anno in corso sia avvenuto un coordinamento delle strategie commerciali tra Amica Chips e Pata per – si legge nel provvedimento – “incidere in maniera significativa sulla concorrenza nel mercato rilevante”. Nello specifico, le due aziende avrebbero concertato le proposte di prezzo da presentare ai buyer delle catene della GDO per la vendita, a livello nazionale, delle referenze a marchio privato di chips distribuite presso i loro punti vendita così da mantenere i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale.
CHE COSA DICE IL PROVVEDIMENTO DELL’AGCM
Nel documento di avvio l’Antitrust evidenzia che le private label in genere sono un prodotto che si colloca in una fascia di prezzo medio-basso e che la Gdo offre in alternativa a quelli con il brand dei produttori. Dunque, un’intesa che punta a mantenere artificialmente più elevato il prezzo per i prodotti private label è “idonea altresì a ridurne la capacità concorrenziale nei confronti dei prodotti a marchio proprio e, quindi, a condizionare l’intero mercato all’ingrosso di chips, con un’inevitabile ricaduta sui prezzi praticati ai consumatori finali”.